Richieste

467 31 20
                                    

A volte mi chiedo come sia la vita degli altri animali. Loro non hanno pensieri, non hanno drammi e non hanno preoccupazioni riguardanti come arrivare a fine mese.

Magari potrei essere una bellissima lucertola o un silenzioso ragno.

No, tutti odiano i ragni.

Ma un ragno non sarebbe seduto sul divano del proprio appartamento, a chiedersi cos'abbia fatto di male nella sua vita precedente per meritarsi tutta quella sfortuna.

Sospirai sconfitta e riempii nuovamente i polmoni.

Che avevo combinato?

Le pareti bianche e spoglie di casa mia sembravano incombere su di me, minacciose e accusatorie.

La mia testa era piena di vetri rotti e pareti infrante.

Volevo sparire, volevo essere in un condominio diverso, in una zona diversa. In una città diversa.

Ma ero lì e Destan stava respirando nell'appartamento accanto. La parete del mio salone era la parete del suo salone.

Se avessi appoggiato l'orecchio contro il muro lo avrei sentito muoversi per casa.

Ma l'unica cosa che rimase a contatto con quella barriera candida e solida furono solo i miei occhi.

Non volevo alzarmi dal divano e non volevo uscire di casa.

Ma Cameron era andato via da quasi un'ora e sapevo che, anche io, sarei dovuta uscire di casa di lì a poco.

Dannazione, avevo combinato un altro casino. Complimenti!

Mi ero fatta prendere dal momento, dalla voglia di continuare il mio racconto e avevo parlato senza pensarci troppo su. Poi, il resto del disastro, l'aveva completato Cam, facendo trambusto nella mia stanza da letto.

Ma perché Destan aveva reagito così?

Che motivo aveva?

Qualunque fossero i suoi tormenti interiori io avevo bisogno di lui, ma ancora non avevo avuto l'occasione per dirglielo.

Mi alzai di scatto dal divano, come se questo bruciasse, e mi lanciai verso la mia stanza.

Sarei andata a lavoro un po' prima e avrei parlato con lui, inoltre Cameron mi aveva detto che, quella sera, avrebbero ballato.

L'avrei trovato lì.

***

Tutte le mie belle parole e il mio coraggio andarono a farsi una passeggiata quando varcai l'ingresso della "Mela D'Oro".

Wow, iniziavo proprio bene!

Perché l'ansia e il nervosismo mi accolsero a braccia aperte insieme al sorriso amichevole di Amelia. Come al solito, la vista del suo corpo angelico e della sua divisa perfetta, fece scendere la mia autostima di qualche kilometro, ma ormai mi stavo abituando.

Tuttavia, il sorriso che mi ero stampata sulla faccia era così forzato da farmi sembrare finta. Probabilmente avevo la stessa espressione che assume di solito una donna rifatta.

Probabilmente ero una Donatella Versace povera e sudaticcia.

Ma ormai avevo deciso: sarei andata da Destan e gli avrei detto che mi serviva per una cosa davvero importante. Lo avrei convinto, in un modo o nell'altro. Ma avevo bisogno di lui.

Assolutamente.

«Stai bene?» chiese Amelia, guardandomi negli occhi e avvicinandosi come ci si avvicinerebbe ad un cane malato. Aveva la fronte aggrottata e qualche capello biondo le cadeva sulla fronte, facendo risaltare i suoi bellissimi occhi da fata.

Inspire MeWhere stories live. Discover now