Capitolo 22 - Il Censimento

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"Ne vuoi parlare?" Ginevra osservava il soffitto, le mani cinte al petto con la coperta tirata fino al mento.
"Ginevra sono le quattro del mattino!" Dall'altra parte della stanza, Artù era sdraiato di lato e fissava la fiammella della candela che teneva accesa sul comodino.
"Ma sei sveglio!" Gli disse l'amica sorridendo. "Stai pensando a lui?"
"E tu stai pensando a lei?" Ginevra non rispose. La risposta era palesemente si, perché diciamocelo signori e signore, il re e la regina di Camelot avevano fatto ufficialmente coming out, anche se solo nei loro cuori.
Artù sentiva ancora la ferita nel suo petto che gli bruciava. Meno rispetto alla cena, ma comunque sentire che il giovane mago non ricambiava i suoi sentimenti era doloroso.
E Ginevra non era da meno. La mattina dopo ci sarebbe stato il censimento e appena sarebbero usciti dal castello sarebbero andati al nascondiglio di Morgana... e lì l'avrebbe rivista. Non avrebbe permesso che i cavalieri le facessero del male, Ginevra sapeva che la soluzione era parlarle, farle capire che il futuro davanti a lei sarebbe stato bellissimo se avrebbe scelto di rimanerle accanto.
Nessuno dei due continuò la conversazione ed entrambi scivolarono nella notte.

La mattina dopo Artù incontrò Merino nel corridoio mentre usciva dal bagno, lo spazzolino ancora in bocca. I due si guardarono e a primo impatto ad Artù vennero dei flashback di quel momento assieme... sapete no? Spazzolino in bocca, dentifricio che cola. Ma chi era in ginocchio e chi era in piedi? Sta a voi scegliere.
Merlino scivolò in camera ed Artù scese a fare colazione. Lancillotto emerse dalla soffitta e si servì con le uova di Gaius. Il medico di corte si era cambiato i vestiti e ora sembrava un vero cittadino moderno di Londra.
Dopo che tutti i cavalieri ebbero fatto colazione Merlino andò nel suo museo personale e si mise a fissare le spade appese ai muri. Il mago fissò anche la corona del suo re. Aveva pensato a lui, e sentiva i sentimenti scaldargli il petto, ma aveva paura. Aveva paura di rovinare tutto e se non sarebbe stata una relazione duratura avrebbe perso non solo il suo amore, ma anche il suo migliore amico.
"C'è qualcosa che non va, amico mio?" Merlino si girò e vide Gaius appoggiato al muro che lo guardava sereno.
"Sto pensando di portarle." Disse il mago tornando a guardare le spade.
"Intendi le spade? E come mai?"
"Non sappiamo cosa ci ritroveremo davanti, né al censimento né  al nascondiglio di Morgana."
"Ma non sappiamo neanche che tipi di controlli ci saranno al castello. Potrebbero perquisirci."
"No. Morgana non sa neanche cosa vuol dire perquisire e Nimue non sa neanche da che parte è girata ormai." Merlino guardò Gaius e il medico sospirò.
"Portiamole."

"Vostra maestà, ma cosa vuol dire questo censimento?" Il principe William entrò con severità nella sala del trono, la mano sull'elsa dorata della spada e la divisa rigorosamente stirata per l'occasione. Certo, fosse stato avvisato prima di questo censimento si sarebbe fatto trovare in modo impeccabile, tuttavia era stato avvertito a cena, la sera prima e l'unica cosa che era con lui mentre indossava la divisa era la rabbia.
Tuttavia, nonostante la rabbia, il re conosceva le buone maniere e si inchinò rigorosamente alla regina incantata. Non si sarebbe comportato come suo fratello Harry, lui sarebbe entrato sbattendo la grande porta e urlando...
"Nonna, sinceramente, che cazzo succede?" Appunto. William chiuse gli occhi e sospirò. Non si disturbò neanche a ribeccare il fratello con la sua "educazione verso la regina", una piccola parte di lui voleva esprimersi come aveva fatto Harry.
"Nipoti miei, è stata una decisione affrettata, lo so. Ma ho ritenuto fosse opportuno registrare di nuovo ogni cittadino per capire chi di loro è effettivamente degno di avere la cittadinanza inglese." Rispose calma la regina, lo sguardo fisso davanti a lei. Entrambi i fratelli notarono che non sbatteva le palpebre, ma soprattutto che non guardava nessuno di loro due.
"Potreste spiegarvi meglio, mia signora?" Chiese William facendo un passo avanti.
"In molti si ritengono cittadini inglesi e altri pretendono di avere gli stessi diritti. Dopo questo censimento verrano registrati tutti i luoghi di nascita e chi non è nato su luogo inglese verrà considerato straniero e verrà privato del diritto di voto!"
"Che stronzata!" Esclamò Harry avviandosi verso la porta. "Meno male che ho divorziato da questa famiglia di imbecilli!"
William rimase a fissare sua nonna, mentre lei non reagiva all'azione del fratello. Corrugò le sopracciglia, aspettandosi che lei lo rincorresse per i corridoi obbligandolo a chiedere scusa, ma ciò non accadde.
"Vostra maestà!" S'inchinò un'ultima volta verso di lei. Secondo il protocollo reale, la regina avrebbe dovuto congedare chiunque facesse l'inchino per andarsene. Elisabetta rispettava sempre quella norma, quasi l'adorava, tuttavia non disse niente a William e lui decise di andarsene con le antenne in allerta.

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