Capitolo 8

3K 111 135
                                    

Mi sveglio di colpo e guardo l'ora. Sono le 16:45 e io tra quindici minuti devo essere da Jason. Non ce la farò mai! Come posso essermi addormentato!

Scendo così velocemente dal letto che cado come al mio solito. Mi inizio a preparare e indosso un pantaloncino nero con una semplice maglietta bianca con il nodo e una camicetta a quadri sopra. Sotto metto le mie solite converse bianche e mi trucco con solo un po' di mascara. Sciolgo i capelli che avevo legato in una treccia e vedo che sono molto più ondulati del solito.

Prima di partire avevo schiarito le punte e devo dire che così mosse sono davvero belle. Prendo la borsa e il telefono e vedo che sono ancora le 16:55 quindi sono stata abbastanza veloce. Esco di casa e cammino a passo svelto verso casa di Jason. In questi casi, vorrei tanto avere una macchina!

Arrivo a casa sua in dieci minuti e busso. Ad aprirmi c'è un Jason senza maglietta con solo un jeans nero attillato. Cerco di non fissare i suoi spettacolari addominali e lo saluto entrando.

<Hey, scusa le condizioni ma ho appena finito di farmi la doccia> mi dice lui chiudendo la porta

<Non ti preoccupare. Maddison c'è ?> chiedo io

<No, è andata in centro con mia madre a fare qualche commissione.> mi risponde ed io annuisco.

Mi giro a guardarlo e non posso evitare di fissare i suoi addominali. Ha un fisico scolpito e i tatuaggi lo rendono ancora più bello. Vorrei tanto chiedergli il significato di quei tatuaggi ma non mi sembra il caso.

<quando hai finito di fissarmi possiamo andare a fare matematica!> dice lui divertito

<io non ti stavo fissando, stavo guardando quel vaso dietro di te> dico indicando un vaso a caso

< si certo come no!> ribatte lui ridendo

Perché faccio sempre figure di merda ?

Saliamo al piano di sopra ed entriamo in camera sua. È molto bella e grande. Ha un letto matrimoniale nero con vicino due comodini sempre neri. Difronte c'è una grande scrivania bianca con un computer sopra ed accanto c'è una grande televisione.
Sul lato destro c'è una porta che penso sia la cabina armadio.

<Allora, hai portato i libri?> mi chiede lui

<certo che no, ho portato solo dei cavoletti e dei cetriolini> dico ironica

<ovvio che ho i libri> continuo poi sedendomi vicino alla scrivania accanto a lui.

<Allora cominciamo dall'argomento che stava spiegando la prof in classe> mi dice lui ma non gli do neanche il tempo di finire che gli chiedo

<andiamo a letto?> ma poi mi rendo subito conto del doppio senso e aggiungo

<per fare i compiti intendo!>

<certo come vuoi, se volevi portarmi al letto bastava dirlo subito, non oppongo resistenza> dice con un sorriso beffardo

<non ci verrei neanche morta a letto con te> rispondo io

<voglio fare i compiti sul letto perché è più comodo stupido> continuo poi

<e va bene, e io che mi ero illuso di portarti a letto!> risponde lui e io gli tiro un quaderno sul braccio che gli ha fatto neanche un pochino male per via dei suoi muscoli.

Si butta sul letto e io mi sistemo a distanza di sicurezza.

<puoi anche avvicinarti, non mordo mica!> mi dice lui e noto che ho messo davvero tanta distanza tra di noi.

You are the light to my shadowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora