Ti basta guardare nei mie occhi...

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Sai quant'è deleterio.
Ogni secondo, sembra durare mesi.
Ogni minuto, anni.
E un'ora è l'equivalente dell'esistenza terrena.

Mi bruciano gli occhi.
Ma farmi del male è una routine, ormai.

«Chissà cosa si prova?» Mi domando, pensando alle parole loro.

Loro che fanno schioccare le labbra.
Loro che ridono senza vergogna.
Loro che si riversano nei reciproci occhi.
Loro che si amano.

Che parolone, vero.

Io non so neppure cosa vuol dire "Amare qualcuno".
Non l'ho mai fatto...

Ne ho letto, si.
Ne ho scritto, si.
Ne ho parlato, si.

Ma non l'ho mai vissuto sulla pelle.

Almeno, fino a prima di te.

Tu, che anche semplicemente guardandomi mi fai sentire come il baricentro di un fuoco d'artificio.
Tu, che con una battuta mi mandi in palla il cervello ed ogni buona intenzione di fare bella figura.
Tu, che con una frase da quattro soldi mi fa bucare l'azoto con un dito.

E da egoista mi sei entrato in testa, nei sogni, nei pensieri.
Ladro.
La realtà non era sufficiente?

Evidentemente, no.
Ingordo.

Ed ora, assaporando queste pagine, mi accarezzo l'ombelico immaginando te.
Tu che rispecchi quei desideri che non lascerei mai sfuggire alle mie labbra.

Immagino noi, sul mio letto, a guardare il soffitto. L'uno accanto all'altra.
Non conta nulla, in quell'istante.
Nulla.

Chissà quale sarà scusa. Magari il sonno, o un insetto o qualche altra cavolata. Ma finisci leggiadro sopra di me, divorandomi le labbra.

E le tue sono bollenti, diamine, mi sembra di sentirle, mentre comprendo essere le gemelle delle mie.

E le tue mani, dai miei capelli scendono al viso, al collo, le spalle, il bordo dei seni. Con gli indici ci disegni una cornice, sopra alla maglietta. E io rido, mordendoti giocosa un labbro, con un tatto di velluto.

Mi sorridi, baciando la punta del mio naso. Poi cali sul collo, e mentre anche quello diventa tuo ecco che quelle dita riprendono la corsa.
Da sopra la maglia mi solletichi i fianchi, arrivi al lorlo della stoffa e la sollevi cauto, finché non l'afferro con i denti.

Ora è il tuo dito ad accarezzare il mio ventre, tutt'intorno all'ombelico. E io mi trattengo dal ridere, mentre risali il mio busto con le labbra, fino alla clavicola.

Adesso le mie mani giocano con la tua maglia, lesta vola via.

Posso ricalcare le linee che ti compongono?

Sei un quadro troppo perfetto per me.

Voglio sentire il mio nome soffiato al mio orecchio da quella labbra, le tue mani alzarmi gli occhiali e baciarmi gli zigomi.

Voglio poter tracciare con le dita e le labbra ogni tuo centimetro, riscriverlo e farlo mio.

Perché "solo tuo" è una parola troppo grossa.

Voglio i tuoi sospiri, il tuo calore, le tue risate, la tua voce roca.

Voglio che il tuo sguardo mi buchi la pelle finché non prendo a fuoco.

Voglio cadere fra le tue braccia e dormirci, su quel petto, con le tue dita fra capelli e collo.
E rabbrividendo al tuo tocco sulla mia schiena, sussurrare quel «Ti amo» che ormai saprò intendere come me stessa.

Voglio qualcosa di semplice, ma eternamente profondo.

Cosa aspetti a venire a prendermi?

Ti basta guardare nei miei occhi infondo...

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt