Vecchio frammento (letteralmente)

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È qualcosa di vecchio, ma suona carino da ricordare.

Suona bene, riascoltarlo dopo tanto tempo.

Come una storia che mia nonna non ebbe mai la possibilità di raccontarmi, la morte è una compagna assai gelosa.

Ma in sogno, i morti sono corporei e sinceri.

Così, mentre ricamava accanto al vecchio gatto briscola, ricordo mi avesse distratta con una favola bizzarra in un dialetto stretto stretto che inconsciamente ho parafrasato e mai masticato bene.

«Ascoltami bene, bambina» aveva sussurrato con una voce che stento a credere assomigliasse davvero alla sua.

«Ascolta a fai tesoro di queste parole, che non ho altro da lasciarti».

Io avevo messo via i pastelli e le forbici, avevo allungato una mano sul gatto e questo aveva soffiato scontento.

Gli occhi incastonati in quella figura che da bambina, sono certa, avrei amato come una seconda madre.

Ho sognato che sorridesse e si improvvisasse romanziera:

[°°°]

Si narra d'una gabbia per uccelli, d'oro vinile e rami verdi, di quelli vivi che neppure le fiamme si mangiano.

Sta incassata nel cielo, appesa a un gancio di nuvole sottili come aghi.

Si narra che ci tenessero dentro una creatura alata, impossibilità per castigo a partecipare del bel mondo.

Si narra, un tempo arcano dico, che se i pianeti stavano l'uno sotto l'altro ordinati e ben cuciti, la signora delle stelle, coperta di pietà tipica, avrebbe slacciato dalla vetta della luna una cima di corda bianca.

Lo avrebbe fatto perchè compativa la creatura, ma le sue dita non potevano tangere le cose del mondo, così sperava nelle buone anime che l'abitavano.

Per secoli uomini d'ogni aspetto si chiesero se la creatura esistesse e dove fosse tenuta preda.

Innumerevoli soli furono tizzoni per il cielo e passarono come fa il vento tra una stagione e l'altra, nessuno aggiunse certezza all'opinione.

Favola, mito, leggenda, diceria. Solo questo ammantava il racconto.

Poi, venne un giovane come altri cento.

Gli occhi buoni e i graffi sulle labbra. L'animo da sognatore, i modi d'un cavaliere, le paura di uomo.

Si fece vetta fra gli altri simili, piccolo e grande insieme.

«Signori» disse «signori, non so accertare se e dove questa fiaba diviene realtà, ma sento che se non tentiamo mancheremo una rara occasione!».

Dicono che fece fagotto e partì ai confini di quella terra che ancora non si sapeva tonda, curioso ed entusiasta come ogni uomo privo d'antiche esperienze.

Sai, bambina, la signora delle stelle, com'è solita, anche stasera getterà giù la cima di corda bianca dalla cuspide della luna.

E anche stasera, com'è solito, il giovane ci passerà accanto e si dirà che sembra troppo facile così.

La creatura, cinto il piede con la stessa corda, malgrado la gabbia sia vecchia e dischiusa, spalancherà le ali e si spingerà verso l'uscita.

Ma, com'è solito, non può librarsi nel ispido cielo perché legata e priva di lama. E sciogliere il nodo è troppo semplice.

[°°°]

Nel sogno, ho ascoltato la nonna col terrore e l'empatia d'una bimba qual ero.

Il gatto briscola ronfava ai piedi della sedia, gli uncinetti abbandonati e privi d'interesse.

La mani della nonna mi hanno accarezzata, in un sussurro mi ha chiamata con quel nome che ci è simile ad entrambe, quell'unico pezzetto di lei che hanno strappato e cucito sulla mia fronte.

«Ricorda bambina, questo è un modo diverso d'intendere un circolo vizioso» all'epoca non capì, ora è diverso.

«Un giorno suonerà anche giusto alle orecchie di chi ignora il carillon dentro il proprio cuore, ma sbagliato a chi ne assicura la ricarica».

So che è solo un sogno, ma mi piace dargli nome ricordo.

Giusto nonna?

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora