Capitolo 8 - Il museo personale di Merlino

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"Morire? Ma che son scemi?" Disse Nimue quasi ridendo.
"No sono furbi!" Disse Morgana alzando la testa dal calderone.
"Hai appena definito furbe delle persone che hai appena fatto resuscitare e che hanno intenzione di morire di nuovo?"
Morgana si avvicinò a uno scaffale e prese un vecchio libro impolverato con una rilegatura color rosso fuoco. Le aveva fatto comodo un po' di magia che portava nel presente oggetti del passato, grazie a quell'incantesimo era riuscita a riavere tutto ciò che le serviva per la su vendetta. Aveva deciso di portare anche una foto di Mordred da bambino, le mancava il suo piccoletto, e l'idea di riportarlo in vita c'era anche stata nella sua mente oscura, ma lo considerava troppo fragile per farlo abituare a quello strano mondo. Ma chissà, forse più avanti, avrebbe avuto bisogno di lui. Certo, non avrebbe fatto tornare Mordred bambino, ma l'uomo che aveva visto morire la sua amata non l'avrebbe di certo aiutato ad ascoltare Morgana. No, per ora, Mordred restava nel regno dei morti.
"Che cos'è?" Chiese Nimue vedendo che Morgana passava la mano sulla copertina.
"Un vecchio libro di Gaius, molto vecchio, quando ancora era libero di professare la magia. Qui dentro c'è una pozione che aiuterà i nostri eroi a tornare nel regno dei morti e ricevere le informazioni che vogliono."
"Ma così ci scopriranno. Me l'hai detto tu, hai raccontato tutto alla Morte. Lei sa dove siamo, sa le nostre intenzioni, ci scopriranno."
Morgana si avvicinò al calderone, ci passò due dita sopra e una stanza buia e polverosa apparve.
"Si, ci scopriranno. Ma è proprio ciò che deve accadere."
"E perché?"
"Perché se anche loro sapessero la verità, come farebbero ad agire, se fossero bloccati nel mondo dei morti?"
"Hai intenzione di farli morire per mano loro? Geniale! E poi cosa faremo?"
"Avremo la piena libertà. Potremmo fare tutto ciò che vorremmo! In questo libro c'è una pozione che si chiama 'parlantina morente' e ti permette di parlare con la Morte stessa per un'ora, ma l'ho modificata e ora è una pozione mortale, che li farà solamente credere che la pozione sia temporanea: una volta bevuta, quell'ora diventerà eterna." Nimue sorrise e guardò la stanza nel calderone, mentre Morgana si avvicinava alla foto di Mordred da bambino un'ultima volta, sussurrandogli ciò che aveva intenzione di fare e sperando che dall'altra parte dell'immagine qualcuno riceva le sue parole.
"Chi è?" Chiese Nimue. Morgana si voltò. "Tuo fratello?"
"Non ho fratelli." Disse Morgana tornando dal calderone. "Lui è... una persona molto speciale." Nimue annuì e tornò a guardare la stanza.
"Che stanza è?" Chiese.
"È la cantina di Merlino. Ci spediremo il libro." Nimue annuì di nuovo e osservò Morgana alzare il libro sopra il calderone, lasciandolo cadere all'interno del liquido.

"Gaius, posso parlarti?"
"Si certo Merlino, siediti!" Merlino prese posto accanto a Gaius intorno al fuoco che avevano acceso nel cortile. Il sole stava calando e il freddo iniziava ad avanzare. "Dimmi tutto!"
"Quei cenni con la testa che hai fatto verso Artù..."
"Si?" Gaius iniziava ad emozionarsi.
"Ehm..." Merlino si ritrovò bloccato senza sapere cosa dire, così lasciò che le parole uscissero da sole. "Non pensi di aver rovinato l'atmosfera?"
Gaius sciolse il sorriso e lo guardò male.
"Merlino!" Merlino alzò le sopracciglia. "So che quello che provi per Artù non è semplicemente un rapporto servo-re!"
"Gaius cosa stai insinuando?"
