Capitolo 2

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La mattina dopo, pioveva. Grosse nubi si affaccendavano all'orizzonte, nere come la pece, mentre la pioggia a catinelle faceva ribollire la superficie del lago. La passeggiata fino alla sponda opposta era archiviata.

Decidemmo di tornare a casa. Zaini in spalla e cappucci in testa, ci avviammo verso le nostre autovetture che aspettavano nel parcheggio del camping, a quattro chilometri dal Brunswick River.

Quando arrivammo, eravamo tutti fradici.

Salii in macchina con Leslie, silenziosa. Una grande stanchezza si era infatti impossessata di me.

Sei troppo meteopatica, Zassy.

Appena Leslie lasciò la breve strada fangosa per immettersi nella statale, pensò bene di continuare con quello che aveva interrotto il giorno prima: l'interrogatorio. Non ero decisamente in vena, la stanchezza in me era naturalmente associata al malumore.

-Taciturna, oggi.-

Decisi di non rispondere. Pessima idea.

-Infatti...- Leslie mi lanciò una breve occhiata prima di tornare a guardare la strada. -Qualche problema?-

-Piove- sbottai solo, in un tono forse un po' troppo stizzito. Leslie, ovviamente, se ne accorse.

-È una scusa- disse subito dopo, dandomi una mazzata. La sua schiettezza mi uccideva.

-È quello che deve essere- ribattei inacidita. Leslie non disse più nulla, finché raggiungemmo casa mia. Per tutto il tragitto rimasi in una condizione come di torpore.

Abitavo in un condominio nella periferia di Belville, al settimo piano. Quando accostò davanti alla porta d'ingresso, sospirai sonoramente.

-Leslie, devo dirti una cosa.-

Lei si voltò verso di me, per niente sorpresa. -Dimmi.-

Feci un respiro profondo, guardando di fronte a me per evitare gli occhi indagatori della mia amica-investigatrice, e mi decisi a cominciare. -Ieri notte...-

Non feci in tempo a terminare la frase. L'abitacolo iniziò a girare vorticosamente, il cruscotto si avvicinò sempre di più ai miei occhi, poi il nulla più assoluto.

Venni violentemente risvegliata da un rumore assordante che mi trapanò le orecchie. Sbattei le palpebre, mentre gli ultimi rimasugli di sonno venivano spazzati via.

Mi tirai su a sedere mentre i miei occhi visualizzavano una figura di fronte a me.

-Ma che cazz..?- furono le mie prime parole.

Leslie, in piedi davanti al letto dove stavo sdraiata, aveva le braccia spalancate e in ogni mano stringeva una padella. Aveva il viso accaldato e il fiatone, gli occhi sgranati e gonfi di lacrime.

Sostituii l'imprecazione:-Che cavolo stai facendo, Les?-

Passarono alcuni secondi di silenzio, poi Leslie scoppiò a piangere. Poggiò le padelle sul letto e corse ad abbracciarmi. Mi strinse talmente forte che per un attimo persi la facoltà di respirare.

Le diedi un paio di pacche per farla smettere. Quando finalmente si allontanò da me, le chiesi:

-Che ti sta succedendo?-

-Tu!- mi gridò per tutta risposta. -Mi hai fatto prendere uno degli spaventi più grandi di tutta la mia vita!-

-Cosa?- Proprio non capivo.

-Come cosa?!- Era furibonda. -Ti sei addormentata, addormentata dico!, mentre parlavi! Ti sembra normale? Pensavo fossi svenuta e invece eri lì che te la dormivi in tutta serenità, noncurante di un'amica che ha perso un ventricolo per colpa tua!-

Cronache celestiWhere stories live. Discover now