XXVIII

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Iris
Mi sento totalmente vuota. Non ho la capacità di muovere il mio corpo. Non sento nulla. Sono solo consapevole delle mie ginocchia e dei miei capelli che toccano terra e delle mie mani esili posate sul mio volto pallido e bagnato a causa delle lacrime e del trucco sbavato. Sento sospiri pesanti e imprecazioni vicino a me, da parte del ragazzo dalle piume multicolori. Si siede per terra affianco a me e mi sposta i lunghi ricci scuri su una spalla. Alzo lo sguardo ed i suoi occhi ghiacciati sono lucidi, mi scrutano tutto il volto sconvolto -Non avresti dovuto saperlo.- si morde un labbro. Gli poso un braccio sulla spalla -Non me lo hai detto tu, sono io che ho sentito.- si alza di scatto, togliendomi bruscamente il braccio dal suo corpo -Non avresti dovuto saperlo!- urla. Urla fortissimo. Gli occhi sembrano come infuocati. Affogati nelle fiamme di un sentimento ignoto sul viso di Irama. La paura. E non è la paura del buio, la paura dei ladri, la paura degli spazi piccoli, la paura dell'acqua o altre fobie. È un altro tipo di paura, che riesco subito a riconoscere. La paura di perdermi. Sento il bisogno di alzarmi e così faccio, gli poso una mano tremante sulla sua guancia rossa -Non me ne vado da nessuna parte, nessuno mi farà del male. Resto qui. Con te.- e qui accade l'impensabile. Ci uniamo in un bacio disperato, pieno di ansie e preoccupazioni. Ma, soprattuto, pieno d'amore. Un amore di quelli complicati, difficili come rompicapi. Ed è solo un eufemismo. Erano mesi che non provavo questa dannata sensazione. L'unica che può farmi stare bene, farmi sentire felice, completa, piena, viva. E solo lui può farmela rivivere come fosse la prima volta, ogni volta. Mentre i nostri respiri si fondono proprio come le nostre lingue e mentre le nostre labbra si gonfiano e colorano, lui posa una mano sul mio fianco, distaccandomi dalla sua figura. Credo di avere una smorfia di dissenso mista a delusione sul viso, ma non me ne preoccupo molto. Non capisco, ho fatto qualcosa di sbagliato? Forse lui non voleva il bacio? Come se stesse ascoltando i miei pensieri, apre bocca -So a cosa stai pensando e anch'io, come te, desideravo baciarti. Da molto tempo. Ma non...non possiamo, Iris.- la freddezza con cui pronuncia tutto ciò mi fa star male e il suo gesto, quello di poco fa, è stato...molto triste. Sono triste, sì -Perché?!- domando esausta. Mi si avvicina, serrando le labbra -Hai sentito anche tu! Ti prenderà e ti farà di nuovo prostituire! Non posso permetterglielo.- indica dietro di sè, sulla poltrona su cui era seduto quando parlava con quell'essere disgustoso -E come se sta dietro le sbarre?- si guarda intorno, per assicurarsi che nessuno ci stia ascoltando. Tira un pugno sul muro bianco e, quando scosta la mano da esso, gocce di sangue scivolano sulle sue nocche -Secondo te, quel pezzo di merda con quella mente diabolica e malata non troverà un'altra soluzione? Cazzo, amore ragiona! Io ti amo, ma non c'è quella dannata sp...- si blocca. Ho una faccia interrogativa, o almeno credo -Cosa? Cosa c'è?- rilascia un sospiro rassegnato -C'è una spia.- guarda altrove ed io sono sempre più confusa. Alza lo sguardo e chiarisce ogni mio dubbio -Sì, c'è una spia in questa scuola. Può essere chiunque un ragazzo, un professionista, qualcuno dello staff. Possiamo conoscerlo/a o meno. Può starci ad ascoltare anche adesso. Io non so chi possa essere ed è per questo che ho paura per te. Per noi.- si risiede sugli scalini, mentre io rimango in piedi, completamente immobile. Perché il nostro amore non può essere almeno un po' più semplice? Non chiedo tanto, solo non avere tutto il mondo contro, tutto il mondo addosso. Sarà sempre così o riusciremo insieme ad uscirne? Mi passano davanti gli ultimi mesi che ho passato qui dentro in una frazione di secondo. E una lampadina si accende nella mia testa, mentre gli occhi di Fil saettano sulla mia figura -Non vorrei saltare a conclusioni affrettate, ma potrebbe essere Carmen o Sephora. O tutte e due.- gli spiego, speranzosa di aver trovato la soluzione. Perché io so come sono davvero, con lui si sono sempre comportate bene, non sospetterebbe mai -Ma cosa dici? Ma ti senti quando parli? Non puoi accusare così gravemente una persona innocente! Anzi due!- Mi spintona dalle spalle -Tornatene a fare la prostituta, l'unica cosa che ti riesce meglio!- urla parole che fanno davvero male, mi spintona più forte e cado indietro rovinosamente. Il suo sguardo è sorpreso, incredulo e colpevole per quello che ha appena fatto. Rimane immobile a fissarmi mentre mi rialzo da sola, sputando un -Si vede che ti è sempre e solo interessato di Sveva.- e, dandogli una spallata, me ne vado via. Verso la discoteca. Non viene da me. Non mi ferma. Non mi chiede di restare. Non mi implora di credere al suo amore. Non so perché, ma mi giro verso di lui, che si trova ancora dentro l'edificio, allo stesso posti di prima. Ed è lì, raggomitolato e piange. Piange forte. Non posso perdonarlo ancora una volta, non ora. Anche se avrei voglia di rientrare e baciarlo, ma non posso farlo. Per me. Accendo il telefono e, grazie all'aiuto di Google Maps, riesco a raggiungere la discoteca. Questa volta però, la musica ad altissimo volume e la puzza disgustosa di alcool e fumo che mi accolgono, non mi danno per niente fastidio. Sarà perché non ci sto pensando. O perché ho voglia di divertirmi e pensare solo a me stessa.

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}Where stories live. Discover now