Filofobia

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Quando il portone si chiuse, con quel suo tonfo pesante e intransigente, un sapore acre gli avvolse le labbra.

Fobos si irrigidì, mentre che desiderava solamente far marcia indietro e non maciullarsi più il cervello con tali problemi.

Ogni passo, che comprendeva quattro battiti cardiaci e cinquanta millesimi, erano uno auto condannarsi alla rovina.

Lui era lì, stravaccato sul trono.
La schiena stesa scomposta nell'angolo sinistro, la gamba destra gettata penzoloni giù dal bracciolo mentre l'altra era accostata al petto.

Tra le mani stringeva un quadernetto di pelle scura e una stilo, gli occhi scorrevano lungo le pagine e di tanto in tanto segnava qualcosa.

Filos era come sempre magnifico.
Per quanto la giovane non volesse ammetterlo, era così.

Perfetto, senza errori.
Impeccabile, come fatto di porcellana.

«Mhg» Emise d'un tratto lui, tra un "emh" e un colpo di tosse.

Lei scattò sull'attenti, volta alla sprovvista. Sentì il sangue glaciarsi, mentre gli occhi rossi di Filos la scrutavano.

«Come mai qui?» Chiese poi, lasciando scivolare sul vasto trono il quadernetto.

Pe un istante a Fobos mancò la voce «E-ecco...devo...d-devo darti questa» Uscì da una tasca una busta bianca.

Filos sbuffò, abbandonando la sua comoda posizione.

Salò giù dal trono e avanzò verso la giovane, tremante.

Nessun contatto visivo.

Afferrata la busta, bastò uno scatto per aprirla ed estrapolare il contenuto: la pellicola di una radiografia.

«È tuo...meglio, n-nostro...» Sibilò, abbassando lo sguardo con le guance fumanti d'imbarazzo e tutto fuorché un tono veramente gioioso.

Filos fissò la piccola creatura nella pellicola, poi il ventre di lei e fu scosso da una sensazione impossibile da descrivere.

Ma era la sensazione più bella che avesse mai provato.

«Sai che questo è--».

«Sbagliato!?» Lo interruppe Fobos «Oh, lo so bene. Pensa che diranno Etuchia e Elpis quando lo sapranno. O Thanatos e Bios!? Sarà uno scan--».

Filos le afferrò i polsi, costringendola a guardarlo.

Aveva quei prevedibili occhi lucidi lei, crack.

«Non intendevo questo, Fobos» La rimproverò.

«Filos. Stiamo parlando di un figlio fra Amore e Paura. Non senti come suona...sbagliato?» Abbassò lo sguardo, allontanandolo da sé e stringendosi le braccia al busto, come ad abbracciarsi.

Suo unico conforto.

Filos le accarezzò il volto, scostandole qualche ciuffo di capelli perfettamente liscia blu come la notte senza luna.

«Volevo dire “Questo è qualcosa di nuovo. Mai visto prima!! Questo è tutto nostro”» Le sorrise, lasciandole un bacio sulla fronte.

Per un istante, Fobos smise di pensare.
Tutto ciò che sentiva erano i due cuori dentro di sé: uno grande perché ama, l'altro piccolo perché dev'essere amato.

«Sai a cosa andremo incontro?».

«Ovvio. Affrontiamo tutto e tutti insieme» Come faceva ad essere sempre così positivo, sicuro di sé, raggiunte!?

Lei rise «Sei troppo ottimista. Come sempre».

Lui di rimando «Tu troppo negativa. Come sempre».

Poi insieme. Una risata pari alla migliore sinfonia fra clarinetto e violino, fra piano e flauto. Un rincorrersi di note così dolce da mescolarsi all'essenza del tutto.

Divenendo...indispensabile.

«Sarà una piccola fobia...».

«Sarà motivo d'attenzione e d'amore, fidati».

«Insomma, sarà me e te. Noi».

Le baciò le labbra, casto, come l'agape solo poteva.

«Si, sarà noi».

E quel piccolo "noi" era così immenso da non poter esser pronunciato o pensato appieno...

Troppo vasto da spiegare, immensamente giusto da vivere.

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Where stories live. Discover now