Avrei vinto comunque

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"Tocca a te Rossi, alzati in piedi"-iniziò la voce robotica.
Così lei si alzò, nella fragilità delle sue gambe scorticate e sporche di polvere e cenere del pavimento.
Il suo volto era scavato e non più tondeggiante come lo vedevo durante le sedute, ora era vuoto, infossato dalla poca quantità di cibo e acqua ingerita nel tempo di 'prigionia'.

"Cosa devo raccontare?"-Alexa era sottilmente sarcastica, come se non fosse già ovvio che il maniaco sapesse tutto ciò che doveva sapere. Ma forse non era lui a dover conoscere meglio la ragazza, eravamo noi rimasti a dover ascoltare.
"Racconta di tuo padre"-sentenziò potentemente il pazzo dall'altra parte dell'altoparlante.

Vidi Alexa sbiancare molto più di quanto già non fosse pallida. Per un attimo la vidi tentata di rifiutare di parlare del padre, ma sapeva che sarebbe stata una battaglia persa in partenza. Molto probabilmente se non avesse obbedito l'avrebbe rinchiusa in isolamento. Tutti noi temevamo di finire la sotto, come già era successo ad Augustus pochi giorni prima.

"Mio padre mi ha abbandonata dopo il mio incidente...quando casa mia, in seguito a un guasto è come scoppiata in aria, ed io ero dentro. Se n'è andato perché non riusciva a sostenere il peso di una figlia morta, ma se solo fosse restato un giorno in più, se solo avesse visto i miei occhi aprirsi in quel letto d'ospedale"
Improvvisamente scoppiò a piangere, subito seguita da un caloroso abbraccio di Spencer, che la teneva stretta in vita per calmarla.

"Mi dispiace, ora continuo"-continuò, temendo di far arrabbiare il pazzo- "Mio padre si chiama, o chiamava per quanto ne so, David, e vive esattamente qui a Quantico...se mai dovessimo ancora essere a Quantico o in Virginia"
Spencer Reid impallidì. "David Rossi?"-chiese.
"Sicuramente avrai tutti i suoi libri tu"-ironizzò Alexa, ma Reid non si scompose di una virgola.
"È un mio amico, io lavoro con lui"-aggrottò le sopracciglia-"non sapevo che fosse tuo padre"
Alexa si sentì sprofondare e di nuovo ricominciò a piangere. Non aveva mai parlato di lei, non aveva mai detto a nessuno di avere una figlia, probabilmente era questo ciò che pensava in quel momento nel bel mezzo di un lurido scantinato abbandonato.
Il pensiero di non aver mai avuto un padre che l'amasse. Il pensiero di essere sola.

"Sei sola, mia cara bambolina, sei sempre stata sola"-iniziò ad infierire colui che ci teneva isolati.
"Ora basta o giuro che ti trovo e ti ammazzo"-provava a urlare Spencer tremando.

"Sei sola, sola come lo sono sempre stato io. Io non ce l'ho mai avuto un padre, ma con la differenza che il mio non sapeva neanche della mia esistenza, non sapeva che nel grembo della sua amata stava crescendo il frutto di una notte passionale da ubriachi, non sapeva che lei per egoismo glielo aveva tenuto nascosto e aveva preferito lasciare l'unica cosa che gli ricordava lui in un orfanotrofio. A 19 anni sarei stato una grande responsabilità, sarei stato un peso insostenibile per una madre sola che non aveva altro da offrire che un appartamento squallido nel centro della città. Vero, Electra?"

Il mio corpo si fece debole.

electra | spencer reidUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum