Notti insonni - Giorno 11

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Non morite per la foto, mi raccomando 😏😉


Giulia si gira tra le coperte, sentendo il suo vicino di cella sospirare pesantemente:

"Hey..."

Sussurra, cercando di vederci qualcosa nel buio.
Sente le coperte venire tirare, il cuscino stretto tra le dita e versi incomprensibili. Neanche quando dorme William parla, nota questo dettaglio.

"William...hey, ti senti male? Devo chiamare qualcuno?"

È agitata, non comprende se Nayt stia dormendo o avendo una crisi, attacco o qualcosa del genere. Si avvicina alle sbarre, vedendo poco meglio la figura del ragazzo che si rigira nel letto:

"Chiamo qualcuno ora, stai tranquillo..."

Si alza, ma la solita lavagnetta, viene scagliata contro le sbarre, cadendo ai piedi di queste:

"Non provarci!"

Si blocca, con il cuore in gola, specialmente quando sente un pugno colpire il muro e poi il più completo silenzio.

Silenzio che dura per qualche minuto, fino a quando non vede il corpo di WIlliam staccarsi dal letto, tenendosi in equilibrio con le braccia, per poi appoggiarsi su un fianco, facendo cadere il lenzuolo e scoprendolo fino al bacino.

< Non guardare il petto scoperto, non guardare il petto scoperto, non guardar...fatto > Si maledice mentalmente Giulia per aver fatto cadere l'occhio in un momento del genere, ma mica è colpa sua se William dorme senza maglietta...

Nayt si siede ai bordi del letto, passandosi una mano tra i capelli e asciugando il sudore per poi alzarsi e raccogliere la lavagna, sistemandola nuovamente sotto il cuscino:

"Che hai avuto?"

William scrolla, nel buio, le spalle:

"Dimmelo o chiamo qualcuno. Giuro che lo faccio!"

S'impone e William, ne è convinta, alza gli occhi al cielo, riprendendo tra le mani la lavagna e sedendosi di fronte a lei che si è sistemata in ginocchio, spaventata a morte dal gesto di prima:

"Che vuoi? Stavo dormendo."

"Dormendo?" Alza la voce lei: "Ti stavi agitando nel son..." La mano di William si preme sulla sua bocca, obbligandola a tacere, mentre lui si guarda attorno:

"Che cazzo gridi? Vuoi che ci becchino e non ci facciano mangiare domani?!"

"Perché gridavi?"

"Faccio così quando ho la febbre. Odio averla e mi agito"

"Sei ipotermico?"

"Si dice ipocondriaco, idiota. No. Odio la febbre e basta. Mica ho paura di averla"

"Ora la hai?"

Nayt scrolla le spalle, avvicinandole il viso e una mano, reggendo nell'altra la lavagna e facendo un cenno alla ragazza:

"Posso? Non é che scatti?"

Se c'è una cosa che Giulia ha, infatti, imparato, è che Nayt odia essere toccato, sfiorato, sia volutamente che per sbaglio:

"No. Fallo"

Giulia sorride leggermente, accarezzandogli i capelli e passandogli le mani sulla fronte imperlata di sudore:

"Cazzo...sei bollente"

William scrolla le spalle e si lascia accarezzare il viso e la mano, facendola cadere sulle gambe della ragazza, senza pesarla.

Passano in quella posizione diversi minuti di silenzio, rovinati solo da respiro affannato di William.

Respiro che, nota Giulia, diventa sempre più forte, fino a quando la mano di libera di Nayt, non stretta a quella della ragazza, non stringe tra le sue mani una sbarra, in modo violento, tirandola verso di sé e staccandosi anche con l'altra mano:

"Will..." Abbassa immediatamente la voce Giulia, ricordandosi la richiesta del ragazzo: "William...che hai,  stai calmo, ci sono qua io..."

Tenta di tranquillizzarlo, ricorrendo ai modi e alle frasi che utilizza coi suoi amici, quando si agitano per qualcosa:

"Cosa posso fare per aiutarti? Non allontanarmi stavolta, sono qua"

In fretta, in uno spazio di apparente calma e lucidità, William trova la forza di scrivere:

"Abbracciami, come riesci, e dimmi che tutto andrà bene"

Giulia, prontamente, allunga le braccia oltre le sbarre, stringendo, come può, William e accarezzandogli, nuovamente, i capelli, passandogli poi le mani sulla schiena e sul braccio:

"Andrà tutto bene William, ricorda che non sei mai da solo, ci sono qua io. Lo stiamo affrontando insieme questo inferno, ne usciremo in qualche modo"

Nayt si lascia coccolare dalla ragazza, domandandosi il motivo di tale debolezza, del perché quelle carezze gli piacciano tanto e riescano a sostituire (in parte) quelle date da sua mamma, l'unica che sappia calmare la sua anima. Ma non vuole interrogarsi troppo, gli basta godersi quel momento, tra le braccia di quella ragazza e le sbarre fredde che li dividono.

Lì, in quello spazio di pochi metri, che stanno imparando a condividere.

Il gesso bianco, nonostante l'ansia che popola le mani di Nayt, riesce a tracciare poche parole, con una mano instabile, ma abbastanza ferma da mostrarle chiare


Giorno 11.30

L'anima delle persone è come
una scatola piena di vetro. È
fragile, debole e facilmente
distruttibile. Non importa
 quante protezioni potrai
metterci attorno, in quanti
 rivestimenti la farai su, con
 quanta cura la maneggerai.
Resterà pur sempre una scatola
con dentro del vetro facilmente
distruttibile. A nulla servirà
tentare di ricomporlo,
 non sarà mai più lo stesso.

Tra le sbarre della mente | NaytDove le storie prendono vita. Scoprilo ora