Capitolo 53

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"Oh, eccovi! Sapevo foste voi, lo sapevo!" Il cocchiere agitò le braccia al cielo, ponendovi uno sguardo colmo di gratitudine.

Bradley sbarrò gli occhi e increspò le labbra in un'espressione tanto disgustata quanto amaramente incredula, e arretrò, allontanandosi. "Non avvicinarti."

Come era palpabile la sua ira!

La capigliatura lattea dell'indesiderato Vincent graffiò le tenebre che andavano scendendo sulla situazione, mortificata visita, mentre egli scrutava mio marito con sguardo complesso. "Suvvia, buon signore, vi ho riconosciuto, quel dì, nelle scuderie dei tanto da me amati signori Stevens!" L'uomo provò a tendere una mano -ma Bradley ritirò la sua- e aggiunse: "Medesimo sguardo, oh! Abbiate pietà di me e della vostra povera madre, colei che vi ha messo al mondo e che..."

Il giovane alzò un dito, il fuoco avvampava nelle sue iridi. "Non una parola di più, ti ordino."

"E che è stata tanto in pena per la mancanza del suo bel figliolo! Possiate affiancare il buon Onnipotente nella nostra amara e umile richiesta di indulgenza..." continuò imperterrito.

"Ti ho detto di non aggiungere altro!" urlò il giovane, spiegando le sopracciglia in una linea curva, che sembrava dividere in due sfere concentriche il suo sfogo di rabbia e la sua imparzialitá.

A quelle parole, il cocchiere non poté far altro di svestirsi del suo cappello, chinando il capo con fare mortificato e congiungendo le dita dinanzi al suo panciotto consunto, ed era ovvio come egli avesse il plausibile intento di suscitare un'infima pena, una tenerezza che non arrivò da ambo i lati -di me e di mio marito-.

Dopodiché, Bradley allentò il suo foulard, chiaramente avvolto da un eccesso di calore dovuto alla -oramai- incancellabile circostanza e, dopo aver infilato le mani nei suoi calzoni, iniziò a camminare nervosamente tra le figure di quei pochi servitori che avevano arrestato la loro corsa frenetica per lanciare un'occhiata alla scena. "Chi ha permesso che quest'uomo vile e turpe entrasse?" Egli si sporse verso uno stalliere, lo sguardo quasi arrogante. "Intendete forse convincermi che abbia oltrepassato i cancelli senza alcun impedimento?" Si obbligò a congiungere le mani dietro la schiena per contenere quel fare manesco che gli vedevo ben dipinto nelle gesta.

Rimasi in silenzio, il corpo tanto immobile da poter suscitare compassione, eppure i miei occhi si spostavano convulsamente sulle figure dei due nemici -ebbi l'ardire di definirli- e sussultai di una grande sorpresa, quando il giovane alzò maggiormente il tono della voce, così da colmarlo di ondate pure di rabbia e autorevolezza, dicendo: "Ho detto, chi ha permesso il suo accesso?"

"Io, signore." intervenne un servo, vivamente timoroso, affiancato da due cameriere, quasi volesse in esse trovare riposo e conforto.

Bradley ghignò, tuttavia era chiara la sua delusione. "Bene bene," Si avvicinò a questo con passi lenti e feroci. "vai via, prima che possa avere la consapevolezza di poter pentirmi per quanto intendo dirti. Via!" aggiunse con voce solenne.

Buon Dio, placa questo giovane ferito! mi ritrovai a pregare, giacché la sua reazione poteva definirsi seriamente incontrollabile.

Il servo si dileguò, e udii i suoi singhiozzi, una volta che giunse nell'androne.

Mi voltai e vidi le due cameriere seguirlo, dannatamente apprensive.

Bradley tornò al mio fianco, squadrando l'uomo quasi fosse uno sconcio lembo di pezza sudicia, e i suoi respiri divennero ansimanti. "Cosa vuoi da me? Non ti è forse chiaro il mio pensiero?"

Vincent non ebbe il coraggio di osservare i suoi occhi, pertanto rimase a capo chino. "Ma signore, oh, ve ne prego, vostra madre intende rivedervi, così tanto le siete mancato che ogni notte ella..."

Rifiuto e seduzioneWhere stories live. Discover now