Capitolo 51

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"Cosa intendi con" tergiversai, boccheggiando. "ciò?" chiesi, incredula dinanzi alla sua improvvisa vicinanza, la quale mi donava esaltazione e timore di credermi persa nel medesimo istante.
Bradley non rispose, eppure, per lui parlò la sua espressione: era la fusione di amorevolezza e desiderio. Feci leva sui gomiti e arretrai sulle lenzuola.
Il giovane Wilkinson ghignò nell'osservare il mio piglio tanto imbarazzato quanto casto, eppure non lo schernì; nelle sue iridi sfrigolava un'impercettibile venerazione. Mi chiesi come dovessi apparire ai suoi occhi.
"Non arretrare."
Non badai alle sue parole, e continuai quasi a strisciare sul letto, sfuggendo al suo passo felpato
I suoi occhi brillavano; i miei erano distratti.
Pensai a quanto si possa temere ciò che non si conosce.
Egli schiuse le labbra e per un istante la stanza si riempì di quel suono delicato. Poi le richiuse.
Il suo capo era pressoché chino, ma il suo sguardo era molto vigile e le orecchie altrettanto attente, tese, come un'aquila nel vento: quando mi ritrovai istintivamente a boccheggiare, egli mi ordinò di non ansimare.
Si era impadronito della mia anima, e ora voleva anche il mio corpo, che era sempre stato una sfera intatta, per molti irraggiungibile anche ad una carezza, e ora era talmente evidente come Bradley stesse tentando di sbilanciarsi che mi chiesi se, nel profondo del cuore, non fosse anche il mio corpo a voler far parte di qualcun altro.
Volevo essere parte di qualcun altro.
Volevo essere la parte mai conosciuta di Bradley.
Il suo sguardo scivolò sulla mia veste, leggermente trasparente, dopodiché egli addentò il suo labbro inferiore e, allungando la mani, afferrò le mie caviglie e mi trascinò sotto di sé.
Come riuscivo bene a scorgere i particolari del suo volto, ora!
Questi erano decisi, mascolini, come se un pittore li avesse tracciati volendo ottenere un'opera perfetta.
Quando notai un piccolo neo, quasi invisibile, che puntellava graziosamente il suo zigomo destro, alzai le dita e accarezzai la sua guancia, tuttavia reprimendo il desiderio di attirarlo a me per fondere le mie labbra con le sue.
Avvertivo il calore delle sue gambe, seppur fasciate dal tessuto dei calzoni neri, premere contro la pelle nuda delle mie cosce, ed era una stretta tanto salda quanto rassicurante.
Alzai lo sguardo ed incrociai il suo: sembrava riflettere -oppure gioire silenziosamente per la mia carezza?-, dopodiché, con un gesto veloce, egli si avventò su di me, con un unico slancio energico.
Le sue labbra, morbide ed inumidite, addentarono il lobo del mio orecchio sinistro, ma rimasi in silenzio.
Mi obbligai a non sfociare in gemiti sgraziati, quando le sue labbra scesero, tracciando una linea di baci selvaggi e colmi di desiderio sul mio collo, mentre le sue braccia si allungavano alle estremità del mio capo.
La sua bocca continuò la sua corsa imperterrita, posandosi e baciando avida la mia giugulare, così intensamente che fui costretta a inarcare la schiena e a posare le mani sulle sue spalle per ricevere un po' di sostegno.
Eppure, egli afferrò i miei polsi e posizionò le mie braccia affianco al mio capo, premendo sulle mie dita e intrecciandole con le sue.
Quando quelle labbra tanto smaniose raggiunsero la pelle delle mie clavicole, Bradley issò lo sguardo, per decifrare la mia espressione, scese poi alle mie guance, infine alle mie labbra, alle quali si avvicinò ad esse quasi con perfidia, baciandole e succhiandone la carne, mentre la sua lingua faceva leva sul rossore delle mie labbra, per poi insinuarsi caldamente in quest'ultime.
In quale danza si intrecciarono le nostre bocche!
Una perfetta miscela di amore e passione, un'incontrollabile necessità l'uno dell'altro, la quale aveva finalmente trovato un posto nel mondo.
"Pensavo ti saresti difesa più strenuamente," boccheggiò sulle mie labbra, mentre io invece mi avvicinavo per avvertire ancora l'ardore dei suoi baci. "Ma dimmi," La sua bocca si spostò sul mio orecchio. "hai ancora freddo?"
Ridussi gli occhi a due fessure e gli lanciai un'occhiata in tralice. Quale balordo!
Ora, erano le sue mani a desiderare il loro lembo di passione: esse si scostarono dalle mie, tracciando lentamente carezze sul mio volto.
Sul mio collo.
Sulle mie spalle.
Sul mio busto.
Sulla mia vita ancora fasciata dalla veste.
Per poi scendere alle mie cosce.
Aprii improvvisamente gli occhi, quando le sue dita iniziarono a descrivere carezze bollenti sulle gambe, per poi sollevare i lembi della mia vestaglia.
Le sue dita raggiunsero il pizzo della mia biancheria; afferrarono delicatamente questo e lo fecero scivolare sulle mie gambe.
Deglutii.
Nuda, coperta solamente della mia veste da camera.
Non avvertivo più protezione, poiché sapevo di essere -oramai- in balìa dei suoi tocchi, preda del suo volere.
Un amore troppo impulsivo per essere controllato.
Egli ghignò e osservò la mia espressione, la sua lingua graffiava le sue stesse labbra, mentre -ora- ero io ad afferrare le redini della situazione.
Con le gambe intrecciate alle sue, mi misi a sedere e attirai il suo volto al mio, alzando la schiena e gettando le braccia al suo collo, per poi inclinare il capo per baciarlo.
Al diavolo quella mia tanto cara virtù! Volevo amarlo. Era mio marito, il mio promesso, un giovane discolo del quale avevo imparato ad apprezzare pregi e difetti e, in risposta, li avevo fatti miei.
Le mie dita s'insinuarono nei suoi capelli, mentre egli divenne talmente incredulo per la mia audacia da tentennare persino nelle carezze, ma lo compresi: il mio era stato un gesto che confondeva persino me.
Le mie dita si spostarono sul suo collo. Egli trattenne un gemito, ma non vi badai ulteriormente.
Sfilai la sua giacca, la quale ricadette sinuosamente sul letto e tastai il suo petto ancora avvolto dalla camicia.
Aprimmo gli occhi nel medesimo istante, quando le mie dita ne slacciarono il primo bottone, pertanto le nostre ciglia si sfiorarono.
Poggiai la fronte sulla sua e, benché fossi avvolta da un improvviso imbarazzo, slacciai anche il secondo bottone, poi il terzo.
Il suo petto era marmoreo, scolpito da chissà quale divinità, pallido e bollente, illuminato dai bagliori della luna, ora non più offuscata. Boccheggiai nella mia fervida ammirazione e, dunque, accarezzai la sua pelle bronzea con le mani, e fu chiaro come Bradley -troppo orgoglioso per ammettere il piacere che le mie carezze gli imprimevano sulla pelle- volle riversare i suoi gemiti sulle mie labbra.
Egli addentò il mio labbro inferiore, e tornò ad essere il leone.
E io la sua gazzella.
Le sue mani s'infilarono con ardore tra i miei capelli, tirandoli e avvolgendo alcune ciocche attorno alle sue dita, premendo il mio volto al suo, e con un gesto veloce sollevò la mia veste, lanciandola contro la testiera del letto.
Completamente nuda mi ritrovai dinanzi al suo sguardo.
Avvampai, mentre egli si scostò dalle mie labbra per far scorrere gli occhi sui miei seni, poi sul mio ventre, tuttavia non proseguì oltre.
Allungai la mano verso i suoi calzoni e, con l'ausilio delle sue gambe, essi scivolarono fuori dalle lenzuola.
Ansimai, e strinsi la presa attorno al suo collo, per far aderire i nostri petti.
Egli mi spinse, e tornai ad essere sdraiata sotto di lui, avvolgendo le gambe attorno alla sua vita, tuttavia terrorizzata, poiché avevo solamente una vaga idea di quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
E avevo paura.
Eppure, i miei incalzanti timori svanirono quando trovai conforto nel baciare la sua mascella, per poi sporgermi per accarezzare le sue spalle con le labbra, ma il giovane mi spinse ancora sotto il suo possesso.
E fu un breve istante.
Un movimento tanto veloce quanto dolce.
Urlai e la mia voce riverberò fra le pareti, però Bradley mi zittì con un tenero bacio, osservandomi tuttavia assai dispiaciuto. "Stt." sussurrò sulle mie labbra, inclinando poi il capo per baciare i miei occhi.
Mi domandai se comprendeva il dolore che stavo provando.
Strinsi le labbra e serrai la mascella.
Unione fisica voi la chiamate, ma ho il diritto di considerare quest'ultima più importante di quanto voi credete. È un unione spirituale, che coinvolge l'anima, la mente ed il cuore!
Rammentai le parole dette a mia madre, tempo addietro, e compresi finalmente appieno, sulla pelle, il loro veritiero significato.
Mai, avrebbe potuto esservi altro di più piacevole ed intenso.
Oramai sua, non desideravo essere più di nessun altro.
Ecco, di quale sensazione scrivevano i poeti!
Fare l'amore! Oh, che melodia!
Cinsi il suo busto con le mie braccia, ed egli afferrò il mio volto con le mani, ingabbiandolo in una flebile stretta delicata, baciando per la sedicesima volta le mie labbra -le avevo contate.
D'un tratto, mi sentii debole, sull'apice della sensazione più intensa e avvertivo come l'assurda percezione di cadere nel vuoto, disintegrando i miei sensi, prima di dire: "A quante donne hai riservato queste carezze?"
Bradley alzò lentamente lo sguardo: il felino divenne un avvenente amatore. "A nessuna io abbia mai amato."
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Okay, seppellitemi, mi sto vergognando a morte.

So che alcune lettrici avrebbero voluto qualcosa di più "spinto", ma ora vi spiego le ragioni per cui ve l'ho negato (eheheh)

1) Ho la vergogna fino alle orecchie.

2) Non vorrei risultare volgare.

3) Quei poveri amanti li vedo più a far l'amore, rispetto che a fare sesso, li vedo più dolci.

4) Mia nonna mi ha chiesto cosa  stessi scrivendo con il cellulare e non ho saputo cosa risponderle.

Rifiuto e seduzioneWhere stories live. Discover now