III

980 34 1
                                    

Lorenzo 

In molti mi chiedono come faccia a sopportare tutto ciò e a non aver voglia di scappare via e lasciare tutto.
Io e Filippo abbiamo sempre vissuto assieme, sin da quando eravamo piccini e i momenti più belli li ho vissuti con lui e grazie a lui.
Se ci tieni realmente ad una persona, non te ne vai mai. Specialmente in un momento del genere. Ed è qui che si capiscono le amicizie vere, le persone vere. Poi so perfettamente che, seppure un periodo brutto per lui e per tutti quelli che ha attorno, è solo una fase. E come tutte le fasi, passano. Il ricordo di Sveva no, ma il dolore sì. Il dolore non passa se non c'è qualcuno al tuo fianco che ti faccia sorridere o distrarre anche un po'.
Vederlo mangiare una pizza, sorridente, mi riempie il cuore. Oggi vederlo finalmente felice mi ha fatto quasi uscire il cuore dal petto. Perché io so che è anche grazie a me. E ciò non mi fa sentire inutile, bensì un buon amico. Oggi ho potuto assaporare un po' della persona che mi manca da quattro anni a questa parte: il mio migliore amico, la mia famiglia, un fratello non di sangue ma per scelta.
Anche se, dopo un po' di spensieratezza, a fine giornata è diventato un po' pensieroso, molto pensieroso.
Quasi assente.

Irama

Sono le 03:00 di notte. Sì, non riesco a prendere sonno. E sì, la causa è la mia tempesta di pensieri.
Penso allo strano incontro con quella ragazza, che un po' mi ha scosso, lo ammetto. Sarà perché è molto giovane per quello che fa, sarà il suo "lavoro" che non le si addice, sarà che mi viene un senso di vomito ogni volta che penso che sia stata toccata da tanti uomini o vecchi o donne persino. O forse sono i suoi occhi, il suo viso ed il suo starsene in disparte. Quell'essere diversa. Eppure l'ho vista una sola volta e velocemente. Perché dovrebbe mai rimanermi impressa in testa una prostituta? Roba da matti. Ma forse è proprio questo il punto, forse sto impazzendo.
Però penso anche a Sveva, mettendo a paragone i suoi occhioni neri con quello cangianti della ragazza sconosciuta. Non riesco a non pensarla, ad andare avanti, a cambiare pagina. Forse non voglio. Il problema è che mi sentirei troppo in colpa a dimenticarla, in un certo senso. Ho paura sia gelosa di quelle che verranno dopo, se verranno. Ma conoscendola, so che lei vorrebbe solo il meglio per me e vedermi felice con qualcun'altra.
Sento le palpebre pensanti e, mentre ripenso ai capelli biondi della ragazza che mi ha fatto innamorare e mi fa innamorare ogni giorno della mia vita, cado nelle braccia di Morfeo.

[...]

-Buongiorno!- la voce pimpante di Jolanda mi fa alzare la testa dal piatto di fronte a me. -Ciao.- la saluto timidamente, mentre sorrido appena. -Lori mi ha detto che ieri siete andati a Genova. Ti sei divertito?- una mano fredda si infila nei miei capelli spettinati, scompigliandoli ancora di più. -Sì, siamo andati al mare. Vuoi un po' di latte?- la guardo, sorride e prende una tazza, mentre annuisce. -Sono davvero contenta che tu sia uscito un po' dopo tanto tempo.-
Annuisco assente. -Mamma e papà sono a
lavoro e tra una mezz'oretta esco anche io, puoi far venire Lori qui se ti va.- Ridacchio -Non ho cinque anni, sai? E tranquilla non mi vado a buttare dal terzo piano, se è questa la tua paura. Ma se ti farà sentire meglio, lo chiamo e gli chiedo se vuol passare di qui.-

[...]

-Sono arrivato!- sento gridare queste parole con l'ultima "o" trascinata, dall'ingresso di casa, mentre batte un pugno dietro l'altro alla porta. Lorenzo. Mi avvio verso la porta e apro velocemente, così da non dover più sentire fracasso. -Ma dico io, non puoi suonare il campanello e tenere la bocca chiusa e la mano ferma?- Dico mezzo ironico mezzo realista. Dopo aver sentito un leggero -No.- ridacchiato dalla sua parte, si intrufola in casa mia.
-Oi Lori, non sai stamattina cos'ho ritrovato.- esclamo sorridendo. -Cosa?- domanda distratto. Vado in camera mia, prendo l'oggettino viola e ritorno in salotto. Gli mostro la conchiglia lilla che regalai qualche anno fa a Sveva. Avevo un sorriso ebete sul viso. Alza un sopracciglio, non capendo. Mi spiego -La conchiglia che regalai a Sveva, non ti ricordi? Le volevo fare una collana.- alla fine della mia frase, divenne improvvisamente serio. Aggrotto le sopracciglia. Spinge la mia mano contro il mio petto, lentamente. Si alza dal divano -So che Sveva sia parte importante della tua vita e lo comprendo. So che quello che hai passato e che continui a passare non sia affatto facile. Ma, guardami! Fil, cazzo guardami! Guarda come sto, come sono ridotto. Hanno tutti dato importanza a te, lasciandomi nella tua ombra, senza accorgersi che stavo e sto malissimo perché come non esci tu, non esco io. Come non vivi tu, non vivo io. E tu sei il primo a non accorgertene e questa cosa mi ferisce, e non poco. Tutto quello che faccio per te non viene mai apprezzato o ringraziato, perché tu guardi solo il lato negativo di ogni cosa. Senza renderti conto che c'è chi ti vuole bene qui. O io, la tua famiglia e la mia famiglia siamo da buttare? Così mi sento inutile, ma a quanto ho capito, lo sono.- Mi guarda arrabbiato, mai visto così. Prima che mi desse il tempo di ribattere, si gira e sbatte la porta dietro di sé.
Chiudo gli occhi, sospiro, il cuore mi pesa e il mondo mi crolla addosso. Questa non ci voleva.
Dopo un po' mi alzo di scatto, non penso più, non so cosa io stia per fare o, meglio, lo so ma non so il perché.
Prendo le chiavi della mia macchina ed esco senza curarmi di chiudere la serratura della porta.
Mi avvio in strada, con la stanchezza che giuda al posto mio e dopo qualche minuto arrivo.
La vedo lì, parla con un'altra ragazza, rossa.
Mi fermo davanti a lei e, quando si avvicina, abbasso il finestrino oscurato. Spalanca gli occhi alla mia vista, forse anche lei si è accorta di me.
Una voce soave arriva come melodia verso i miei timpani.
-Ciao.-

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}Where stories live. Discover now