Capitolo 14

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Beato il mio istinto! Potevo gioire almeno all'idea che la prima impressione che il mio animo si era fatta del signor Wilkinson non era errata, pertanto potevo vantare di aver un ottimo senso sviluppato che lasciava poco agli inganni mondani.
Qualche istante dopo aver lasciato la casa dei miei genitori, ero salita in carrozza, lasciandomi alle spalle un odioso Bradley che celava perfettamente la sua soddisfazione circa il tradimento compiuto nei miei confronti, vista l'espressione confusa che aveva dipinto in volto.
In quel momento, invece, la vettura era avvolta da un silenzio nauseabondo, rotto e frastagliato dai miei continui singhiozzi colmi di delusione, tuttavia tentavo di nasconderne il suono fingendo di schiarirmi la voce, ma allo sguardo e all'udito attento di mio marito tali dettagli non sfuggirono.
"Ve ne prego..." Egli reclinò il capo, chiuse gli occhi, quasi sofferente, e allungò una mano. Le sue dita accarezzarono i miei capelli e, quando involontariamente percepii una scossa frenetica e bollente in tutto il mio corpo, arretrai velocemente. "Cessate di versare lacrime, vi supplico." Si morse il labbro inferiore, mentre le sue sopracciglia s'incurvarono in un'espressione -avrei giurato finta- affranta.
Balordo! Prepotente era il suo desiderio di menzogna! Oh, quale dono innato avevano gli uomini!
"Siete spregevole." Osservai i suoi occhi spegnersi. "Tentate di fingere un senso di colpa per prendervi beffa di me, ma sappiate" Inspirai e asciugai le gocce salate con il dorso della mia mano, poi presi debolmente fiato, "che non permetterò al mio cuore di frantumarsi ulteriormente a causa vostra!" Sospirai e voltai lo sguardo verso il paesaggio che andava sfumandosi alla mia destra, poiché detestavo mostrarmi debole agli occhi altrui, eppure ragionai sul fatto che mio marito sarebbe stato, per tutta la vita, la causa della mia sofferenza, quindi inutili sarebbero stati i miei tentativi di apparire impassibile e indistruttibile, poiché avevo già commesso l'errore di reputarmi superbamente forte, mentre dedussi amaramente, invece, quanto io fossi cedevole.
"Piangere non risolverà nulla, credo voi lo sappiate." Dopo aver lasciato la sua mano sospesa nel vuoto per una manciata di secondi, essa cadde sul sedile, tuttavia il suo sguardo non cessò di seguire i movimenti delle mie lacrime.
La sua crudeltá mi trafisse come una lama ardente, polverizzando le pareti del mio cuore sin troppo afflitto.
Cos'altro potevo fare se non piangere? Urlare avrebbe reso la mia anima più libera, certo, ma così ingabbiate erano le donne!
"Credete che, invece, rivelare ogni aspetto della notte del nostro matrimonio ai miei genitori fará sì che io mi doni a voi?" risposi, schiudendo le labbra e osservandolo con un tale disprezzo da non poter mantener fisso lo sguardo su di egli per più di qualche secondo.
Con quale diplomazia aveva -sicuramente- enunciato il mio rifiuto a mio padre!
Riuscivo persino ad immaginare la lentezza con la quale si era -senza dubbio- adagiato sullo schienale della poltrona scura, scrutando dinanzi a sé l'espressione curiosa di mia madre e disegnando nel suo sguardo avvenente un insolito disappunto, pur di ottenere e portare a buon fine il suo vile scopo.
Bradley sorrise, restò fermo per qualche secondo, poi si avvicinò rapidamente, sporgendosi verso di me, mentre la carrozza avanzava tra le vie strette di Woburn. "Quindi..."
Percepivo il suo respiro sul collo.
"...voi suggerite che avrei dovuto mentire, riguardo l'accaduto di quella notte?" domandò ed egli era talmente vicino al mio volto, che potevo avvertire le sue lunghe ciglia solleticarmi la guancia.
Oh, quali tattiche seducenti era sempre pronto ad adottare per favorire la mia arresa al suo cospetto! Ma, finché ne sarei stata in grado, ero ben ligia nel rifiutare quelle che i francesi chiamavano intelligentemente avances.
"Sì, signore, siete perspicace a quanto pare..." sussurrai voltandomi verso di egli, ma quando notai l'eccessiva vicinanza delle nostre labbra, chinai nuovamente il capo.
Egli osservò scrupolosamente come stringessi avidadamente il mio abito di pizzo tra le dita, poiché mi era assai difficile restare immobile sotto la tensione dovuta al suo sguardo, dopodiché fece scorrere la sua occhiata lungo la mia gamba, per poi tornare ad ammirare il mio collo.
Io non potei far altro che notare come la sua camicia bianca fasciasse divinamente il suo petto glabro e il modo in cui egli divaricava le gambe al mio fianco.
"Ah," mugolò con una lentezza disarmante. "pertanto avrei dovuto spiegare loro come vi avrei sfilato la veste," Notando la mia tensione, egli accarezzò lievemente la mia gamba, alzandone l'abito. "come vi avrei baciato qui," sfiorò il mio collo con l'indice, provocandomi un gemito indesiderato, "per poi far scorrere le mie dita lungo la vostra schiena, mentre voi avreste gioito nel percepire il mio petto aderire alle vostre scapole, giusto?" sussurrò.
Oh, per quale ragione mi era impossibile ribellarmi alle sue parole? Perchè, mio buon Dio, il suo tocco mi disorientava, tanto da rendermi vittima delle mie stesse sensazioni contrastanti?
Egli continuò nel suo assalto disarmante. "Poi avrei dovuto continuare dicendo come le mie labbra avrebbero sfiorato le vostre, prendendo delicatamente tra i denti questo," poggiò le dita sul mio labbro inferiore, ed esso schioccò sotto il suo tocco. "o come dopo la vostra lingua, poiché vi sarebbe risultato impossibile sottrarvi volontariamente al mio tocco, si sarebbe intrecciata alla mia?" Il signor Wilkinson osservò deliziato la mia reazione, ghignando nel notare come ansimassi disperatamente.
"Vi prego..."
Egli mi fece tacere poggiando un dito sulle mie labbra. "Lasciatemi continuare, voglio sapere se avreste voluto dicessi tutto ciò."
Deglutii freneticamente.
Oh, no, Divina Bontá, perché hai lasciato che io m'infuocassi sotto il suo sguardo ghiacciato?
"Credete che avrei dovuto dire come avreste intrecciato le vostre dita tra i miei capelli, attirandomi a voi, poiché i vostri impulsi avrebbero sicuramente soffocato la vostra ragione?" continuò, avvicinandosi. "Avrei quindi raccontato come mi avreste sfilato la giacca e come vi avrei adagiata sulle lenzuola, mentre avreste continuato a bramare il mio tocco sotto il mio corpo. Queste dita" accarezzò il dorso della mia mano con enfasi, "avrebbero gioito nel graffiare la mia schiena, le mie spalle, il mio petto, dato che non avreste resistito carnalmente alle mie carezze, ve lo posso assicurare." Terminò lentamente la frase, lasciando la bocca schiusa ma tesa in un'espressione quasi divertita. Nell'osservarlo, avrei giurato stesse ansimando anch'egli, tuttavia ero troppo intenta a controllare il mio respiro galoppare assieme al mio debole cuore, per poter dedurre quale fosse la sua reazione.
"Immaginate il piglio di vostro padre" sorrise fiero, restando comunque attento al mio sguardo, mentre le sue dita si spostarono delicatamente sulla mia coscia, "se gli avessi riferito come il vostro corpo si sarebbe inarcato di piacere sotto la mia presa, e voi avreste mugolato così forte che -molto probabilmente- avrei dovuto mettervi a tacere baciandovi." Alzò il capo, donando così più enfasi alle sue parole.
Oh, Madre Santa, come sussultò di gioia il mio cuore nel constatare quanto fossimo poco distanti dall'enorme reggia di mio marito!
Mentre la carrozza continuava imperterrita nella sua frenetica corsa, il mio respiro iniziò a venire meno, accompagnato da quella che capii fosse una sciocca eccitazione nell'udire le sue provocanti parole.
"Io non..."
"Silenzio, signora Wilkinson." Egli arricciò le labbra. "Non siete curiosa di conoscere la parte più emozionante?" Sembrò quasi schernirmi.
Cosa ancora poteva esservi di tanto distruttivo nelle sue supposizioni sfrontate?
"Sì, mia moglie cara, chiudete gli occhi e reclinate il capo, poiché sono certo che quanto sto per dirvi vi sconvolgerà." Descrivette i miei movimenti, il suo respiro sulla mia giugolare.
Era talmente vivida la mia confusione che ero assai incerta su quale comportamento adottare dinanzi alle sue frasi disarmanti.
"Avrei fatto scivolare le mie labbra sul vostro corpo; voi avreste allacciato le gambe intorno alla mia vita, vestita solamente della vostra bellissima pelle chiara, e poi? Sapete cosa sarebbe successo?"
Mi obbligai ad aprire gli occhi, per osservare da una ristretta distanza la sua espressione apparentemente famelica.
"Avreste disperatamente urlato il mio nome, mentre saremmo divenuti un unico corpo e un'unica anima," mormorò. "Voi sareste divenuta per sempre solamentemia..." Divenne improvvisamente serio, come se le sue parole successive avrebbero avuto un senso particolare rispetto alle precedenti. "E io solamente vostro." Nonostante credetti avesse terminato il suo lungo e avvenente discorso da inverecondo quale era, egli rimase audacemente al mio fianco, mentre io fissavo incredula e scioccata la sua mano sulla mia gamba, gli occhi sgranati dal terrore che una tale rivelazione mi aveva inferto.
Fui avvolta da un eccessivo imbarazzo quando notai come l'abitacolo della lussuosa vettura fosse colmato solamente dai miei frenetici sospiri, quindi mi imposi di cessare di ansare in una maniera così tumultuosa.
Il signor Wilkinson tese la mascella e la sua figura troneggiò accanto alla mia. "Non avete nulla da dire riguardo ciò? Intendevate forse avrei dovuto dire questo?"
Divina Provvidenza, donami Tu la forza di sopravvivere a simili attacchi di Lucifero! pensai.
"No," risposi freddamente, ma in seguito osservai intensamente i suoi occhi. "Perché solo una cosa avrebbero dedotto dalle vostre parole."
Il suo sguardo verde si chinò per un momento, dopodiché tornò a colpire il nocciola delle mie iridi. "Cosa?"
Mi avvicinai a lui, tingendo il mio volto di un'espressione colma di disprezzo. "Avrebbero compreso che sarei stata solamente l'ultima della vostra lunga lista di sgualdrine!"
Notai come il suo sguardo divenne improvvisamente serio e furente, pertanto mi apprestai rapidamente a scendere con foga dalla carrozza, dirigendomi verso l'entrata della villa.
Ah, aria pulita!
Chiusi gli occhi, avvertendo un'insolita franchigia avvolgere le membra del mio corpo, poiché era chiaro come la mia ultima frase pronunciata avesse strecciato un groppo complesso che da molti giorni covavo in gola.
Alzai i lembi del mio abito, ma osservai come le guardie, strette nelle loro uniformi bianche e blu, osservassero timorosamente qualcosa alle mie spalle, pertanto mi voltai per rilevare cosa vi fosse di tanto singolare.
Una portiera della carrozza venne chiusa con violenza.
Bradley scese irosamente e con furore dalla vettura e la sua solita lunga giacca dipinse nell'aria alle sue spalle una notevole scia di rabbia.
La sua camminata si fece più rapida, mentre andava avvicinandosi verso di me con i pugni chiusi e lo sguardo di ferro.
Oh, buon Cielo! Dannata possa essere la mia bocca che, seppur rivelante aspetti sinceri, trova sempre il modo di infliggermi delle pene indesiderate! pensai.
Notando come la sua furia dovesse essere riversata su di me e, di conseguenza, sul mio corpo, velocizzai il passo, per poi salire le lunghe scale aggrappandomi al corrimano.
L'intervallo tra i passi del signor Wilkinson alle mie spalle si fece più breve, quindi dedussi come egli stesse disperatmente correndo nella mia direzione, desideroso di infliggermi una colpa per quanto avevo insinuato in carrozza.
Fui avvolta da uno spesso velo di ansia ed iniziai a correre, gli arti tremanti e il cuore talmente palpitante da non interagire in alcun modo con la mia mente confusa.
Oh, cosa mi avrebbe fatto? Sarebbe stato meglio arrestare la corsa e attendere la sua venuta o correre per sfuggirgli?
Come potevo pormi tali domande, se ero ben consapevole che avrebbe vinto il mio istinto?
La corsa divenne ben presto convulsa e affrettata: io fuggivo dai suoi artigli da falc, mentre egli era pronto ad avvolgermi tra le sue possenti braccia, per uno scopo al quale ancora non avevo riflettuto abbastanza.
Intravidi Dorothy sedere comodamete nel salone e quando alzò lo sguardo per incrociare la mia figura sfrecciare incontenibilmente tra le stanze, si alzò per pormi i suoi saluti, tuttavia, notando come il signor Wilkinson m'inseguisse con un intenso accenno di ira e di vendetta, piombò nuovamente sulla poltrona, sussurrando: "Oh, buon Dio!"
Le chiavi! Ah, quanto ardentemente sperai che la porta della mia camera fosse socchiusa! Sarei giunta al suo interno, poiché i miei piani prevedevano che io ne chiudessi successivamente i battenti alle mie spalle, assicurando saldamente la serratura per evitare l'entrata di quel giovane tanto perfido, e finalmente la mia anima avrebbe momentaneamente trovato rifugio.
Ma, quando sfiorai la maniglia delle mie stanze, trovando quest'ultime amaramente serrate a chiave, i passi alle mie spalle divennero sempre più vicini e un paio di braccia mi afferrarono.
"Lasciatemi!"
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