Una corda e due bicchieri

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C'è una vista bellissima da quassù.

Terzo piano, la terrazza sgombera d'ogni copertura.

Il cielo è il porto di diversi stormi.

Una marea di tetti e cupole, antenne e tegole si staglia a gradoni.

Se guardo bene, con attenzione vigile, posso notare cosa fanno i tipo della palazzina due vie avanti.

Tira un bel vento, solo perché siamo in alto ovvio, ma è piacevole e la montagna respira pesantemente.

È un modo strano di passare il pomeriggio, appollaiata come un gatto su due sedie vecchie e scricchiolanti, ma sicuramente è rilassante.

Dovrei prestare attenzione alla partita a carte, dovrei concentrarmi su che carta tirare.

Ma il mazzo ha parecchi doppi e scale incomplete, perciò distrarmi è un'azione giustificata.

E ho ancora il sapore della cioccolata fra le labbra.

Il brio di aver messo il naso fuori casa dopo un lungo sonno, come un'eterna domenica senza lunedì mattina.

Già, mi sento esattamente prigioniera di quel eterna domenica.

Le dita che tastano il soffice, il calore sul viso. Nostalgia.

So di sfociare nel onirico, ma giuro di aver visto un bicchiere solcare il cielo e atterrarmi fra le mani, un tendine di spago a fargli da coda.

Teso, come se desiderasse spezzarsi.

E da lì non ha più avuto senso che esistesse il mondo o le rondini o le carte.

Lo poggio all'orecchio ed ecco che già ridi.

Ti diverte così tanto prendermi in giro, stuzzicarmi?

Ti diverte così tanto farmi arrabbiare? Sai che non lo faccio davvero.

Dici che il tuo di panorama è più bello, più comodo, più interessante.

Dico che ti sbagli e dovresti darmela vinta.

Veramente, preferisco che tu mi vada contro, è più divertente.

Hai uno sguardo migliore quando giochi sporco.

E parliamo di distruzione, di fine e di inizio.

C'è sempre un po' di spazio nei nostri discorsi

Be', c'è una tacita promessa realmente.

Come il giorno in cui sensato e insensato hanno dato voce ai loro pensieri, si sono stretti la mano in segno d'accordo e da allora lavorano insieme.

Come il giorno in cui il dio bastardo della fortuna ha deciso di prestare un po' di attenzione anche a me, senza chiedermi neppure il permesso.

Sfoggi quel genere di carte che attirano il mio interesse, lo fai con lo sguardo d'un gatto che sa di aver graffiato la tappezzeria.

E la voce vibra sul filo di spago, fa chilometri Interi e torna indietro.

Lo fa con lo sbuffo d'un treno a vapore, quasi stanca.

Il mondo si è ridotto a due terrazze e un filo di spago, due bicchieri e un mazzo di carte spagliate.

Si è ridotto a una voce che si crede stonata e tanti sorrisi coperti.

Si è ridotta a una calma silenziosa, il solo cercare occhio a occhio.

C'è silenzio, ma va benissimo così.

Fa strano non trovare un argomento per godersi il silenzio.

Ed è quasi come se ti avessi qui, vicino tanto da toccarti.

Sono i bambini quelli che fanno le minaccie.

Ma in fondo, quando sto con te non posso che essere una bambina.

Una di quelle che vizia e si fa viziare.

Una di quelle che crede ancora alle voci, alle leggende e ti fissa ad occhi spalancati.

Ed è tutto un tic e tac e uno scoccare di minuti.

Il passare d'un caffè.

Il volerne ancora un altro.

Già, non possiamo che essere bambini!

Stiamo giocando, vero!?

Mi piace questo gioco, mi piace il suo inventore.

Fammi giocare ancora una volta!

Fallo e sarà un punto.

Battimi e avrai un premio.

Concedimi la rivincita e toccheremo la luna.












(La foto l'ho fatta io, già, il mazzo esiste davvero... chissà il resto)

"𝚂𝚎 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚍 𝚘𝚌𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚒..."Where stories live. Discover now