VIII

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Irama

Sono passate circa due settimane dalla nostra uscita a Genova.
La mattina del giorno dopo siamo ritornati a Genova e lei ha detto che potevo accompagnarla sotto casa sua. Ci passo sempre da lì, eppure mi bastava alzare di poco gli occhi per vederla affacciata al balcone. Quando sono ritornato a casa c'erano i miei genitori e mia sorella molto spaventati, giustamente. Non avevo pensato minimamente a chiamarli.
Hanno iniziato a farmi molte domande, erano arrabbiati e preoccupati. Dissi che ero andato da Lori e mi ero dimenticato di avvisarli. L'ultima cosa è anche vera.
Loro si sono sempre fidati molto di Lori, quindi non aggiunsero altro e mi lasciarono andare a dormire. Ma il mio pensiero ricadde su Iris. Il padre era arrabbiato con lei perché non si era fatta sentire ed era andata a dormire fuori? Se è arrabbiato vuol dire che la sta picchiando?
Insintivamente, corsi verso il mio cappotto per prendere le chiavi della macchina e correre a casa sua, per assicurarmi che stesse bene. Ma trovai solo un bigliettino con una sequenza di numeri e un nome: Iris. Prontamente, mi precipitai sul mio telefono e digitai il numero. La chiamai e mi disse che suo padre non si era arrabbiato perché pensava stesse con un suo cliente. Ogni volta che ci penso, mi brucia lo stomaco.
Poi ci siamo visti ogni giorno ed ogni giorno un'esperienza diversa, un luogo diverso, un'emozione diversa. Ma noi siamo sempre gli stessi.

[...]

-Fil, vuoi la lasagna o la pasta al forno?- oggi è domenica e mia madre, ovviamente, fa le cose in grande. -Mhh...- ci penso su, scelta ardua direi. -Lasagne!- entra mia sorella nella cucina. Mi saluta con un bacio sulla guancia e va verso la figura bassina di nostra madre. Prende un cucchiaio e assaggia un po' di ragù dalla pentola.
-Per te va bene?- domanda mia madre, girando il capo biondo verso la mia direzione. Annuisco. -Bene allora andresti a prendere la pasta per le lasagne al supermercato?- mi guarda con occhioni dolci. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Esco dalla cucina, prendo la giacca di jeans ed il mio cappello nero con la visiera ed esco di casa. Non c'è bisogno di prendere la macchina, dato che il supermercato è a due o tre isolati da casa mia.
Dopo aver percorso qualche scaffale ed aver trovato la pasta per le lasagne, mi avvio alla cassa. Ma prima di arrivare, sento una voce a me familiare provenire dall'altra parte della corsia.
Incuriosito, come sempre, mi reco dall'altra parte dello scaffale. Vedo il classico ciuffo nero, Lori.
Dopo qualche attimo, noto che non è solo.
Una ragazza dai leggins neri e un top rosso squadra attenta i pacchi di riso. Alzo di più lo sguardo. Mi manca il respiro. Iris.
Cosa diamine ci fanno loro due insieme?
Il ragazzo si gira e mi nota. Spalanca gli occhi, restando fermo.
Quando anche Iris si accorge della mia figura, non ha la stessa reazione. Anzi.
Mi sorride a trentadue denti e viene verso di me, mi abbraccia. I capelli legati in una lunga coda scura e boccolosa mi fanno solletico sulla spalla. -Fil, ti faccio conoscere Lorenzo.- mi fa cenno con la testa verso Lori e mi prende per mano, trascinandomi.
-So benissimo chi è.- sono molto confuso, non sto capendo la situazione e la reazione di Lori. È tutto molto strano. Si ferma. -Cosa? Come vi fate a conoscere?- Iris ci guarda confusa, come me. Questa volta però è Lori a parlare. Sbuffa -Iris, noi siamo migliori amici da sempre, è il ragazzo di cui ti parlo sempre, Irama.- la ragazza al mio fianco spalanca la bocca e gli occhi, è totalmente incredula. Ora sono io invece ad aprir bocca -Scusate, mi spiegate? Voi come vi fate a conoscere? No perché non ci sto capendo più nulla.- mi tiro un po' il ciuffo.
Lori parla, dopo aver inghiottito rumorosamente la saliva -Qualche mese fa, sai che mia madre si è rifidanzata, dopo essersi lasciata con papà. Beh, il compagno di mamma è suo padre.- dice tutto d'un fiato, indicando Iris nella parte finale. Mi manca il respiro. Non riesco a connettere il mio cervello. Sembra in standby. Mi viene da piangere. Da urlare. Da sbattere i pugni su un muro. Da rompere qualcosa. Il mio migliore amico mi tiene nascosta una cosa del genere? -Fammi spiegare.- supplica il moro. Annuisco velocemente, ma assente. Ne ho davvero bisogno. Di spiegazioni, intendo. -Perché non me lo hai mai detto?- parlo comunque, prima di dare l'opportunità di farlo a Lori. Apre la bocca, ma viene anticipato da Iris, che ha quasi le lacrime agli occhi -La verità è unica e sola: si vergogna di me perché faccio la prostituta! Ma sai che ti dico, Lorenzo? Che è stato mio padre a costringermi, mi ha minacciata di morte! Proprio come ha fatto con mia madre. Ma questo non te l'ho mai voluto dire. E sai perché? Perché mi avrebbe uccisa. Ed io so che lui è capace di farlo, perché lo ha fatto qualche mese fa prima di uccidere la mia unica famiglia! L'ho sempre voluto dire a te e tua madre per proteggervi, ma ho sempre avuto paura. Ma ora che lo sai, che ne sarà di me?- si lascia andare in un pianto isterico, trema.
Lori non si muove, è scioccato e non lo biasimo affatto perché lo sono anche io.
Però riesco a sciogliere per un attimo i miei muscoli e le prendo un braccio. Ci fissiamo, lei ha gli occhi gonfi e rossi, le guance baganate. Mi dà un leggero bacio a fior di labbra e, togliendosi cauta dalla mia presa, esce dal supermercato.
Io e Lori ancora non ci muoviamo, ci guardiamo preoccupati ed increduli.
Dopo un po' parlo -Senti Lori ascolta. Facciamo finta che non sia successo niente tra noi due, perché non lo sopporterei. Quindi per favore stammi accanto.- ci abbracciamo e mi sussurra un leggero -Mi sei mancato.- annuisco piano, concordando -Mi devi aiutare a cercarla e, magari, trovarla. Perché non riuscirei a stare senza di lei. Non di nuovo.-
Sorride -Ti stai innamorando. E non è una domanda.-

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}Where stories live. Discover now