Capitolo 2

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Il signor Wilkinson - o meglio, il giovanissimo Wilkinson - era senza alcuna forma di dubbio la persona più di bell'aspetto che avessi mai conosciuto, sebbene avessi dovuto reprimere il mio piccolo orgoglio ampolloso per ammetterlo.
Quando potei osservare la sua persona, nell'esatto momento in cui mi trovai al suo cospetto, notai come la sua folta chioma di capelli corvini incorniciasse il suo volto, sul quale un paio di occhi color verde intenso non tardavano a spiccare.
Eppure notai come quello sguardo nascondesse un luccichio zelante e fiero, che mi ritrovai ad esaminare.
"Ho sentito molto parlare di voi, signorina Stevens." Il giovane mi prese la mano e se la portò alle labbra, dopodiché sorrise, enigmatico.
"Spero in contesti positivi."
Egli non rispose, bensì si limitò ad osservarmi, squadrandomi con fare quasi superbo. Voltai lo sguardo, per notare come mia madre fosse emozionata all'idea di ricevere il giovane più nobile della zona, come potei dedurre dagli abiti formali che indossava.
"Oh, signor Wilkinson, abbiamo atteso con così tanta ansia la vostra venuta!"
Alzai gli occhi al cielo, ma il giovane, mio malgrado, se ne accorse.
"Pertanto non perdiamoci in futili chiacchiere, sediamoci a tavola," intervenne mio padre, ritrovando compostezza, seppur senza nascondere la sua ammirazione per Wilkinson.
Le portate erano già state servite con abbondanza e non m'intimorì il fatto di sedermi dinanzi al nuovo ospite, poichè i miei pensieri erano intenti ad ascoltare i loro discorsi senza esprimere un parere personale.
Ero affiancata dalla signora Chapman, nell'angolo più remoto della lunga tavolata. L'ospite sedeva invece poco distante, affiancato da mio padre in capotavola.
Il signor Wilkinson congiunse le mani, criptico, e mi osservò, ma sostenni lo sguardo. La sua giacca nera contrastava con il candore della camicia che indossava sotto di essa, e tale abbigliamento lo rendeva elegante e mistico al medesimo tempo.
"Cosa vi ha portato qui, nel Bedfordshire?" domandò mia madre, sporgendosi dal tavolo.
"Posseggo molte tenute cui dedicare il mio tempo," rispose il giovane Wilkinson, con attenzione all'uso delle parole.
"Oh, che giovane virtuoso!"
Ragionai sul fatto che l'unico aspetto che non avevo notato in tutta la vanità del signor Wilkinson era la virtù. Poichè, all'apparenza, sembrava non possederne.
Egli sorrise, fiero di tanta ammirazione.
"E voi?" domandò egli, successivamente.
Solamente quando alzai lo sguardo mi accorsi che la sua domanda era indirizzata a me, vista l'avidità con cui mi guardava.
Tamponai le mie labbra con il tovagliolo. "Cosa posso raccontarvi al mio riguardo, signore? Avete ben più discorsi voi, di me," risposi, tranquilla.
Egli inclinò il capo, come a soppesare le mie parole e vi ragionò sopra, con sguardo perso. Poi aggrottò la fronte e ruotò gli occhi nervosamente, come pungolato insistentemente.
 Continuammo a consumare il nostro pasto, e nel mio silenzio ascoltavo i loro discorsi senza fine.
"Come vi ho già accennato prima, signor Stevens, questo giovane è londinese," annunciò il signor Chapman, posando con un gesto quasi paterno una mano sulla spalla di Wilkinson.
"Mi avete anche spiegato come questa caratteristica influisca sulla sua personalità..." aggiunse mio padre. "E perchè, signor Wilkinson, quali sono le vostre preferenze?"
"Le belle donne," rispose, sfrontato e sorridente.
"Oh, Dio," mi lasciai sfuggire, quindi guardai il mio piatto, sentendomi improvvisamente imbarazzata.
Il signor Wilkinson mi osservò, ghignando. "Non approvate, signorina Stevens?"
"Dipende se con "belle donne" intendete l'intelletto o l'aspetto fisico che può costituire una femmina," spiegai, quasi sfidandolo. "Poichè credo che si nascondi ben più bellezza dietro intelligenza e virtù che in un seno prosperoso, non trovate, signor Wilkinson?"
"Allyson!" mi rimproverò mia madre, infuriata dall'altra sponda della lunga tavola.
Il giovane alzò una mano. "Lasciate che vostra figlia esprima un suo giudizio. La trovo molto audace," disse, assumendo un tono di voce suadente.
Una volta terminato il pranzo, i commensali iniziarono a discutere e io giocherellai con il nastro intrecciato tra i miei capelli, tuttavia rimanendo in ascolto alle loro parole.
"È una bella giornata, vero, signor Wilkinson?" disse mia madre estasiata.
Egli sciolse le braccia conserte e posò con disinvoltura i gomiti sul tavolo, lanciandomi una breve occhiata. "Perfetta per passeggiare."
"Oh, sono certa che Allyson sarebbe ben felice di accompagnarvi!"aggiunse la donna.
Sgranai gli occhi, mentre il giovane puntò soddisfatto lo sguardo nella mia direzione.
Non avevo dato nessun indizio che permettesse a mia madre di pensare che volessi rimanere in compagnia del signor Wilkinson, semplicemente perchè non volevo.
Eppure, fui costretta ad annuire.

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