Tornado

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Flashback
30/03/00

Augustus ed io eravamo nel mio piccolo appartamento da soli, sdraiati sul morbido letto da una piazza e mezza a tenerci la mano e a raccontarci delle nostre vite.

-I miei genitori sono rimasti a Reno.
-Reno? Dov'è?
-Dio mio Augustus, fai così schifo in geografia? È in Nevada.

Ridemmo a pancia all'aria per circa mezz'ora.
Non mi ero mai sentita così prima d'ora: ero gioiosa e allegra, gli occhi mi splendevano ogni volta che guardavo i tuoi piccoli occhi neri, nascosti da foltissime ciglia dritte.

-Perdonami se non sono acculturato come te.
Frenai la risata gradualmente.
-I tuoi genitori invece?

Vidi che la tua espressione cambiò di colpo: passasti dall'avere i crampi allo stomaco dalle risate, ad avere un nodo in gola per la tristezza.
-Non esistono per me.

-Che significa?- ti chiesi alzando di scatto la testa dal morbido cuscino.
-Che non esistono, capito?
Non ti avevo mai sentito con questo tono di voce, sembravi così sconsolato e al contempo arrabbiato con me.
Mi scusai, non volevo toccare un tasto dolente della tua vita, ma ero così curiosa di sapere cosa fosse successo.

"Il tempo passò velocemente.
Ormai era arrivata la primavera e stavamo insieme da circa tre mesi.
I più bei, ricchi ed entusiasmanti tre mesi di tutta la mia vita. Eravamo andati al cinema insieme, al market, al ristorante, e ancora al bowling, al drive-in e al country club.
Tutto questo io e te, e in soli tre mesi.
Poi avvenne quello che non mi sarei mai aspettata."

Dopo qualche minuto rientrarono nell'appartamento Jan-Åke e Isabela, tornati evidentemente dalla loro giornata di spese folli al Mall.
Non gli avevo ancora parlato di te Augustus, quindi rimasi un po' sbigottita e spaventata all'idea di doverti presentare a loro, ma tu mi sussurrasti che sarebbe stato un onore conoscere i miei "amici".

Così presi coraggio, e andammo mano nella mano in cucina, dove i miei due coinquilini stavano scartando le buste colme dei vestiti che avevano acquistato.

-Ragazzi- richiamai la loro attenzione- lui è Augustus, il mio fidanzato. Augustus, Jan-Åke e Isabela, i miei coinquilini.

Vidi il volto di Isabela diventare viola, al che iniziai a pensare che si fosse ingelosita.
-Ben ti sta- parlai chiaro nella mia mente.

Jan-Åke si presentò immediatamente con il suo classico fare da esibizionista, baciandoti addirittura la mano e facendo una specie di riverenza, limitata nei movimenti dai suoi bianchi skinny jeans.

-Tu- iniziò a sbraitare Isabela -come cazzo hai potuto?
Si avvicinò di scatto a te e ti diede uno schiaffo colmo d'ira sulla guancia.

-Che stai facendo? Che ti prende?
Cercai di intervenire staccando quella maniaca da te.

Mi diede una spinta così forte da farmi cadere all'indietro. -Cosa sto facendo io? Cosa state facendo voi piuttosto. Lui è il mio fidanzato.

Improvvisamente sentii il mio corpo mancare.

"Sai di cosa parlo vero?
Come hai potuto farmi una cosa del genere?
Stare con due ragazze allo stesso tempo?
Illudere due ragazze allo stesso tempo?
Non ti sei sentito un vigliacco? Un codardo? Uno schifoso?
Ovviamente no, tu godevi di quella scena, te lo si leggeva in faccia.
Non ti interessava niente dei miei sentimenti né tantomeno di quelli di Isabela.
Avevamo sognato tutto insieme, nonostante la nostra fosse stata una breve relazione.
Io ti amavo, eri il mio primo e unico amore.
Tenevo a te incommensurabilmente.
Con questo gesto avevi semplicemente spazzato via ogni mia certezza, come un soffio nella polvere."

electra | spencer reidWhere stories live. Discover now