Girl Scout Cookies!

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Moreen entrò in casa e mi sorrise raggiante, due buste di plastica penzolavano dalla sua mano destra e nella sinistra reggeva la sua borsa nera.

Lasciai che poggiasse le due buste sul tavolo della cucina e poi chiusi la porta dietro le sue spalle, sentendo lo stomaco attorcigliarsi più e più volte su sè stesso. Non capivo per quale ragione fosse lì e non vedevo l'ora che se ne andasse.

Mi sentii in colpa, Moreen era la mia migliore amica dai tempi dell'asilo e mi aveva tirata fuori dai guai così tante volte che avevo persino perso il conto. Non avrei dovuto sentire il bisogno di cacciarla da casa mia, soprattutto dopo aver appena fatto pace con lei.

Lanciai un'occhiata disperata alla porta della mia camera da letto e sperai tanto che sparisse sotto il mio sguardo, l'ultima volta non era andata bene, quando avevo costretto Cameron a non uscirne.

«Scusa, volevo solo portarti queste e salutarti di nuovo» disse la mia amica, aprendo le buste di plastica ed estraendo il contenuto, per poi poggiarlo sul tavolo di legno.

«Consideralo come un segno di pace» aggiunse poi, facendo strisciare qualcosa verso di me.

Lo afferrai prima che potesse cadere rovinosamente sul pavimento e riconobbi immediatamente la confezione viola con una bambina sorridente stampata sulla facciata.

Erano biscotti, i biscotti migliori di tutta l'America, probabilmente: i girl scout cookies, quelli al caramello e al cocco.

Allungai lo sguardo sulle altre quattro confezioni riposte sul tavolo e quasi non mi venne da piangere.

Sarei morta grassa ma felice.

Alzai lo sguardo e le fui infinitamente riconoscente, al supermercato li avevo visti, ma poi mi ero imposta di non comprarli. Mi si era spezzato il cuore, ma avevo bisogno di acquistare solo lo stretto indispensabile.

«Grazie, non sai quanto ti adoro...» mormorai abbassando lo sguardo sulla confezione di plastica lucida.

Moreen piegò le buste vuote e continuò a guardarmi con un'espressione fiera e orgogliosa, la sua solita espressione da mamma responsabile.

«Sono venuta qui anche per dirti un'altra cosa, in realtà» ammise poi, poggiando le mani sul tavolo e sporgendosi leggermente verso di me.

La guardai con sospetto e mi avvicinai all'anta dei biscotti, quella accanto al frigo. Raggruppai tutte le scatole che mi aveva appena fornito Moreen e ce le infilai in ordine, richiudendo subito dopo.

«Dimmi.»

La mia amica abbassò la testa e qualche ciocca nera le ricadde davanti al viso, creando una pioggia di onde nere intorno al capo.

Si morse un labbro e poi guardò altrove, mentre cercava le parole giuste da dirmi.

Nel frattempo mi chiesi per quanto tempo si sarebbe trattenuta lì, Destan doveva essere da qualche parte nella mia camera da letto, magari a rovistare tra la mia roba...

Quel pensiero mi fulminò, trasformandomi in una statua di cera.

Quella situazione non mi piaceva per niente.

Proprio in quel momento udimmo il rumore di un cassetto che veniva sbattuto violentemente.

STAVA FRUGANDO TRA LE MIE COSE!

Moreen parve risvegliarsi dalla sua bolla di indecisione e preoccupazione e mi si voltò di scatto.

«Cos'è stato?»

Dovevo smetterla di nascondere le persone in casa mia, non mi andava mai bene.

La guardai per qualche istante e sbattei gli occhi più volte, aspettando che il mio cervello sfornasse una scusa plausibile per quel rumore sospetto.

Inspire MeWhere stories live. Discover now