Vado a fare la ballerina!

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Quando aprii gli occhi e incontrai il soffitto anonimo e bianco della mia stanza, mi chiesi dove avessi sbattuto la testa il giorno prima; quel dolore atroce doveva pur avere un motivo valido, no?

Ma perché ero sveglia? Da cosa ero stata svegliata?

Guardai le coperte stropicciate intorno a me e mi domandai che ore fossero

All'improvviso mi accorsi del campanello di casa che suonava come impazzito.

Probabilmente qualche bambino stava facendo il deficiente proprio sul mio pianerottolo.

Così mi alzai controvoglia, cercai le mie ciabatte e andai ad aprire quella stramaledettissima porta, assumendo la mia peggiore espressione e sperando di risultare abbastanza offensiva da costringerli a scappare.

Arrivai davanti alla porta e la spalancai, preparandomi alla ramanzina che stavo per fare.

Ma la faccia tesa e nervosa di Moreen mi si presentò davanti agli occhi e io fui tentata di rinchiudermi in casa e far finta di niente.

Magari se ne sarebbe andata.

Sfortunatamente per me, la mia amica non sopportava qualsiasi cosa fuori dall'ordinario, quindi mi avrebbe probabilmente fatto la strigliata migliore della sua vita.

I suoi occhi incontrarono i miei e io venni colta da una tremenda voglia di seppellirmi da qualche parte.

«Hai l'aspetto di un cadavere, ti senti male?»

Sto per rovinarti quella bella camicetta vomitandoci addosso, basta come risposta?

Negai con il capo e lasciai che si accomodasse in casa.

In un'altra occasione le avrei detto di andarsene, ma la testa mi faceva troppo male e non avevo voglia di litigare con lei.

Quando entrò e vide la cucina completamente in disordine, decise di riservarmi uno dei suoi peggiori sguardo accusatori.

Mi stava dicendo "sei una pezzente" con la sola forza del pensiero. Io lo sapevo.

Tuttavia feci finta di niente e lasciai che lei iniziasse a pulire senza che io glielo chiedessi.

Ormai sapeva di doverlo fare ogni volta che veniva a casa mia.

Prese la padella usata da Destan per fare l'omelette e mi guardò severa.

«Ho parlato con Martin ieri sera e mi ha detto che sei tornata a casa con un tuo amico e che si è offerto più e più volte di accompagnarti.»

Sorrise. «Mi devi dire qualcosa?» aggiunse.

Potevo dirle che Destan mi aveva accompagnata a casa per via della mia situazione con l'alcool?

Potevo dirle che ero ubriachissima e che non ero neanche riuscita a consegnare il mio capitolo?

Quindi mi limitai a scrollare le spalle e abbassare le sguardo.

La vidi sbuffare e iniziare a la lavare quella padella ancora incrostata.

«Sinceramente, Elara, non puoi continuare a comportarti da adolescente e non prenderti le tue responsabilità. Sono stanca di doverti sempre controllare per assicurarmi che tu non ti cacci in qualche guaio.»

Ma cosa voleva? Era venuta lì solo per rimproverarmi?

La guardai palesemente scocciata e mi allontanai dalla cucina, lasciandola lavare anche i due bicchieri poggiati nel lavello.

Entrai in bagno, mi sciacquai la faccia e mi lavai udenti, cercando di darmi una mezza sistemata.

Non sopportavo più quella situazione.

Inspire MeWhere stories live. Discover now