I ricordi non si ricordano

24 3 0
                                    

La lista dei pensieri è bianca.
Nessuna domanda, nessuna certezza.
La corsa davanti a me è assurdamente infinità.
Ho percorso miglia, salite, discese e dossi.
Tagliando il traguardo mi sono sentita Dio.
Il mondo era una sfera fra le mie dita, le stesse su cui poggia le labbra nel bel mezzo di un film, e tutto era possibile.
Come volare, svegliarmi dal sogno e raccontarlo.
È molto che non sogno di farlo...

Non ho mai tenuto delle aspettative, un punto fisso.
Ma più passa il tempo, più la catasta di esperienza s'innalza, più ho paura.

Tick tack

Cosa non mi assicura una fine?

Tick tack

Questa cosa è possibile.
Svegliarmi a sapere che ho immaginato tutto...oppure lo è ?

Tick tack

Voglio solo stare abbracciata a lui e dormire.
Lo voglio ora, proprio ora...
Perché non posso...ora?

[°°°]

Stamattina sono rimasta seduta, fra le lenzuola scomposte che sapevano di sonno.
Senza occhiali, fissavo la cascata di foto attaccata alla parete, tutte appese a quelle sottili corde.
Le guardavo con le lacrime agli occhi, senza che cadessero giù...
Troppo stanche, forse, troppo pensati.
Il cuscino puzza di insonnia, ha le mie occhiaie stampate a sigillo. Come una firma smussata in un quadro dimenticato, indesiderato. Non ha senso fare un restauro, non lo merita...
Guardavo i sorrisi, i paesaggi ricchi di storia. Guardavo me, anni prima, costantemente di spalle, i capelli che si allungano e si accorciano da pellicola a pellicola.

Mi guardavo e pensavo «Di che colore era il cielo, quel giorno, quel momento?».

Non lo ricordo. Non riesco.
Come quel capitale di ricordi, di discorsi, di parole che ho pronunciato...
Non le ricordo, si sono sciolte e mischiate. Sono indistinguibili, irreperibili.
Non è una scelta, dimenticare, è più una condanna.
Che buffo, ricordo ogni singola parola agnostica, ogni apocalisse che ho vissuto.
Ricordo gli schiaffi metaforici, gli imbarazzi e le paure.
Ricordo un urlo sfuggito alle sbarre nella mia testa, infranto su delle scale estrane. Quello così acuto è rotto da far terrore, da spezzare gli specchi. I frammenti tagliano, il sangue si secca, le cicatrici spesse come le chiazze sulla schiena.
Macchie perfette in un corpo imperfetto, tu non lo vedi ma è colmo di tagli.

L'irale sta nella mancanza delle parole dolci, imbruttite dalla paranoia, che dimentico.
Sta nelle promesse che sbiadiscono.
In qui complimenti che detesto. Sanno finti, non si adeguano alla mia pelle.
Non me ne faccio nulla di belle parole che sanno pronunciare tutti, io voglio i gesti, quei silenzi pieni di tutto che sanno così caldi sul petto.
Le idee non cambiano il mondo, lo fanno i fatti.
Fallo e lo ricorderò, almeno i gesti non si annebbiano.
Sarà che sono allergica alle parole, ai complimenti che riempiono tanto la bocca e...

(...)

Basta, mi sento stupida. Non è qualcosa che si può spiegare.
Sono sensazioni e io non ci so proprio fare.
Sono scomode, sono false, sono un attimo e fanno da terremoto.
Sono peggio dell'amore, alle volte, anche se lui fa da capo a questo gruppo.

(...)

Sono stanca da troppo tempo.
Quello che voglio è un taglio sulle labbra.
Non so parlarne, non ho mai saputo farlo bene...alla fine è come un eco distorto che ritorna.
Quindi, adesso tornerò a dormire.
E spero di cristallizzare l'idea della bella addormentata.
Magari, si spegne il silenzio.
Magari smetto di stare male quando non dovrei.

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora