Capitolo 15 - Alla scoperta dell'amore

997 64 9
                                    

"E questo da dove viene?" si chiese Galvano curioso, ma allo stesso tempo ferito. Non aveva mai provato un sentimento così in vita sua: si sentiva spaccato, come se qualcosa dentro di lui si fosse rotto, lasciando una fessura nera che stava assorbendo ogni emozione di gioia provata fino a quel momento. Guardò il tavolo, e improvvisamente si sentì girar la testa, tanto da doversi sedere e fare respiri profondi, sul serio, che diavolo aveva?
Continuava a respirare profondamente quando sentì una pacca sulla spalla che lo fece sobbalzare.
"Dio, calmati cucciolo, sono io!" Artù si sedette di fronte a lui, mentre continuava a guardare Merlino che gli aveva dato il cambio dietro al bancone. Se la cavava bene il piccolo mago a distinguere i vari cocktail che volevano le oche della serata. Improvvisamente anche Artù sentì un dolore dentro di se, meno forte rispetto a quello di Galvano, ma a lui sembrò un dolore di perdita, come se avesse capito di non poter avere una persona e di averne perso un'altra da tempo. Cercò di non pensare a quel piccolo dolore e tornò a guardare l'amico: era lì per sollevargli il morale e non se ne sarebbe andato finché non ci sarebbe riuscito!
"Cosa succede?" chiese il re. "Ho visto la tua amica uscire in fretta e furia. Cosa hai combinato questa volta?"
"Io? assolutamente nulla!" si difese Galvano con un tono di voce alto. "Io non ho fatto niente per una volta. Piuttosto direi che è Mike che ha fatto qualcosa."
"Mike? Chi diavolo è Mike? Non stavi parlando con una ragazza?!"
"Mike è il fidanzato della ragazza!" Artù non rispose, si limitò ad aprire la bocca per un grosso "ooooh..." che però non emerse e rimase imbambolato con la bocca aperta per qualche secondo. "Si chiama Cindy, per la cronaca! E non so cosa mi stia succedendo!"
"Te lo dico io cosa ti succede amico! Ti piace Cindy!"
"Non è vero! A me non è mai piaciuto nessuno, non mi piace nessuno e non mi piacerà mai nessuno! Sono un tipo da divertimento, lo sai!"
"E allora come mai non sei manco andato a salutare quelle ragazze al banco che mi salterebbero addosso da tutta la sera?" Galvano non rispose. "Perché ti piace Cindy!"
"Non sparare cavolate!" E se ne andò, diretto verso casa, pensando al suo comodo letto, convinto di farsi una bella dormita.
"Sta andando di moda come espressione!" Commentò Artù tornando dietro al bancone

"Okay, tesoro, ti ricordi il tuo indirizzo?" Chiese Parsifal alla ragazza ubriaca mentre l'aiutava a salire sul taxi.
"Si caro mio muscoloso smidollato!" Rispose la ragazza irritata. Parsifal guardò il tassista che sorrise e annuí al cavaliere: aveva capito con chi aveva a che fare. Parsifal chiuse la portiera e guardò il taxi partire dopo alcuni secondi, aspettò che girasse l'angolo, sparendo dietro ai palazzi. Poi si girò, pronto a rientrare nel bar a lavorare quando si scontrò con una ragazza dagli occhi brillanti.
"Oh scusami, andavo di fretta!" Disse la ragazza.
"Colpa mia, non guardavo dove stavo..." la ragazza non aspettò che finisse la frase e scappò via, correndo nella direzione opposta rispetto a dove si era diretto il taxi, ma sparendo anche lei tra i palazzi. Parsifal non finí la frase e se ne tornò al lavoro.

Ginevra non aveva mai raccontato a nessuno di quella fotografia. La teneva con se, in una piccola tasca che si cuciva in ogni maglia nuova che riusciva a comprarsi. Era una piccola tasca interna, sul suo cuore, piccolo ma pieno di emozioni. E ogni volta che era da sola, come quella sera, la prendeva e la guardava, piena d'amore e confusione.
Per carità, amava Artù, alla follia. Ma quella foto era più dell'amore, avrebbe dato la sua vita per quella persona. Non la considerava malvagia, i suoi occhi azzurri ghiaccio no le dicevano lo stesso, i suoi capelli neri non le trasmettevano buio e tenebre. Morgana la trasmetteva tranquillità, amore, ma soprattutto speranza. Ginevra credeva in lei, sapeva che un giorno avrebbe ritrovato la luce e sarebbe tornata da lei. Non vedeva l'ora di ritornare ad essere lei e la sua migliore amica, nient'altro. Ci sperava davvero e un giorno sarebbe accaduto.

Sir Leon lavorava giorno e notte. Era mezzanotte quando Bob gli aveva detto che poteva andare a casa; aveva gli occhi gonfi, rossi e stanchi a furia di passare ore al computer. Adorava quel lavoro, ma a volte si chiedeva perché avesse detto di sì, con qualche sclero ovviamente.
Una volta uscito dall'ufficio si diresse verso il bar, ormai avrebbero dovuto chiudere, infatti stavano tutti abbassando la serranda del bar quando Leon arrivò.
"Eccolo qui! Il lavoratore!" Esclamò Elian abbracciando il cavaliere. Leon notò due strani occhi azzurri, quelli di Merlino, posati sul re, particolari e non li aveva mai visti sul mago.
Andarono tutti assieme a casa, dove Gwen stava finendo di guardare la piccola foto di Morgana, ma quando sentì aprire la porta la nascose velocemente nel taschino interno e fece finta di dormire.
Tutti andarono nei rispettivi letti e presero sonno, come la normalità comanda. Tutti erano tranquilli, senza domande per la testa, ma ognuno di loro da quella sera aveva sperimentato qualcosa di nuovo, una scintilla interiore mai provata prima. E dalla mattina dopo il caos iniziò.

Merlin: una guida nel mondo moderno || MerthurWhere stories live. Discover now