Capitolo 4

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-Non crederai a quello che ti ha detto la tipa.- Leslie mi sventolò davanti al naso una patatina fritta prima di infilarla in bocca.

-Non saprei,- dissi, indecisa –mi sembrava sincera.-

Leslie alzò gli occhi al cielo. -Saper mentire è un requisito fondamentale per vivere in questi tempi! Se non lo sai fare, sei un fallito.-

-In genere non ho bisogno di mentire- la rimbrottai. –Così come non vedo perché questa donna avesse bisogno di raccontarmi una storia così fantasiosa per ottenere qualcosa. D'altronde, l'oro e il diamante ce li ho al collo io, non lei.-

-Allora vendi quell'ampolla.-

La fulminai con lo sguardo. Leslie fece una smorfia. -Forse avrai ragione tu,- pareva sul punto dell'esasperazione –ma se fossi in te, non mi fiderei di una che mi dice che c'è un mondo sopra le nuvole e che è un'elfa. Suvvia, è assurdo!- Scoppiò in una risata argentina e alcuni presenti nella mensa si voltarono a guardarla.

-E se ti dicessi che ho visto le sue orecchie?- Mi avvicinai di più alla mia interlocutrice. –Sono sottili e appuntite. Proprio come quelle degli elfi delle fiabe. E pure quelle di Kai erano così. Perché mai due tipi avrebbero dovuto rifarsi le orecchie per prendere in giro la gente? Questo è assurdo.-

Solitamente, quando la mia amica non aveva una risposta pronta – il che succedeva piuttosto raramente – faceva qualunque cosa per non darlo a vedere. Oggi usò l'arguto stratagemma di riempirsi la bocca di patatine per non darsi la possibilità di replicare. Alzò le spalle mentre masticava con impegno.

-Mettiamola così. Se nei prossimi giorni mi ritroverò in una situazione di pericolo, come mi ha fatto intendere Diana, allora deciderò di provare a crederle. Altrimenti sarà stata un'impostora- conclusi.

-Spero la seconda opzione.-

-Io per prima.-

Mi ero ripromessa di smettere di pensare a Diana, a Kai e alle loro parole. Così come mi ero ripromessa di non pensare a quella che sembrava una cupa premonizione: io in pericolo. Però, alla fine della scuola, mentre tornavo a casa a piedi, continuavo a sentirne il peso angosciante nello stomaco.

Avevo appena salutato Leslie e, come ogni giorno, attraversai a passo spedito un quartiere poco frequentato per tornare a casa più velocemente. Stavo giusto per imboccare una curva quando sentii alle mie spalle una voce agghiacciante che diceva:-Non avere così tanta fretta, Fata del Sole.-

Mi voltai di scatto, spaventata, e di fronte a me trovai, con mio grande raccapriccio, lo stesso inquietante tipo del giorno prima vestito di blu. L'elfo. Kai.

Anche questa volta eravamo soli. Solo che oggi l'elfo non aveva più indosso un elegante completo, ma un abito blu notte lungo fino alle caviglie, stretto in vita da una grossa cinghia di ottone. L'ottone era ripreso nei massicci spallacci e nei bordi delle ampie maniche. Portava anche un lungo e pesante mantello argentato e, quando fece un passo verso di me, notai degli spessi braccialetti che sembravano di ferro scuro lambirgli pesantemente entrambi i polsi.

-C...che vuoi da me?- balbettai, in preda al panico.

-Solo quello che hai attorno al collo, Fata del Sole. Nient'altro. Se me lo darai, me ne andrò via senza torcerti un capello. Altrimenti...- e qui si bloccò, fissandomi in un modo che mi fece accapponare la pelle -altrimenti sarò costretto a farti del male- terminò, leccandosi le labbra.

Io mi sentivo sempre più in pericolo, e il mio cuore aveva preso a battermi fortissimo.

-Io...- cominciai, indietreggiando. Ma non me la sentivo di riflettere. Per puro istinto, mi voltai di scatto e presi a correre all'impazzata.

Cronache celestiWhere stories live. Discover now