XXI

544 28 0
                                    

Irama

A quelle parole, il mio cuore si ferma, il cervello elabora troppe informazioni, troppi ricordi, il sangue non so se stia ribollendo o se mi stia gelando.  La rabbia inizia ad entrare nel mio corpo, fino ad invadere la carne, le vene, le ossa. Fino a diventare parte di me, un tutt'uno con la mia figura. La figura preoccupata di Iris mi osserva senza dire una parola, mentre io, immobile, vorrei distruggere tutto. Questo posto orribile, suo padre, i miei sbagli, i suoi timori, le nostre preoccupazioni. Vorrei rimanesse solo la spensieratezza ed il suo ricordo. Ma ciò non è possibile, perché questa è la realtà, questa è la vita. Faccio dei respiri profondi per placare la mia rabbia -Cosa voleva?- ringhio verso di lei. Mi guarda triste -Non lo so, ha detto solo che mi chiamava dal carcere.- mi avvicino alla finestra, pensando al motivo della sua chiamata. Una voce flebile chiama il mio nome, inizialmente non mi giro, ma quando mi richiama, pian piano ritorno al mondo reale. Mi giro verso Iris, quando la vedo la mia espressione si addolcisce. La guardo strofinarsi le mani, cosa che fa spesso quando è preoccupata -Non ho paura.- mi dice sicura, mi avvicino a lei, sedendomi al lato del letto, il mio viso esprime insicurezza e curiosità. Perché non ha paura? Non ha paura del padre e di quello che le ha fatto? Non ha paura di quello che le potrà fare? Un senso di paura invade il mio corpo, prendendo possesso di ogni più piccolo pezzo di carne, sostituendosi pian piano alla rabbia. Si tira più sopra con la schiena -Perché ci sei tu con me.- i suoi occhi si illuminano, i miei li fissano attentamente, assaporando ogni spicchio d'amore racchiuso in essi e nelle sue parole. La vorrei baciare in questo preciso momento, sono due mesi che non sento il sapore delle sue labbra, sono due mesi che non provo l'emozione delle mie labbra sulle sue, della sua lingua tra la mia, del calore dei nostri corpi che si fonde. Ma non posso farlo, ci siamo ripromessi di ricominciare da capo. Anche se sappiamo entrambi quel che abbiamo passato, quel che siamo stati, quel che siamo ancora. Ma è quello che ci siamo detti e voglio dimostrarle che riesco a mantenere la parola, anche se non sono bravo a fare le promesse, ma non lo sono neanche con me stesso. Ma questa volta ci riuscirò, questa volta e tutte le altre che prometterò di restarle accanto. Lei sta male per il padre, sta all'ospedale, sta male per quello che le ho fatto e, anche se non lo dice, si legge sul suo viso e ha paura di non potercela fare con il programma per via di tutti questi problemi. Devo pensare a lei, devo dedicarmi completamente a lei. Sento un rumore e giro lo sguardo verso la porta. La figura alta del dottore di fronte a noi è possente e intimidatoria. Mi alzo immediatamente dal letto e cammino a passo svelto verso di lui. Indossa un camice bianco, lungo e sottile. Ha una cartella in mano -Come sta? Cos'ha?- domando velocemente, sotto lo sguardo attento della ragazza mora, ancora sdraiata a letto. L'uomo dai capelli brizzolati ed il naso adunco risponde quieto, quasi annoiato -Sei un suo parente?- mi fissa dall'alto al basso, soffermandosi sulle mie piume e facendo una piccola smorfia con le labbra. La cosa mi infastidisce -No, non sono un fottuto parente va bene? Ma che importa? Lei non ha parenti, ha me. E sono io la persona che si preoccupa di lei, sono io che la proteggo, sono io che mi prendo cura di lei. Quindi mi dica se ha qualcosa di grave.- sento il corpo accaldarsi, un po' per la rabbia, ma soprattutto per la paura di perderla. E ci perdo sempre io. In qualsiasi caso. Comunque vada. Istintivamente mi giro verso di lei, che già mi stava guardando con un sorriso stampato sulle labbra. È un sorriso innocente, proprio come lei. Poi assume un'espressione dispiaciuta -Può dire i risultati delle analisi almeno a me?- Il dottore fa un cenno di consenso verso la ragazza, chiudendo gli occhi. Capisco la situazione ed esco dalla stanza, poggiandomi con la spalla al muro freddo e ovviamente bianco. Aspettando notizie da Iris.

Iris

Sono qui nella stanza bianca e deprimente assieme al cardiologo, aspetto sue notizie mentre sfoglia attentamente ogni singolo foglio della cartella marrone. Legge in modo veloce, le pupille verdi si muovono velocemente da sinistra verso destra. Lo fisso, in cerca di risposte. Si inumidisce le labbra, iniziando a parlare -Signorina, buone notizie. Era soltanto un leggero attacco d'ansia, può essere dimessa anche domani. Meglio tenerla sott'occhio quest'ultimo giorno.- conclude con un sorriso indifferente, quasi forzato. Mi fido delle sue parole e, quando Irama rientra, gli racconto di ciò che mi ha detto il dottore -Quindi non è nulla di grave? Quindi domani puoi tornare con me?- chiede per l'ennesima volta ancora incredulo ed emozionato. Lo si sente dalla voce, ha un'evidente adrenalina in corpo. Ammetto che neanche io vedo l'ora di tornare, odio questo posto e odio vedere il sacrificio di Irama ogni volta che viene qui. Ogni suo sforzo lo colmo con un mio sorriso.
Sono felicissima che tra di noi si sia sistemato tutto. Perché io ci tengo troppo a lui ed è la persona più importante della mia vita, nonostante tutto e tutti. Perché sapendo tutto quello che abbiamo passato insieme, non potevo non dargli una seconda possibilità, anche per scoprire ciò che passeremo. Perché tutti meritano una seconda opportunità dalla vita. E lo faccio soprattutto per me stessa, perché voglio la mia felicità.

[...]

-Andiamo, piccola!- non smette di gridare il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, mentre ripone la borsa nel bagagliaio del taxi. Ci infiliamo dentro -Come mai questo soprannome?- volto la testa verso di lui, guarda fisso avanti, gli spunta un piccolo sorriso malizioso -Perché sei piccola in confronto a me, se la mia piccolina.- dice scherzoso mentre giocherella con la mia chioma scura. Arrivati in albergo tutti mi accolgono con abbracci calorosi. Carmen mi si avvicina -Bentornata, spero ti abbiamo avvisato della nuova arrivata.- sorride trionfante. La figura dolce e sconosciuta dell'altra ragazza compare da dietro di lei. Sorride teneramente.
E io cosa ne potevo sapere che mi avrebbe portato solo guai?

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}حيث تعيش القصص. اكتشف الآن