Master Chef

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Bagliore. Bagliore. Bagliore.

Guardavo i lampioni disseminati lungo la strada gettare un fascio dorato su di noi e ogni nuova luce mi provocava un fitto fastidio agli occhi e alla mia percezione.

Passato il primo momento di sollievo, mi ero ritrovata nuovamente con la nausea e con un cerchio alla testa allucinante.

Solo venti minuti prima, Destan era ritornato in bagno e mi aveva aiutata a uscire. Aveva accennato qualcosa riguardante i miei capitoli, ma non ero stata in grado di sentire ciò che mi stava dicendo.

Mi aveva trasportata fino alla macchina e aveva lasciato la mia borsa, ancora mezza aperta, sulle mie gambe scoperte.

Bagliore. Bagliore. Bagliore.

Le luci dorate dei lampioni mandavano strani fasci sul viso immobile di Destan.

Guidava in silenzio e i suoi soffici capelli castani sembravano quasi neri in mezzo a tutto quel buio.

Fortunatamente la strada era poco trafficata e lui riusciva a guidare con molta facilità.

Lo vedevo stringere la mascella, mettere la grande mano sul cambio e fare forza per cambiare marcia. Osservavo le sue dita strette intorno al volante e i suoi occhi nocciola fissi sulla strada.

Chissà a cosa stava pensando...

Avevo deciso di stare zitta. Se avessi parlato avrei combinato qualche casino e non volevo rendere ancora più imbarazzante quella situazione già scomoda.

Ma volevo tornare a casa, non vedevo l'ora di togliermi quel dannato vestito, quella dannata giacca e mettermi il mio bellissimo pigiama di tre taglie più grande.

Volevo tornare a fare la barbona in giro per casa.

La sua mascella si strinse di nuovo e un muscolo si gonfiò giusto sopra la mandibola.

Questa macchina è troppo stretta, se lo fa di nuovo giuro che apro lo sportello e mi getto in mezzo alla strada.

Destan distolse un attimo lo sguardo dalla strada e lo rivolse su di me.

Fece scivolare il suo sguardo sul mio corpo e poi scosse la testa divertito.

«Ancora non ho capito come tu abbia fatto a ridurti in questo modo. Il punch che servivano non era neanche così forte» ridacchiò lanciandomi un'occhiata strana.

Appoggiai la testa sul finestrino e cercai di ricordarmi come mai fossi così ubriaca anche in quel momento.

Poi vidi me intenta ad ingurgitare quantità di whiskey sovrumane e tutto mi tornò in mente.

«Avevo bevuto a casa...» ammisi colpevole.

Rise di nuovo e l'abitacolo della sua auto si riempì di quel suono così bello.

Ora mi butto!

Grazie al cielo, arrivammo velocemente a casa nostra. Fu lui a prendere le chiavi e aprire il portone.

«Reggiti a me» mi ordinò ridendo, mentre io barcollavo al suo fianco e cercavo di ricordarmi come si facesse a stare fermi.

Alla fine colsi l'occasione e mi aggrappai pesantemente al suo braccio. Annusai il suo profumo e fui piacevolmente travolta da una fragranza al limone unita all'odore della sua pelle.

«Anche il tuo odore è piacevole» ammisi senza pensarci troppo.

Quando mi accorsi di quello che avevo appena detto, mi misi a ridere.

Avevo una corda con cui impiccarmi?

Destan rise e mi trascinò dentro l'ascensore, poi schiacciò il pulsante del terzo piano e aspettò che le porte si chiudessero.

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