XXII

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Iris

Una ragazza dagli occhi smaglianti, la pelle pallida, i capelli lisci e scuri, le labbra piene e rosso ciliegia, qualche lentiggine qua e là che spunta dagli zigomi sporgenti, un fisico ben definito e minuto, le forme al punto giusto. Ecco chi avevo davanti, ecco chi mi stava porgendo la mano dicendomi chiaramente il suo nome particolare, a parer mio molto grazioso. Sephora. Un sorriso aggraziato le si forma sulle sue labbra scure, quando la mia vista si focalizza su quello sghembo della ragazza castana accanto a noi. Socchiudo gli occhi mentalmente, mentre cerco di catturare i più piccoli particolari della situazione intorno a me. Il mondo nel mio cervello si stoppa, anche se tutto ciò avviene in una frazione di secondo. Noto Irama e Biondo chiacchierare scherzosi tra di loro, Emma e Lauren che parlano inglese ma non si guardano neanche in faccia, la bionda attenta a Simo e la mora segue con gli occhi ogni movimento del ballerino Daniele. Riguardo quest'ultimo, che parla tranquillo con Filippo, Luca, Valentina e Grace, non ho avuto modo di conoscerlo per bene come avrei voluto. Mi è sempre sembrato un ragazzo molto simpatico, con cui è sempre piacevole passarci del tempo per fare quattro chiacchiere. È caratterizzato da occhioni vispi, contornati da qualche piercing e da un paio di occhiali neri, i capelli legati in un piccolo e buffo tuppo sono ricci e castani, rasati da un lato. Se li scioglie sono disordinati, ma secondo il mio parere, gli stanno meglio. Ho sempre fatto caso al rapporto stretto che lo lega alla mia compagna di camera. Starebbero molto bene assieme, si vede che si trovano a proprio agio l'uno con l'altra, che si confidano apertamente e che parlano di qualsiasi cosa, anche della più futile. Un tocco caldo sulla mia guancia mi riporta alla realtà. Irama mi guarda preoccupato, gli sorrido non appena focalizzo la sua figura davanti a me -Ti senti bene?- mi accarezza lentamente la guancia. Annuisco -Scusa, mi ero un attimo persa nei miei pensieri.- sussurro per non farmi sentire dagli altri, mentre mi lascio trasportare dal tocco delicato della sua mano. Mi lascia un leggero bacio sotto l'occhio, mentre due occhi poco contenti ci fissano con odio. Un rumore mi fa girare la testa dalla parte opposta. La chioma folta di Zic spunta fuori dalla rampa di scale. Si guarda attorno, mi vede, mi raggiunge e mi prende in braccio, facendomi staccare i piedi dal pavimento e facendomi volteggiare in aria tra le mie risate. Poi con calma mi poggia di nuovo per terra -Sei una piuma.- queste parole mi ricordano un avvenimento che accadde qualche mese fa.

Era la quarta uscita che facevamo insieme, mi aveva portato in una piscina. Sdraiati al sole, sui nostri teli dai colori sgargianti, stavamo parlando nelle nostre più grandi paure. Lui mi aveva appena confessato di odiare gli spazzi piccoli e ristretti, ma quello che odiava di più era quello di essere sepolto vivo. Si aggiustò gli occhiali da sole, portandoseli sul capo -Tocca a te.- mi guardava a malapena, strizzando gli occhi, a causa della luce del Sole -Io ho paura dell'acqua.- confermai, decisa. Non me ne sono mai vantata, ma non me ne vergognavo neanche. Insomma è una paura come tutte le altre. Strabuzzò gli occhi chiari che mi fissavano sorpresi -Cosa? Non ho fatto un bella mossa portandoti qui, allora.- sorrisi alla sua affermazione -Shh, lasciami spiegare. Prima adoravo l'acqua, che sia chiaro. Facevo sempre le immersioni con mio padre sin dall'età di cinque o sei anni. Pensa che ogni volta che andavamo al mare, io non mettevo piede fuori dall'acqua finché non ce ne andavamo. I miei genitori mi chiamavano "sirenetta". Ed io adoravo quel soprannome, mi faceva sentire speciale. Mio padre è sempre stato un ottimo padre, te lo posso garantire in pieno. Poi, da quando ha iniziato a cambiare atteggiamento, a trattarci male, beh...da lì ho iniziato ad odiare tutto ciò che condividevamo, fino ad averne paura.- dissi tutto con leggerezza e con un sorriso stampato sulle labbra. Certo, mi faceva comunque un brutto effetto parlare di mio padre e di mia madre. Ma lui mi faceva sentire sempre bene, sempre felice. Anche quando parlavo di una cosa insopportabile. Si avvicinò al mio corpo -Vieni qui.- sussurrò con voce soave, mentre mi avvolse con le sue braccia forti. Mentre mi stavo per lasciare andare, lui mi prese in braccio, portandomi su una spalla sola e insieme ci tuffammo in acqua. Una sensazione diversa, lontana e familiare avvolse il mio corpo. Mi lasciai cullare dalla freschezza e dal leggero profumo del cloro fino alla superficie. Il biondo mi guardava con un ghigno divertito -Comunque non pesi niente, sei una piuma.- disse, toccandosi i ciondoli colorati appesi ai lobi.

Irama mi sta guardando, sorridendo. Forse anche lui si ricorda questa piccola scenetta della nostra vita. Una delle tante. Una di quelle che si aggiungeranno alla lista. Perché ce ne saranno altre, molte altre.
Saliamo in stanza per lasciare la mia valigia ed il mio cappotto beige. L'odore della nostra stanza rimane quello e, anche se sono stata via per due giorni, un po' mi è mancato. Dopo quarantott'ore che nelle tue narici entrano solo odori forti di farmaci e candeggina, ritornare qui e sentire l'odore della pelle dei miei due compagni di stanza, ha lo stesso effetto della droga. Mentre osservo il luogo ormai familiare, passa davanti alla nostra porta, Carmen. Mentre cammina a braccia conserte, ci guarda truce. Cosa le avrò mai fatto di male per meritarmi tutto quest'odio e disprezzo da parte sua? Sorprendentemente, dietro di lei appare la figura longilinea di Sephora. Io sapevo che c'era qualcosa di strano tra le due ragazze. Questo significa che non mi fiderò neanche della mora appena arrivata. Mi siedo sul letto -Merito spiegazioni?- interviene Zic. Apro bocca per iniziare la spiegazione, quando vengo bloccata da uno squillo. No, non di nuovo.

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}Where stories live. Discover now