Vivere nel silenzio - Giorno 13

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Un William piccino *^*

Premessa: scusate se la frase di oggi non è profonda come le mie solite e può sembrare un attimo confusionaria, ma è una dedica ad una persona a me molto cara e a cui voglio molto bene, quindi prendetela come tale, una cosa un po' più personale delle solite maggiormente condivisibili 

Vi sta piacendo la storia?


Le mani di William sono strette alle sbarre a cui è appoggiato e si osserva attorno, guardando gli altri detenuti.

Non lo mostra, ma è preoccupato.

Giulia non c'è. È tornato dal pranzo e lei non è rientrata. Aveva un corso che, a detta sua, l'avrebbe tenuta occupata fino al primo pomeriggio, ma ormai é tardi, ne é convinto, pur non avendo un orologio di riferimento.

Potrebbe essere evasa? E non gli ha detto nulla? Nessun accenno?

Magari é stata un'idea, un colpo di genio venuto al suo amico, un'occasione da non perdere.

Forse anche William lo avrebbe fatto, lasciandosi alle spalle tutto e tutti, ma é lui quello abbandonato ora e si sente così solo, come se avesse perso chissà che cosa. Si maledice, era solo una ragazza come mille altre. Cosa gli sta succedendo? Lui che non ha avuto pietà per nessuno nella sua vita, ora si ritrova dispiaciuto per un abbandono? Ne ha subiti tanti, niente può scalfirlo.

O così crede.

Alza la testa sentendo dei passi e alza un sopracciglio vedendo l'amico di Giulia passeggiare tranquilla tra le celle, con le mani in tasca e l'aria rilassata.
William da un pugno alle sbarre, facendo sobbalzare il giovane:

"Che cazzo vuoi? Botte?"

Domanda, infastidito e William percepisce l'accento genovese dalle sue parole. Giulia non lo ha per niente, invece, è più milanese il suo accento, come quello del suo ragazzo.
Il ragazzo oltre le sbarre lo continua a fissare male e William si appresta a raccogliere la lavagnetta da terra e Mario pare capire:

"Aspetta...tu sei Nayt? Il vicino di cella di Giulia"

Lui annuisce:

"Mi ha detto che non parli, ma sei muto di tuo? O non vuoi parlare?"

Domanda, curioso, per poi rendersi conto:

"Oh giusto...non puoi rispondermi. Vabbè, che figura di merda..." Ride, ma se fino a pochi minuti prima voleva spaccarlo di botte...ma è bipolare o cosa?

"Giulia mi ha parlato di te, in positivo, quindi voglio ipotizzare che, alle spalle del motivo per cui sei qua dentro, tu sia una brava persona sotto sotto, quindi..." E si avvicina, abbassando la voce: "...penso di potertelo dire: Giulia è in isolamento"

Nayt sbarra gli occhi, allontanandosi dalle sbarre e muovendosi a scrivere:

"Che le è successo?"

Mario scrolla le spalle: "Ha picchiato una del corso per buone ragioni..."

"Che ragioni"

"L'ha presa in giro sulla sua altezza" William allunga un sorriso: "...e ha preso in giro te" Torna serio, continuando ad ascoltare il genovese che si guarda attorno, per assicurarsi che nessuno arrivi: "Ha detto che sei solo un coglione, che non meriti l'affetto di nessuno e che lei sta facendo il tutto solo per pietà"

"E lei?"

Riesce a mettere da parte il nervoso per quelle parole, preoccupandosi per la ragazza. Mario trattiene una risata:

"Si è alzata, ha preso preso una sedia e l'ha sbattuta con tutta la forza che aveva sul braccio di questa donna. Fortunatamente non l'ha beccata troppo forte e non le lo ha rotto, sennò altro che isolamento..." Sbuffa: "Purtroppo si è fatta poco male"

"24 ore come al solito in isolamento?"

Mario si passa tra di loro le mani, scuotendo la testa: "Forse riesco a scambiarmi con lei in qualche modo, sto facendo un paio di casini. Se torna, sai che hanno preso me, sennò ho fallito come amico"

Guarda a destra, vedendo delle guardie indicarlo e aumentare il passo verso di loro:

"Buona fortuna taciturno e trattami bene l'amica, o con il cazzo che ti aiuto"

E corre, allontanandosi dalla cella, scattante e agile, rincorso dalle guardie. William osserva la scena, restando serio, per poi sedersi nuovamente sul letto, riprendendo i suoi disegni e correggendo alcune imperfezioni nei suoi lavori di paesaggio e di persone.

Ne strappa un paio dal block notes, alcuni li lascia nella cella di Giulia, rivolti con il disegno verso il basso, mentre altri li accartoccia, lanciandoli via.

Spera che Giulia possa apprezzare.

Possa apprezzare tutti i disegni che lui le ha fatto.

Non solo ritratti, ma disegni pensandola.

Forse non è stata una buona idea.

Ma non vuole tornare indietro.

Ormai Giulia è la sua musa.

Potrebbe ricominciare a scrivere per lei.

E forse a parlare.


Giorno 13.30

Crescendo la gente cambia,
questo è innegabile, eppure
tendiamo quasi sempre a
lamentarci degli altri, senza
guardare noi stessi. Anche noi
cambiamo. In bene e in male,
che lo vogliamo o no, è la vita,
si chiama "crescere" non sempre
"cambiare", nè è una conseguenza.

Eppure ci sono quelle persone che,
per quanto possiamo cambiare,
resteranno sempre con noi, al nostro
fianco, a coprirci le spalle, magari ci
potranno essere giorni in cui
spariranno, in cui temeremo di essere
rimasti soli nel buio, ma scopriremo
che si erano allontanate solo per
prenderci una torcia e perlustrare
l'area.

Io auguro a tutti voi di trovare una
persona così. E di essere una persona
del genere per qualcuno.

Tra le sbarre della mente | NaytDove le storie prendono vita. Scoprilo ora