"Che non ho fatto a meno di notare che i tuoi occhi si illuminano quando lo guardi, ti irrigidisci quando ti passa accanto e diventi improvvisamente un pomodoro quando lo vedi con Ginevra."
"Gaius, mi stai dicendo che sono gay?" Gaius distolse lo sguardo per un secondo, poi lo riportò su Merlino.
"Non ho idea di cosa voglia dire quella parola, però so che i tuoi sentimenti per Artù, sono piuttosto forti!"
"Gay vuol dire che mi piacciono gli uomini." Spiegò Merlino.
"Si, allora tu sei decisamente gay!"
"Gaius, ma..." Si sentì un tonfo e alcuni oggetti che cadevano. Entrambi i maghi si voltarono di scatto verso la porta. Passarono alcuni secondi ed Elian uscì quasi correndo. "E ora cosa avete rotto?"
"Rotto? Ah no niente!" Disse Elian in sua difesa. "Ma questa la dovete venire a vedere!"
Gaius e Merlino seguirono Elian in casa e andarono verso la scala, solo che al posto di salire, scesero in cantina.
Una volta arrivati, Merlino notò che erano al buio e accese la luce.
"Cos'è un nuovo incantesimo?" Chiese Sir Leon.
"Cosa?" Chiese Merlino confuso.
"Quella pallina luccicante che hai appena acceso!" Rispose Sir Leon indicando la lampadina.
"Si chiama luce artificiale! Ne sei stato circondato e te ne sei accorto adesso?" Chiese Merlino stupito e seccato allo stesso tempo.
"Si!" Rispose Sir Leon pienamente convinto.
"Bene, piccola lezione per tutti prima che mi mostriate i danni che avete fatto!" Urlò Merlino indicando tutti con le dita. "Quella che si è appena accesa si chiama lampadina e serve un interruttore per accendere ciò che si chiama luce. Non è un incantesimo è solamente e-le-ttri-ci-tà. È chiaro?" Tutti annuirono soddisfatti. "Bene, ora potete mostrarmi il danno che avete combinato?"
"Oh non c'è nessun danno!" Disse Parsifal. Si girò e si chinò raccogliendo un libro rosso. "Abbiamo sentito cadere questo!"
"Ehi quello è mio!" Disse Gaius lanciandosi sul libro. "È il mio vecchio libro di incantesimi, in questo libro ho annotato ogni singola pozione o incantesimo che studiavo, anche alcuni che ho inventato io!" Iniziò a sfogliarlo e passò la mano sui vari incantesimi, assorbendo i ricordi.
Merlino non era convinto.
"Si ma come ci è arrivato qui?" Chiese quasi spaventato il giovane mago.
"Non l'hai tenuto tu? In fondo era sullo scaffale della mia stanza, tutti potevano prenderlo!"
"Cioè tu tenevi tranquillamente un libro di magia a libero accesso in un regno privato da essa?!" Esclamò Artù.
"Si!" Rispose Gaius come se fosse la cosa più normale del mondo.
"E se ti avessero scoperto?" Continuò il re. "Saresti potuto morire!"
"Avrei detto che era un normale libro di pozioni curative, cosa vera! In parte..." Artù lo fissò allibito.
"Ehi ma quella la conosco!" Disse Elian avvicinandosi a una teca di vetro alta quasi un metro. "È la mia spada!" All'interno della teca, la spada di Elian risplendeva, lucidata e conservata come nuova. "Come fai ad averla Merlino?"
Merlino li guardò uno per uno, poi fece un movimento veloce con la mano e lo scaffale da dove era caduto il libro si aprì, rivelando una stanza scavata nella roccia viva, piena di teche di vetro e piedistalli di legno.
Tutti entrarono nella stanza e Merlino li seguì, portando la spada all'interno e mettendola nell'unico spazio vuoto.
"Ho voluto portare con me una cosa di tutti voi!" Disse mentre tutti si guardavano intorno stupiti. Ognuno andò dal suo rispettivo oggetto.
"La mia armatura!" Disse Galvano sorridendo al suo riflesso che sembrava indossarla. I suoi occhi diventarono lucidi e decise di chiuderli per evitare lacrime.
"Il mio pugnale!" Disse Parsifal. Il pugnale era in una piccola teca di vetro posizionata su un piedistallo. Parsifal tolse la teca e toccò il pugnale, sentì la sua energia espandersi in tutto il suo corpo e aveva un'improvvisa voglia di toglierlo dalla sua custodia per ammirare il suo splendore, ma non lo fece per paura di rovinarlo e decise di rimettere la teca al suo posto.
"Non ci credo!" Disse Lancillotto avvicinandosi a una piccola teca. "La mia cintura e la mia maglia di ferro! Accidenti devo aver messo su qualche chilo." La maglia era piegata in maniera ordinata e la cintura era arrotolata su di essa.
"I miei guanti!" Esclamò Sir Leon mettendo una mano sul vetro. I guanti sembravano nuovi, non erano rovinati come lui li ricordava e sorrise nel vederli.
Elian era rimasto dalla sua spada e continuava a girargli intorno con un sorriso enorme.
"La mia collana!" Esclamò Gwen quasi piangendo. "E la mia corona..." la sua corona era intatta, neanche una pietra fuori posto. Si girò verso Merlino. "Posso?" Lui annuì e lei tolse delicatamente la teca, prendendo la collana. Rimise la teca a posto ed Artù l'aiutò ad allacciare il suo amato gioiello.
"Hai davvero conservato tutta la mia roba per le pozioni?!" Disse Gaius entusiasta vedendo il suo tavolo delle pozioni intatto e con tutte le rispettive boccette al loro posto. L'unica cosa diversa, erano le pile di libri messi di lato uno sopra l'altro.
"Ho pensato che qualche ripasso mi sarebbe tornato utile." Disse Merlino. Gaius si voltò sorridendo e il mago ricambiò.
"E tu Artù cosa hai trovato?" Disse Galvano notando che mancava solo lui.
Tutti si voltarono verso il re. Artù si stava avvicinando a quello che era il suo trono posizionato dietro una tavola rotonda a ore dodici. La sua corona, in una teca di vetro, era a ore sei e lui ce l'aveva davanti. Artù alzò lo sguardo e vide tutte le spade che avevano inaugurato la tavola rotonda appese al muro. Ogni spada, per ogni cavaliere. Artù si portò una mano alla bocca, cercando di bloccare le lacrime.
"Ha tenuto il mio trono!" Disse continuando a guardare la corona. "La mia corona e la tavola rotonda, spade comprese!"
Solo in quel momento tutti notarono le spade ed esultarono.
"La mia spada!" Disse Lancillotto.
"Accidenti è ancora più bella di quanto la ricordassi!" Disse Parsifal.
"Mai stata così luccicante!" Disse Elian.
"Anche se non ti ho mai usata, sei comunque uno splendore!" Disse Gaius.
"Si vede una traccia di femminilità della tua impugnatura!" Disse Gwen.
"Cavolo sei proprio un gioiello!" Disse Galvano.
"Non ci sono parole!" Disse Sir Leon.
Merlino li osservò tutti quanti mentre sorridevano alle proprie spade, ma la sua mente lo riportò al presente e un pensiero cupo gli penetrò la mente: una visione. Una battaglia e quelle spade che tranciavano la pelle e tagliavano l'aria. E Morgana che combatteva contro Artù, ma il giovane re non era abbastanza forte. Non era più abituato alla pesantezza della sua armatura e stava perdendo.
Morgana aveva la spada di Gwen e lo stava per colpire al petto. Quando la lama calò su Artù, Merlino tornò al presente con respiro affannoso, nessuno si era accorto di niente.
Lì lasciò vagare nei ricordi, ma cominciava a pregare che quelle spade non si sarebbero mai dovute tirare giù dal muro...

Merlin: una guida nel mondo moderno || MerthurМесто, где живут истории. Откройте их для себя