Abbiamo fatto un patto

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Quando alzai gli occhi per scorgere l’orario il sudore mi stava grondando giù per la fronte e per qualsiasi lembo di pelle dotato di ghiandole sudoripare, le gambe avevano smesso di ascoltarmi e le ragazze stavano ancora tentando di tirarmi su e chiedermi di fare gli ultimi sforzi.

Il realtà quel maledetto di George mi aveva spudoratamente mentito! Non avrei fatto troppi movimenti, quello è vero, ma quei pochi che restavano richiedevano una forma fisica che io decisamente non avevo mai avuto.

Le ballerine si erano munite di pazienza e avevano provato a farmi fare qualche movimento in più ma bastò poco per farle rendere conto che no, la mia gamba non riusciva ad arrivare così in alto come avrebbero voluto e no, ballare con i tacchi non era esattamente la mia vocazione principale.

Avevo già indossato i tacchi in altre occasioni, ovvio, ma non avevo mai azzardato a cimentarmi in qualche balletto sexy con quei cosi ai piedi.

Non se ne parlava!

Così avevamo iniziato con un bel riscaldamento e poi i minuti erano passati così veloci che neanche me ne resi conto.

Alla fine potei tranquillamente ammettere che non mi ero mai mossa così tanto in vita mia.

Avevo colto l’occasione anche per fare amicizia con quelle nuove compagne che mi ero ritrovata e non potei esserne più felice, mi avevano trattata benissimo e la cosa non fece altro che farmi disperare più del dovuto.

Oltre ad essere belle, muscolose e snodabili come la gomma pane erano anche gentili e simpatiche. Ma che ci facevo io in mezzo a loro?

«No, non ce la faccio più, mi fa male tutto. Lasciatemi morire qui e continuate senza di me» biascicai allo stremo delle forze quando Eloise, una ragazza dai capelli neri e dal forte accento del nord, provò per l’ennesima volta a farmi alzare.

La vidi ridere sopra di me e subito dopo si aggiunse anche un’altra ballerina, Kara.

«Abbiamo finito, puoi andare a farti una doccia, ci rivediamo tra due ore» mi informò lei, sostenendo l’amica e afferrandomi per un braccio.

Mi alzai controvoglia e feci per salutare tutte, ma Eloise riprese a parlare e mi bloccai sul posto.

«Elara, il tuo costume è negli spogliatoi, speriamo solo di aver azzeccato la taglia, altrimenti siamo nei guai.»

Poi lasciò che me ne andassi e la ringraziai mentalmente.

Oltre alla mano, adesso avevo dolori anche alle gambe, grandioso.

Quando entrai nel corridoio dello staff fui travolta dai ricordi dell’ultima volta in cui avevo messo piede in quel luogo.

“Ho bisogno che tu mi faccia delle cose…”

“Non ti basta quello che fa Cameron?”

Quella volta avevo sentito il cuore venire trafitto da mille coltelli avvelenati, Destan mi aveva guardata con disprezzo e aveva messo in chiaro che non avrebbe più voluto avere niente a che fare con me.

Eppure quella notte aveva cambiato le cose.

O forse no?

Qualcosa dentro di me, probabilmente la parte razionale del mio cervello, si fece sentire e mi informò che avrei dovuto avercela con lui, dal momento che mi aveva baciata mentre ero ubriaca.

Esatto, Cameron si era tirato indietro, Destan non l’aveva fatto, ma si era fermato ad un semplice bacio.

Valeva come scusa?

Ma certo che vale, ha comunque abusato di me in un momento di debolezza!

Ma, se fossi stata sobria, l’avrei respinto?

Inspire MeWhere stories live. Discover now