Carta igienica e altri rimedi

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«Che cavolo ci fai qui completamente ubriaca!» urlò Destan, sbattendomi dentro il bagno delle donne.

"Sbattendomi", ma magari!

Ridacchiai tra me e me e lui mi guardò confuso.

«Mi spieghi che problemi hai?» continuò con la predica.

«Siamo a uno degli eventi più importanti di San Diego e tu stavi rischiando di metterti in ridicolo davanti a tutti i personaggi più influenti di questa città!»

Sì, sì, molto interessante. Ti prego, continua...

Cercai qualcosa con cui distrarmi mentre lui sbraitava cose inutili e insensate e mi ritrovai a fissare il rotolo della carta igienica.

Chissà quanti fogli avesse...

Feci per prenderla dal tubo su cui era infilata, ma Destan mi bloccò il braccio e mi costrinse a voltarmi.

Mi guardò negli occhi e cercò di rilassare la sua espressione.

Da quella distanza sarei riuscita a vedere perfettamente le sfumature nocciola delle sue iridi.

Ma i miei occhi non riuscivano a focalizzare bene l'oggetto del mio interesse e mi limitai soltanto a notare le sue lunghe ciglia e le sue bellissime labbra.

Chissà come starebbe con il rossetto!

«Hai capito cosa ho detto, Elara?» scandì lentamente, assumendo lo stesso tono di voce che si utilizza quando si parla con i bambini particolarmente minorati.

«No, Destan, non ti stavo ascoltando» risposi facendo spallucce.

Lui si allontanò, con mio grande dispiacere, e si passò una mano sul viso emettendo un sospiro esasperato.

«Puoi dirmi almeno come mai sei qui?» tentò nuovamente, tornando a fissarmi.

Mi tremarono le ginocchia e mi appoggiai al lavandino. Se avesse chiesto qualcosa avrei dato la colpa all'alcol.

«E tu perché non sei a spogliarti alla Mela D'Oro?» ribattei facendomi sfuggire una risata di troppo, lo guardai e alzai le sopracciglia a scatti, giusto per farlo infuriare ulteriormente.

Mi puntò un dito contro e si avvicinò di qualche passo, fino a toccare la mia spalla con la punta del suo indice destro.

«Senti, carina, io non mi spoglio perché mi piace farlo! Io lo faccio perché ho bisogno di soldi, mi hai capito?»

Guardai la sua mascella contrarsi e i suoi occhi lanciarmi fiamme ardenti. Mi aveva messo timore, ma non potevo far altro che sentire gli ormoni andare in fibrillazione e la mia mente spogliarlo di tutti quei vestiti.

L'ultima volta che avevo fatto sesso da ubriaca non era stata una gran bella esperienza. Forse avrei dovuto smetterla di bere in presenza di ragazzi belli e impossibili.

Probabilmente si accorse del mio sguardo carico di libidine perché si allontanò leggermente e sorrise imbarazzato.

Lo vidi spostare lo sguardo e fissare la carta igienica che stavo per afferrare qualche attimo prima.

Si stava chiedendo anche lui quanti fogli avesse?

«Sono qui perché devo parlare con la direttrice della Eagle Edition» confessai, cercando di spezzare quel silenzio teso.

Destan si voltò di scatto e mi guardò incuriosito.

«Perché mai dovresti parlare con mia madre?» domandò con una nota di rabbia nella sua voce.

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