XVII

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Irama

Sento una voce lieve vicino al mio orecchio e una mano minuta accarezzarmi l'avambraccio. Apro gli occhi e vedo la figura dolce e carina di Nicole che cerca di svegliarmi. Mi sorride teneramente, facendo espandere le lentiggini chiare sugli zigomi. Cerco di sorriderle di ricambio, ma stanco come sono, credo sia uscita solo una smorfia imbarazzante. Ho gli occhi ancora semiaperti che bruciano per la troppa luce. Nicole si alza dal letto -Ira, ti devi svegliare. È sabato e ti ho lasciato dormire, ma devi venire a pranzare che poi si va in diretta.- a sentire quelle parole, strabuzzo gli occhi. Pranzare? Che ore sono? Perché mi sono svegliato così tardi? E perché sembra che stia dormendo da un'eternità? Giro appena la testa per guardare l'orologio grigio sul mio comodino. Segna le 12:30. Okay, mi piace molto dormire e lo ammetto. Ma non mi è mai capitato durante la settimana di svegliarmi a mezzogiorno. Cioè devo fare colazione con la pasta? O pranzo con il latte? Purtroppo a prima mattina ho questi dubbi amletici. Mi alzo cautamente, avendo dei fastidiosi brividi di freddo per essermi tolto il piumone di dosso. Mi dirigo verso il bagno e mi sciacquo il viso con l'acqua fredda per cercare di svegliare il mio corpo. Sono troppo intontito e oggi andiamo anche in diretta. Sono proprio un coglione e faccio solo cose stupide a volte. La maggior parte delle volte. Avrei dovuto pensare alla diretta, alle esibizioni, a Iris. Apro la porta e mi trovo davanti la figura longilinea di Nicole, che è già vestita ed in ordine e mi aspetta a braccia conserte. Poggia una spalla sullo stipite, alza un sopracciglio -Mi spieghi che cos'è successo ieri? Carmen era come impazzita.- sembra ricordare -In che senso?- aggrotto le sopracciglia, non capendo per davvero -Ha iniziato a gridare ai quattro venti che vi siete baciati.- spiega -E...- continua, lasciando la frase in sospeso. Chiudo gli occhi in due fessure -Continua.- la invito a continuare. Scuote la testa velocemente, scuotendo i capelli neri all'aria -Non la vorresti sapere.- sospiro, non mi arrendo -Continua!- alzo di poco il tono della voce. Si avvicina -Fidati, non ti piacerà, ti sentirai male e non voglio.- la prendo per le spalle -Ho detto di continuare.- urlo a denti stretti. Sospira guardando in basso. Farfuglia qualcosa di incomprensibile -Per favore Nicole! Non bisbigliare!- mi fa arrabbiare quando insiste, ma le voglio un mondo di bene, nonostante ci conosciamo da soli due mesi. Alza di più la voce ma non osa guardarmi in faccia -Avresti dovuto vedere la faccia di Iris.- a quelle parole mi si gela il sangue. Lei ha dovuto sopportare troppi casini combinati da me. Tutti uno dopo l'altro. E mi sento l'errore più grosso nella sua vita. Perché vorrei tenerla stretta, stringerla a me, farla addormentare sul mio petto mentre le accarezzo i capelli lunghi che le ricadono sul corpo liscio e abbronzato. Però non faccio altro che lasciarla andare via, come acqua che scorre tra le dita. Il problema è che io queste cose le penso, ma non credo le dirò mai. Per il semplice motivo che lei non merita un amore malato come quello che le dono io. Mi sento sbagliato per lei che è troppo fragile e perfetta nelle sue imperfezioni. Nicole mi tira vicino a sé, abbracciandomi forte. Rimaniamo nella stessa posizione per qualche minuto, godendoci entrambi il calore dell'altro, poi Nicole si stacca -Mi spieghi cos'è successo di preciso?- fissa le mie pupille chiare, infilandovi le sue iridi scure. Aspetto un po', proiettando nella mia mente immagini a scatto e veloci del giorno precendente. Inizio a raccontare.

Avevo Zic davanti a me che mi guardava con uno sguardo misto tra lo stranito e il dispiaciuto. Stava per aprire bocca ma uscii dalla stanza perché non avevo voglia di sentire nessuno, tanto meno la voce graffiata di quella testa di paglia. Mi dispiace a volte essere scorbutico con le persone o pensare cose sgradevoli su di loro anche se non mi hanno fatto niente. Ma quando sono arrabbiato o frustrato è così con chiunque mi stia attorno. Cerco però sempre di non esprimere ad alta voce i miei pensieri per non ferire nessuno. Perché mi conosco e so di essere impulsivo. E non poco. La mia mente vagava da una scena all'altra della mia vita. Dal passato al futuro al presente. E nessuno dei tre prometteva niente di buono finché non avrei aggiustato questa testa calda che mi ritrovo. Le mie gambe si muovevano senza un comando e tutto in una volta mi risvegliai dal mio stato di trance e mi girai intorno. Non era la prima volta che mi muovevo per Roma, anzi riesco ad orientarmi anche abbastanza bene, nonostante la mia poca permanenza qui. Ero in un viale molto frequentato, ma non è proprio in centro. È ambito specialmente per lo spaccio. Un'idea mi brillava nella testa e mi oscurava il cuore. Non volevo e non dovevo farlo, ma per un motivo a me per sempre ignoto, lo feci comunque. Sono un errore vivente.

[...]

Ero in camera, invaso dal fumo e dall'alcool. Una bottiglia di Vodka in una mano ed una canna nell'altra. Ero completamente ubriaco e mezzo fatto. Ero consapevole della cazzata che stavo compiendo e giuro che avrei voluto smettere, ma non comandavo io. Comandava l'alcool, la droga. Quindi continuai a uccidermi lentamente. A morire dentro. Ad affogarmi nell'alcool ed inondarmi di erba. Per coincidenza divina, una macchina con lo stereo ad alto volume passò sotto l'edificio. Avevo il balcone aperto per far uscire un po' di puzza ed il fumo. Iniziò una canzone. Ma non una qualsiasi. Si sentì -Me emborracharé! Me emborracharé! Por tu culpa, por tu culpa!- strofa di canzone più azzeccata non poteva esistere. Ad un tratto la porta si spalancò, rivelando la persona di Carmen. La vedevo molto sfocata e non so se fosse per gli occhi appannati o per il fumo fitto tanto quanto nebbia. O quasi. Forse per entrambi. Mi vide in quello stato pietoso e ridacchiò tra sé e sé, avvicinandosi sempre di più. Avrei voluto respingerla, ma se ne approfittò della mia innocenza momentanea. Mi baciò a stampo le labbra e la porta si spalancò per la seconda volta. Rivelando Iris in tutta la sua delusione.

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora