Un gioco semplice ed artificioso

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La Terra è piccola sotto la pianta dei miei piedi scalzi, così piccola che rischio quasi di cadere giù.

È vero, il cielo non è né azzurro né nero come pensiamo lo spazio.

È di un colore che non ha nome e non assomiglia ad altri. Solo color cielo.

La luna è piccola come il pistillo di una margherita, morbida come la neve al tatto.

Mi sporgo a toccarla e per poco non capitombolo giù, in quel groviglio di stelle.

«Attenta o farai la fine d'una frittata» Ancora quella voce roca e stridula al contempo, quell'insieme di suoni che mi frullano nella testa e fanno ragnatela.

Lui sta su uno degli anelli di Saturno, trionfante si gira fra le dita un nastro.
Non penso sia mio, ma sa familiare, come una ciocca di capelli strappata o una lacrima sulla pagina d'un libro.

È qualcosa che non so spiegare, semplice ed dannatamente artificioso.

Il cuore fa un salto nel petto, ecco, ora voglio rilegarlo al mio dito quel nastro.
L'ha sfilato apposta, sa che lo inseguirò.

«Tu farai la fine d'una foglia secca se non mi ritorni il mio capo del filo!» Volevo sembrare arrabbiata, ma sto ridendo fra le labbra.

«Mmmh, quindi si è sciolto?».

«Dimmi un po', a te che sembra...».

«Che sia ancora lì, fiocco e nodo annessi».

Le nostre parole solide nel vuoto caotico del cosmo, battute a macchina spesse e grosse.

«I fiocchi tu ce li hai nel cervello...».

Lui ride.
No, non farlo mentre che cerco di sembrare minacciosa!

«Ma come siamo scontrosi stamane» Mi sventola davanti al suo naso il capo del nastro, provocatorio.

«Tornamelo» Incrocio le braccia al petto, tipica mossa da "ti sta scadendo il tempo".

Lui non sembra preoccupato, anzi, so che ci prende gusto a farmi arrabbiare.

«Ah no, non sperare di vincere così...vieni a prenderlo».

Dondola sulle punte, come un bimbo sfuggente che non teme di fare tana a nascondino, eroe del campo.

Mi tocca saltare di stella in lettera.
Mi tocca fare scale con gli ossimori e le incongruenze.

E quando gli sono a un passo...

Pouf!

E sparito. Il pianeta successivo ha un nuovo ospite, ride e se la vanta.

Cavalcatore di superfici d'acqua, ecco quello che sei.

Ad inseguirlo mi sento scema, forse lo sono davvero. Non ci vuole molto a perdere la testa...

«Fermati, fatti prendere» Gli urlo stanca, dopo un lungo correre e saltare.

Lui si arresta, un piede su una luna l'altro sospeso nel vuoto.
Mi guarda come si fa con le aurore boreali, meravigliati e muti.

Poi sorride e si gratta il mento.

«Avresti potuto farlo almeno una dozzina di volte, sai...».

Afferra il capo del nastro e me lo lancia. L'altro lato legato al suo dito.

«Sembrava ti divertissi a venir dietro ai miei giochi, a non fermare tutto».

Afferro il cappio. Le dita mi fremono.
Legarlo è una sensazione appagante, liberatoria.

«Era così bello vederti soghignare, così bello inseguirti e sapere che mi aspettavi».

«Quindi mi hai beccato?».

«Scemo, certo...».

«Perché non l'hai detto?» Tira il nastro, una luna piccola non è poi così stretta per noi due.

Ha gli occhi color girasole, non gialli non arancio, solo cor girasole.

Ed i miei sono color di ricordo, di tempo atteso, di promessa silenziosa.

Si dice che se fissi occhi pari ai tuoi per più di qualche istante, due cuori batteranno sulla stessa frequenza.

Sta accadendo?

«Era così semplice che stentavo a crederlo...per questo era così bello».

Si, solo bello.

Perché basta.

Per ora, forse basta...

L'abbraccio di vetro, il nocciolo di fumo.

Le ditate del vero sulle lenti della storia.

Che si è chiasmo, si, ma con la fierezza d'un leone. La criniera folta e splendente, gli occhi buoni che ne hanno viste tante.

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora