XXIII

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Irama

Appena Iris apre bocca per parlare e per spiegare la situazione al ragazzo che, a quanto pare, sta diventando un suo caro amico oltre che compagno di stanza, il cellulare del sottoscritto inizia a squillare e vibrare. Il piumone sul letto fa rimbombare ancora di più il rumore. Un numero sconosciuto appare sulla schermata nera. Inizialmente, non capendo, aggrotto le sopracciglia creando una faccia confusa, ma poi, quando noto l'espressione impaurita ed il corpo irrigidito di Iris, comprendo di chi si tratta. Afferro prontamente il mio cellulare bianco, mi alzo dal materasso, portando il mio corpo fuori da quella stanza, lasciando Iris nelle mani, mi costa dirlo, protettive e sicure di Zic. So che le vuole bene, ma non deve cambiare sentimenti verso di lei. Non che io lo tema, semplicemente non voglio che soffra. Perché so che Iris vuole me, ama me e la cosa è reciproca, glielo dimostrerò.  Loro sono destinati ad essere amici. Mi guardo attorno freneticamente, ma non c'è traccia di un'ombra, quindi proseguo, rispondendo alla chiamata -Pronto?- mi aggiusto il ciuffo ondulato. Una voce prorompente si ascolta dall'altro capo del telefono -Ciao, Irama.- parla piano, scandendo ogni minima lettera del mio nome d'arte. Sento i peli biondi delle mie braccia raddrizzarsi e giuro di immaginare quest'uomo ghignare, soddisfatto. Quest'uomo mai visto prima, mai conosciuto, a me ignoto. Come fa a sapere di me? -Chi sei?- domando piano, già sapendo la sua identità, continuo -E come sai di me?- cammino avanti e indietro per il lungo corridoio.
Un sospiro pesante fuoriesce dalle sue labbra, arrivando alle mie orecchie come uno strano fruscio elettronico -Questo non importa.- mi risponde quieto, seppur ambiguamente -Sì, importa.- affermo deciso. -La mia identità la conosci già, scommetto che sai perfettamente chi sono, ma te lo ripeto, Mirko Rossi, il padre di Iris Rossi. La conosci bene vero? Rispondo io per te, vi conoscete benissimo. Sta con te in questo momento ed io osservo tutto. Io so tutto. Qualsiasi movimento. Qualsiasi parola. La seguo. Ti seguo. Vi seguo. Dappertutto. Ovunque. E tu sei il passaggio che mi fa arrivare alla meta. La rivoglio indietro. So che sei stato tu a convincerla a denunciarmi, a mettermi al fresco. So che siete stati insieme, seppur non ufficialmente, senza dirvelo, forse neanche senza saperlo. Che tu le hai fatto abbandonare il lavoro. Che siete entrambi ad Amici. Che avete litigato e quindi ora non siete più fidanzati. Che lei è andata all'ospedale per colpa mia. So tutti i luoghi dove siete andati quando vi frequentavate. So tutto. E non mi chiedere come, tempo al tempo e lo capirete, lo scoprirete. Lei deve tornare da me, deve stare con me. Non in uno stupido programma dove fa qualche passo, sculettando. Il suo posto è sotto il mio sguardo attento, mentre lavora in mezzo alla strada, portando i soldi a casa. Ma non è brava neanche in quello, neanche a portare qualche pezzo di carta per vivere. Non è buona a nulla e quando la riavrò con me deciderò io se farle continuare l'unico lavoro a cui è destinata o farle fare la fine della sua cara mammina. Quella donna inutile, spregevole, troppo ribelle per obbedire, per eseguire gli ordini, i miei ordini preciserei. Voleva sempre averla vinta, voleva sempre aver ragione, si dimenava quando le alzavo le mani. Tu non sai quanto soddisfacente e piacevole possa essere il contatto tra la mia mano rude ed il suo corpo debole e soffice, che si piegava dal dolore. Se non le vuoi far fare la stessa fine della deliziosa e schifosa Diana, ti conviene riportarmela al più presto, così che lei lavorerà come deve e come ha sempre dovuto. Non la toccherò, non la picchierò, niente di niente. Anche se frustarla è sempre stato il momento preferito della mia monotona giornata. Ma giuro, se me la riporti indietro non le farò del male. Se cercherai di savotarmi, caro Filippo Maria Fanti, non la rivedrai mai più. Vuoi il suo bene? O vuoi la sua morte? Vuoi che viva? O vuoi vederla in un bara? Perché sappi che tu sarai il primo a saperlo, sappi che sarai tu quello che si sentirà in colpa, che avrà i rimorsi all'interno. E io so che cosa si prova, so di cosa sto parlando perché l'ho provato sulla mia pelle. So che la ami, che ci tieni a lei e che per te è importante e tutte queste smancerie inutili. Quindi per questi motivi, se davvero ci tieni a lei, falla vivere e portamela. È la cosa più giusta e lo sai anche tu.  So che hai tanti forse troppi quesiti nella tua testa, so che vuoi farmi moltissime domande al momento, ma dai tempo al tempo. L'unica cosa che posso dirti al momento è che devi portarmela, poi quando scoprirai come so tutto di voi, stando in carcere, chiedi direttamente a quella persona. Spero di riparlare con te, solo quando me la riporterai, perché è roba mia. Riguarda me e basta. Tu sei solo di passaggio nella sua vita. Non lo sapevate ancora, ma ora che almeno tu sai, è un bene che tu sia consapevole di essere solo una via di mezzo per agevolare il mio lavoro, il mio piano per riprendere ciò che è mio. Dai a Mirko ciò che è di Mirko. Non ti azzardare a parlarne con altri o sai come andrà a finire. Spero io sia stato chiaro e preciso nell'esporti tutto. Lei soprattutto non deve sapere nulla di questa faccenda. Ci rivedremo presto Filippo, molto presto. E grazie mille per avermi sempre aiutato a seguirla. Inconsapevolmente, certo, ma lo hai fatto. A presto.-

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}Where stories live. Discover now