La stanza dei peccati

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II°:

Camminavo a piedi nudi all'interno di quella stanza dal pavimento gelido e lurido.

Doveva trattarsi di una casa abbandonata, o almeno lo era stata prima che il maniaco la allestisse facendo sembrare una delle sue stanze la mia vecchia camera.

Il luogo dove mi trovavo era completamente fatto di granito. Il pavimento, le quattro pareti e il soffitto erano lastricate e di colore grigio, rendendo ancora più freddo l'ambiente già strettamente rigido.

Un odore di chiuso mi pervadeva le narici ogni volta che respiravo. Odore di chiuso misto a tanta, tantissima paura.
Nessuna finestra da aprire, c'era da aspettarselo.
La luce flebile era data solo da una lampada a barra posta sul soffitto, la quale emanava anche riflessi verdastri, rendendo ancora più agghiacciante quel già spaventoso scenario.

Augustus era ancora accantonato su un angolo, esattamente come l'avevo trovato una decina di minuti prima, mentre io avevo iniziato a camminare nervosamente in qua e in là per l'ambiente cubico.

L'arredamento era sciatto e malandato.
Una branda letto sfasciata e con evidenti segni di vecchiaia e bruciature ai lati, coperta miseramente da un lenzuolo bianco, sporcato di fango e sangue.

Al lato di essa un televisore vecchio che trasmetteva solo righe orizzontali in tutte le tonalità dal grigio al nero, probabilmente rotto.
O così avevo creduto finché non si era acceso, mostrando delle scritte in rosso.

"CONFESSA."

Cosa c'era da confessare? Cosa avrei mai potuto dire di così eclatante per compiacere la mente dello psicopatico?
Cominciai a pensare e pensare, ma niente mi venne in mente, fin quando una voce tetra e metallica riecheggiò per la stanza.

"Alzati in piedi, Augustus"-ordinò la voce che sembrava provenire dall'unico altoparlante posto vicino ad un'altra telecamera di sorveglianza.

"Perché? Che vuoi?"-rispose Augustus in preda ad un crollo nervoso.
"Fai ciò che dice, ti prego"-gli suggerii, essendo consapevole dei comportamenti di questi soggetti.
Psicopatici, vogliono avere un controllo totale su tutto, sono molto organizzati e precisi nei dettagli. Più che un dolore fisico preferiscono infliggerne uno psicologico.

Augustus si alzò in piedi con le gambe che tremavano mano a mano che si ergeva.
Il suo sguardo era fisso dentro la telecamera che emetteva quella dannata luce rossa senza mai smettere.

"Conosci Electra Rivera?"-sentenziò la voce aldilà dell'altoparlante.

"Cavolo"-pensai- "io la conosco, abbastanza bene, forse è questo il nesso che ci collega."

"Il nome mi è familiare, sì"-rispose Augustus confuso- "in realtà siamo stati insieme da ragazzi."

"Dove vi siete conosciuti?"-la voce sconosciuta sembrava essere incuriosita dai dettagli della storia ormai tramontata da anni tra Augustus ed Electra.
"In una via a Quantico, in Virginia"-rispose lui corrugando la fronte.
"Irrilevante, voglio sapere il luogo preciso, o la pagherai cara"- la persona dietro tutto questo sembrava essersi infuriata, voleva ricostruire una storia, e voleva farlo nei minimi dettagli, come un ossessivo compulsivo.

"Saranno passati 20 anni, io non mi ricordo neanche che cazzo ho mangiato ieri, facci uscire maniaco"-urlò Augustus a tutta voce contro la telecamera, riuscendo quasi a far tremare il pavimento.

"Non mi piacciono i ribelli, starai in isolamento"-decise il maniaco.

Improvvisamente l'allarme iniziò a suonare assordante, molto più forte di quanto non avesse suonato poche ore prima quando mi ero rifiutata di uscire dalla "mia" stanza.
Il rumore martellante mi spaccava i timpani e mi sentivo particolarmente frastornata. Non avrei voluto che Augustus se ne andasse, ma era l'unico modo per far smettere l'allarme.

Rassegnato, s'incamminò verso l'uscita della stanza facendo di conseguenza smettere l'allarme.

Era ufficiale, ormai ero sola con quel pazzo.

Mi rannicchiai sopra la branda iniziando a piangere senza controllo. Le lacrime scendevano senza che io avessi la capacità di farle smettere. E correvano sulle mie guance a fiumi, fino ad incontrare il mento, per poi cadere sulle mie ginocchia rovinate e fredde.

"Ora tu, tu conosci Electra Rivera?"-udii dall'altoparlante

electra | spencer reidWhere stories live. Discover now