Capitolo 8

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Se la vista aerea di Belville poteva incantare, quella della grande città di Melbourne mozzava il fiato. Soprattutto perché era il crepuscolo. Un'infinita distesa di grattacieli illuminati si snodava a perdita d'occhio fino a fondersi con la vaporosa e indefinita linea dell'orizzonte rosato, mentre, dall'altro lato, lingue di terra si tuffavano nell'oceano incuranti della sua indomabile maestosità.

Un vento gelido mi sferzava tutto il corpo e dovetti ricorrere a tutta la mia forza per non perdere il controllo delle ali.

Urlai il nome di Diana per sovrastare il frastuono del vento e, quando le catturai l'attenzione, le feci capire a gesti che non potevo resistere per molto tempo ancora lì in aria.

Lei allora congiunse le mani e quando le separò in mezzo a esse comparve una pallida sfera di luce che si dilatò fino a inglobare entrambe.

Subito dopo, il vento cessò di falciarmi e il mio corpo riprese a scaldarsi normalmente. Mi risultò immediatamente più facile controllare il volo, così mi voltai verso Diana per capire cosa avesse combinato.

-Questa è una tenue barriera di protezione, la più debole della serie che noi elfe-fate e voi Sky Wardens potete impiegare. Serve solo a proteggerci dalle intemperie e dagli uccelli durante il volo e, se attivata la barriera di un grado più resistente, può evitare collisioni con eventuali aerei. Funge un po' da cuscinetto.-

-Imparerò a usare tutte le barriere?-

Diana annuì, continuando a guardarsi intorno circospetta. Cosa avesse da controllare proprio non lo sapevo, in fondo da quell'altezza non si distingueva nulla a parte i grattacieli.

-Gwendolyn Philips, la Sky Warden della luna che conoscerai a breve, abita in un sobborgo della città, vicino a Albert Park... Quindi verso sud.- Indicò un punto alla mia destra, dove riconobbi una macchia verde con un lago centrale che staccava fortemente col resto del conglomerato urbano.

-Durante il volo rimarrai vicino a me, d'accordo?- si raccomandò l'elfa-fata. Annuii prima che avanzassimo in volo verso il quartiere indicato.

Mentre avanzavamo riccioli di nubi si infittivano davanti alla parete trasparente della barriera per poi dissolversi in un turbinio leggero non appena le fendevamo col nostro passaggio.

-Ora scendiamo di quota- mi avvertì Diana. Mi concentrai per effettuare una virata controllata mentre le lingue impalpabili di nuvole lasciavano la loro gentile presa dalla barriera che mi circondava.

Gli alti edifici si fecero più vicini tanto che ora potevo distinguerne tutte le finestre.

-E se qualche abitante ci nota?- fu la mia domanda ansiosa mentre continuavamo a scendere.

-Con questa barriera siamo pressoché invisibili, nessuno si accorgerà di noi. Ora stai attenta!- L'accorata raccomandazione di Diana mi riscosse proprio nel momento in cui filavamo in volo accanto alla punta finale di un grattacielo. Edifici di varie altezze si susseguirono in rapida successione appena sopra di noi, mentre io gli occhi fuori dalle orbite cercavo di risucchiare con la vista e la mente la maggior parte del panorama.

-È incredibile!- esclamai entusiasta. Allargai le braccia, travolta da una sensazione di leggerezza e libertà mai provata. Si trattava anche di dominio, mi resi conto vedendo la città srotolarsi sotto di me.

Stavamo scendendo sempre più. Ormai volavamo raso le linee elettriche e potevo curiosare tra le persone che affollavano le vie principali.

-Ci siamo.-

Cronache celestiWhere stories live. Discover now