XXVII

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Iris
È sera. Venerdì sera. E tra poco dobbiamo andare in discoteca tutti quanti. Sono passati un paio di giorni o forse più da quando ho fatto un'ora di ritardo alle lezioni e quando mi sono presentata in sala relax fradicia. Non è tanto la figura che ho fatto, perché do poco peso al pensiero altrui, se non proprio nullo. Più che altro voglio vederci chiaro, troppe coincidenze in una sola volta. Mi sembra strano che la sveglia sia suonata tardi e che il bagno fosse completamente allagato. Per fortuna i ragazzi mi hanno dato una mano a ripulirlo, anche se faticoso, ci siamo divertiti tutti insieme. Esco dalla sala prove, felice di aver chiarito con la maestra Celentano. L'unico giorno in cui potevo parlarle. All'inizio era molto nervosa e delusa dal mio comportamento ma, dopo averle spiegato l'accaduto, ha cercato di capire la mia situazione, restando sempre dubbiosa sulla storia. Non la biasimo, d'altra parte sembra un po' inventata ed anch'io avrei fatto fatica a crederci. Mi aggiro per i corridoi alla ricerca della mia stanza. Ebbene sì, ho un pessimo orientamento, nonostante la mia permanenza qui. Mi asciugo una goccia di sudore che scivola sulla fronte con il mio asciugamano beige ed apro la porta bianca in legno della mia camera. Il pomello dorato scivola nella mia mano e non posso credere a quello che i miei occhi spalancati osservano. La nostra stanza è completamente piena di vestiti sparsi qua e là. Mi avvicino a passo lento e noto che sono i miei vestiti. Ne prendo alcuni in mano e, quando mi capacito di ciò che è successo, l'altra mano si posa istintivamente sulle mie labbra corrucciate. Sono tutti tagliati e strappati. Tutti i miei vestiti sono completamente rovinati. Mi rigiro nella stanza coperta da colori e tessuti diversi, fino ad arrivare al mio armadio. Lo apro di scatto. Niente. Faccio la stessa cosa con la mia valigia blu notte. Nulla. Mi porto una mano nei capelli. Vorrei urlare dalla frustrazione in questo momento -Ti piace la tua nuova camera? Abbiamo deciso di arredarla un po'.- una voce roca mi fa girare nella loro direzione. Carmen e Sephora mi guardano trionfanti, continuando a chiudere ed aprire le loro forbici rosse. La mora continua -Avete asciugato il bagno con queste pezze? Ah no, sono i tuoi vestiti...ops.- le due ragazze sghignazzano odiose. Ora collego tutto. Ora mi è tutto più chiaro. Ma non perfettamente limpido. C'è ancora qualcosa che non va. Mi alzo, mettendomi in piedi di fronte alla mora e alla castana -Perché? Perché mi fate questo? Cosa vi ho fatto?- quasi grido esasperata. Carmen mi si avvicina con aria di sfida -Tu vuoi Irama, te lo sei presa. Me lo hai tolto. Chi pensi di essere mh?- la mia risposta non tarda ad arrivare -Io sono la ragazza di Irama, che lui ama con tutto se stesso. E nota bene, non penso di esserlo. Lo sono.- faccio per andarmene, dando una spallata a Sephora che ghigna, ma quest'ultima mi prende per il polso, essendo più vicina. Mi giro nervosa -Non pensare di andartene così.- fa la finta tonta per poi ritornare la mora fastidiosa. Sbatto un piede per terra -Che c'è eh? Cosa volte ancora?- sto urlando, sono esausta e mi stanno facendo innervosire. Carmen si avvicina ancora una volta a me -Noi continueremo così fino a quando non lascerai in pace il mio Ira...intesi?- si avvicina ancora di più fino a toccarmi la fronte con la sua. L'istinto mi dice di picchiarla, ma mi contengo e la sputo in un occhio. Scioccata, si allontana pulendosi l'occhio -Che questa storia non si sappia in giro o finirai anche peggio di così.- indica i miei vestiti. Mi concentro sulla ragazza mora che aiuta Carmen con l'occhio -E tu perché fai così? Neanche ci conosciamo. Neanche vi conoscete tu e lei!- indico Carmen. Scoppiano entrambe in una fragorosa risata sotto il mio sguardo scettico e più che confuso. Finché non dicono all'unisono -Siamo cugine. Sorpresa!- escono dalla stanza, sbattendomi la porta in faccia e lasciandomi nella mia più totale incredulità. Prendo delle buste e, dopo aver messo tutti i miei vestiti all'interno di esse, scendo le scale e percorro tutto l'androne per uscire e buttare tutto nei cassonetti. Sto per rientrare quando voci in coro chiamano il mio nome. Mi giro verso i ragazzi, sono tutti vestiti con camicie e gonne, pantaloni scuri o jeans per i maschi e vestiti striminziti con tacchi quindici per le ragazze. Nicole mi si avvicina -Cosa fai ancora così?- domanda a bassa voce, cercando di non farsi sentire dagli altri -Non credo di venire.- aggiungo solo. Sbarra gli occhi, fissandomi come se venissi da una stella di un altro sistema -Non se ne parla. Perché mai?- alzo le spalle, facendo finta di essere indifferente -Non ho i vestiti,- mi correggo subito -adatti.- faccio un sorriso debole. Il suo invece arriva fino alle orecchie -E che problema c'è? Ti presto i miei. Vai a farti una doccia, poi vai in camera mia e prendi i panni che più ti piacciono. Poi ci raggiungi.- continua a sorridere. Annuisco piano -Grazie.- sussurro flebilmente. I suoi occhi iniziano a luccicare. Urla il nome di Irama che ci raggiunge. La ragazza dal caschetto scuro parla -Resta con Iris, poi ci raggiungete, va bene?- annuisce e rientriamo, mentre gli altri ragazzi si avviano verso la discoteca. Carmen e Sephora mi guardano male, come a dire 'ci vendicheremo presto'. Ma io Fil non me lo lascio scappare per due poracce malate psicologicamente in cerca di attenzioni. Dopo essermi preparata ed aver scelto un vestito rosso, senza spalline, con il corpetto stretto e la gonna a palloncino, esco fuori, serrando la porta della stanza di Nicole, Emma e Filippo. Irama mi sta aspettando nell'atrio ma, appena finisco gli scalini, lo vedo in lontananza gesticolare animatamente e urlando al telefono. Non riesco neanche a pormi quesiti nella mia mente perché lui inizia a sbraitare -Ma ti rendi conto Mirko? Io dovrei lasciarla, allontanarmi da lei perché tu la vuoi indietro? Solo per farle rifare la prostituta? Solo per i tuoi fottuti scopi? Sennò che fai? Mi uccidi? Stronzo pezzo di merda devi marcire in prigione ma io non mi allontanerò mai da lei. Perché la amo ed è tutto ciò che ho. Ed io sono tutto ciò che lei ha.- le vene le pulsano violacee sul collo e le mie lacrime non smettono di rigarmi la guancia. I singhiozzi si fanno più forti, quando Fil nota la mia presenza.

Nel mare dove non si tocca {IRAMA}Where stories live. Discover now