1999

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"Ti conobbi il giorno di Halloween del 1999.
Me lo ricordo bene perché per cucirmi il vestito da Bonnie, quasi più bello dell'originale, impiegai un mese. Ma io dovevo essere perfetta.
Dovevo essere la perfetta Bonnie Elizabeth Parker.
Ispirata dal film 'Gangster Story' del '67, mi misi un basco color melone acerbo, e un lupetto del medesimo colore. Ti ricorderai molto bene anche del fazzoletto di seta che portavo attorno al collo, a contornare il mio viso truccato leggermente.
Mi ricordo dei miei corti capelli biondi, tagliati da sola con la più ragguardevole accortezza.
Dovevo essere perfetta.
Avevo 19 anni, e vagavo da sola tra la Sherwood e la Williams.
Avevo le mani sulle tasche della mia minigonna, ben rimboccate per evitare di prendere dei geloni.
Mi chiedevo tra me e me cosa stessi facendo: sapevo benissimo che una ragazza sola era una preda facile, soprattutto perché era Halloween e il mio indumento inferiore svolazzava ad ogni minima ventata. Avrei potuto attirare qualsiasi malintenzionato.
Oltretutto era freddo. Mi ricordo ancora di come mi gocciasse il naso, ormai diventato gelido e rosso dalla temperatura.
Mi decisi perciò, a riprendere la via del ritorno.
E fu così che ti conobbi.
Molto probabilmente, se avessi continuato dritta per la mia strada, senza tornare indietro, la mia vita sarebbe ad un punto differente ora; starei nel giardino a giocare con i miei due figli, mentre mio marito preparerebbe per noi la cena: un'ottima grigliata di carne nel barbecue comprato il giorno stesso. E perché no, magari potremmo aver invitato a cena anche i nostri simpatici e gioiosi vicini di casa.
Ma l'idea, mi conosci e lo sai, non mi allettava nel '99, e non mi alletta neppure ora."

Mi presi una tregua dalla tortura psicologica alla quale mi stavo sottoponendo: l'idea di ripercorrere i passi più importanti della mia vita con l'uomo che mi aveva fatto perdere la testa, e riscriverli in un misero scampolo di carta mi faceva impazzire, ma io dovevo dare delle spiegazioni.
Dovevo farlo.

Ricominciai a scrivere solo quando mi sentii di nuovo pronta a farlo, con la mano sinistra traballante e inquieta.
Mi ricordai di quando la maestra, alle scuole elementari, mi strapazzava per il mio essere mancina.
Mi chiamava 'La Bambina di Satana'.

"Ti vidi sotto quel lampione gotico, eri illuminato solo dalla fioca e intermittente luce.
Mi facesti avvicinare, chiedendomi se avessi un accendino.
Non avevo un accendino, no di certo. Non fumavo. Ma tenevo sempre dei fiammiferi in caso di necessità.
Te ne porsi uno, assieme alla superficie ruvida, sul quale sfregasti la capocchia del preparato di solfuro di antimonio e clorato di potassio. Prese fuoco, e vi accendesti la tua Dunhill rossa."

electra | spencer reidWhere stories live. Discover now