Prologo

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Tremava tutta mentre si avvicinava lentamente all'enorme quadro della Sala Alta.

Cercando di calmarsi, posò gli occhi sul dipinto. Vi era rappresentato un castello incantato dalle guglie azzurre che si stagliava in lontananza sulle vaporose nubi biancheggianti. Il cielo, che ricopriva gran parte del quadro, era stato realizzato con poche e grosse pennellate celesti, sfumate abilmente alle estremità.

A prima vista sembrava che fosse raffigurato solo quel castello ma, ad un'osservazione più attenta, si poteva scorgere una piccola figura seduta su una delle tante torri. Una figura che portava un lunghissimo abito turchino e sulla testa una corona.

E, se si contemplava il dipinto nella sua interezza, ci si poteva accorgere che il castello sembrava fuso alle nuvole, formando nell'insieme una configurazione a forma di rombo.

Fece un respiro profondo e allungò una mano verso la corona che portava in testa. Il suo indice toccò la superficie liscia e fredda di quella che era la pietra preziosa incastonata proprio al centro della corona, fra gli intrecci argentei.

L'acquamarina.

Ricordò quando, molti anni addietro, il Primo Cavaliere le aveva portato direttamente dal Pianeta Terra quel prezioso dal colore per lei sacro, brillante di riflessi turchesi, così che, per volere suo e della Grande Saggia, venisse intriso del potere speciale della luce.

E proprio per tale potere ora toccò l'acquamarina e nello stesso momento toccò anche la piccola figura seduta sulla torre dipinta.

Si sentì uno scatto di meccanismi provenire da dietro il quadro, e dal suo centro fuoriuscì una sezione rettangolare su cui sopra era presente uno scrigno di legno.

Il silenzio si fece assordante mentre lei lo prendeva delicatamente fra le mani.

Quanto tempo era passato dall'ultima volta che lo aveva fatto?

Tanto, ma non troppo.

La pace non durava mai troppo.

Sentì sotto le dita i preziosi e ricercati intagli del legno e ne ammirò ancora una volta le figure che rappresentavano.

Storie di battaglie e di guerre, di regni e di regine, di misteriose eroine...

Distolse lo sguardo e si voltò a guardare la Grande Saggia, ritta immobile a fissarla attraverso gli occhialetti tondi.

-È questo.- Posò lo scrigno sul tavolo e si sedettero vicine.

Si guardarono.

-Smettila di guardarmi così, Mimi, che mi rendi nervosa.- La voce gracchiante della vecchia era inimitabile ed inconfondibile, e Mimi fece una risatina irrequieta.

-Vuoi dirmi che non lo sei già? Andiamo, Nana. Sappiamo che non sei una tipa particolarmente irascibile, ma in un momento come questo chi non sarebbe nervoso?-

-Il nervosismo rende le persone irragionevoli.-

-E tu non lo sei, chiaro come il sole.-

Mimi si lisciò le due ciocche di capelli che le ricadevano ai lati del viso, poi sospirò.

-Cerca di spicciarti, non abbiamo tutto il giorno- tuonò la vecchia.

Mimi alzò un sopracciglio.-Non dici sempre che la fretta è una cattiva consigliera?-

-Ma dico anche via il dente via il dolore, mia cara.-

Mimi sorrise. Era inutile sfidare Nana nel campo dove era più esperta, i proverbi: chiunque avrebbe perso contro di lei. Era infatti attraverso continue citazioni che Nana dava sfoggio della sua infinita conoscenza.

Mimi tirò fuori dalla tasca del sontuoso abito un fazzolettino ricamato. Lo aprì e prese il piccolo gioiello a forma di S che vi giaceva in mezzo. Anche Nana nel frattempo aveva estratto un fazzoletto, e prese una piccola chiave all'interno.

-Pronte?- domandò Mimi.

-Pronte.-

Allora Mimi prese la chiave dalle mani rugose di Nana e ne infilò l'impugnatura nella prima curva della S, quella più ampia.

I due oggetti si incastrarono perfettamente, formandone uno solo.

Quindi, trattenendo il respiro, avvicinò la lama della chiave alla serratura dello scrigno.

Le mani le tremavano.

-La calma mette alla prova la forza di uno spirito. E il tuo spirito è forte, mia regina.- Nana le posò una mano sul ginocchio.

Mimi annuì e, più convinta, infilò la chiave nella serratura una volta per tutte.

Una potente ondata di luce e di forza divampò all'improvviso dallo scrigno, e le due donne dovettero proteggersi gli occhi per non essere accecate.

La luce, l'energia, lo spirito che conteneva quel piccolo scrigno avrebbero garantito la creazione di due oggetti magici capaci di segnare il destino di tre mondi.

Cronache celestiWhere stories live. Discover now