Mi hai visto?

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Electra's P.O.V

"Credo che non ci sia niente di più bello dell'amore.
Alexa stava conoscendo Spencer, e ciò che conosceva le piaceva.
Durante la nostra quarta seduta di Martedì 7 ottobre infatti, mi confessò che si stava pian piano innamorando di quel suo amico così goffo ed impacciato.
Al contrario di te Augustus, Spencer era un ragazzo timido e riservato, o almeno questo mi aveva raccontato Alexa."

Flashback
12/01/00

Nel mio piccolo abitacolo eravamo in 3.
Io, che ero la secchiona del trio e non facevo altro che gettarmi a capofitto sopra i libri per studiare in vista degli esami.
Il secondo arrivato nell'appartamento era Jan-Åke, svedese, fan sfegatato di Edith Piaf, molto gay e definibile come queen isterica sull'orlo di una crisi di nervi perenne.
La terza invece andava molto più d'accordo con Jan-Åke che con me: si chiamava Isabela, una di quelle ragazze che studiava per così dire, si dilettava solo al party sfrenato e lasciava chili di capelli neri sullo scarico della doccia (che toccava a me liberare ogni santa settimana).

Isabela si stava provando l'ennesimo vestito sbarazzino. -Jaja, come mi sta questo?- chiese a Jan dopo aver ripetutamente ritirato la pancia per sembrare più magra allo specchio.
-Tesoro, sembri un capocollo italiano con quelle calze a rete larga.- Jan-Åke era sempre molto diretto ed esplicito, non aveva peli sulla lingua e questa parte del suo carattere era quella che mi intrigava e affascinava di più. Non aveva paura di dire la sua, mai.
-Che palle- borbottò Isabela sfilandosi il vestito e rimanendo praticamente nuda.
-Oddio, copriti Isabela- sbuffai distogliendo lo sguardo dal mio libro di filosofia per guardare con disprezzo la scena stava prendendo vita davanti a me.
-Tranquilla, se hai paura che le salti addosso ora non temere, non accadrà- ridacchiò Jan di gusto.

-Cristo Electra sembri una cazzo di puritana di merda.- Era così volgare e stupida. Ogni volta che proferiva parola, avevo voglia di darle un pugno dritto nel naso. Sfortunatamente, mi era utile per finire di pagare l'affitto dell'appartamento ogni mese, perciò dovevo in qualche modo sopportarla.
Non risposi alla provocazione e me ne ritornai con lo sguardo focalizzato sulla pagina 200 del mio libro.

-Questo?-chiese ancora Isabela a Jan-Åke, provandosi un altro dei suoi pezzi di stoffa colorati che arrivavano a malapena a coprirle le chiappe.

-Se non fossi gay ti giuro che ti farei mia su quel tavolo laggiù- indicò l'imponente tavolo di legno della sala da pranzo, e poi batté le mani tre volte, soddisfatto.
A me quel vestito faceva onestamente vomitare, ma si sa che alcuni ragazzi per la moda hanno una passione più accesa delle ragazze e un sesto senso più acuto. Jan-Åke, Dio mio, era uno di quelli al cento per cento.

Improvvisamente mi arrivò una chiamata.
Isabela con un rapido gesto diede uno sguardo al display del cellulare, appoggiato sopra il comodino accanto al letto. Quella i fatti suoi non se li faceva mai.

Accettai la chiamata, e risposi scocciata per tutti gli avvenimenti precedenti.
-Pronto?
-Pronto Electra, sono Augustus.
-Ciao mamma- risposi allontanandomi per non far capire ai miei due coinquilini con chi stessi parlando.
-Mamma? Sono diventato una donna?- ridacchiasti.
-Non farci caso- mi chiusi in bagno -non voglio che tutti sappiano di noi.
Noi...

" Ma io ti amavo nonostante tu fossi uno spavaldo.
Dopo avere atteso un mese dalla volta in cui mi dasti buca, finalmente mi invitasti ancora fuori, e stavolta ti presentasti con un mazzo di rose rosse 10 minuti in anticipo rispetto all'orario prestabilito.
Fu l'appuntamento migliore della mia vita.
Ricordi?

Come potresti dimenticarlo d'altronde.
Quella serata finì dritta nel tuo letto a fare cose di cui normalmente mi sarei solo immaginata di fare."

electra | spencer reidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora