Capitolo 19

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«Chi ha fatto tutto questo, Itachi? Chi è stato a uccidere tutte queste persone?» domanda Sasuke con un lamento straziato.

Credo che stia piangendo a giudicare dai continui singhiozzi e dal tono nasale e instabile della sua voce. Itachi stringe più forte la mia mano.

«Sono stato io.»

«Come!? Perché, Itachi? Perché l'hai fatto?»

«Per capire fino a che punto sono forte, fino a dove potevo spingermi.» replica lui con un tono piano.

«Come? Li hai uccisi per testare la tua forza? Sorellona, non dirmi che tu...»

In quel momento prendo un respiro profondo e apro gli occhi. L'oscurità presto lascia il posto a immagini familiari e sfocate che si delineano sempre più chiaramente con il passare del tempo.

«Ma cosa–» sobbalza Sasuke puntando il dito su di me. «Quegli occhi...»

«È come ti ho detto, fratellino. Questa non è stata che una prova di forza per me. E Yumi ha deciso di stare al mio fianco. Era piuttosto logico che ricevesse una ricompensa, no? Ho pensato di darle gli occhi di nostro padre.»

Sasuke rabbrividisce. Il suo bellissimo viso allungato è segnato dal pianto e dalla tristezza.

«Ma come ti sei permesso, Itachi!?» grida isterico.

Sposto lo sguardo sul maggiore dei due fratelli, nelle cui iridi si riflette ancora una volta quel disegno leggermente modificato dello sharingan.

«Devi diventare più forte, Sasuke. Aggrappati a tutto l'odio che nutri per me e risveglia lo sharingan ipnotico. Tuttavia, per poterlo fare, dovrai uccidere il tuo migliore amico. Solo allora, quando avrai il potere, vienimi a cercare. Intesi?»

«Sorellona, tu...»

«Mi dispiace, Sasuke. Credo che ci dovremo salutare.»

«Perché vuoi andare via con Itachi? Per favore, rimani qui con me, ti supplico, Yumi! Non lascarmi da solo!»

«Non posso.» mormoro mentre sento il sangue continuare a colare a cascata dagli occhi.

«Andiamo, Yumi. Non abbiamo altro tempo da perdere.»

Il sole si innalza a poco a poco sopra la linea dell'orizzonte. Gli innumerevoli campi di grano che si stendono sulle colline davanti a me risplendono di una luce nuova. I radi alberi del bosco che si apre alla mia destra ricordano vagamente il panorama di Konoha.

È passato davvero molto tempo dall'ultima volta che ho visto quel villaggio magico. Ormai ho vent'anni, mentre Itachi ne ha appena compiuti ventuno. Sono passate otto lunghissime primavere dal giorno dello sterminio della famiglia Uchiha, ma il ricordo è ancora vivo dentro di me. Non c'è un singolo giorno in cui non mi torni in mente. Rivedo i loro corpi, i loro volti. Certe notti mi capita anche di sentire le voci di Fugaku e di Mikoto che mi rimproverano per la mia decisione e che mi urlano quanto sono rimasti spiazzati e delusi da me.

Itachi non sa dei miei incubi, anzi, le poche volte che parliamo i nostri discorsi vertono su argomenti banali, come il tempo, gli studi e i progetti per il futuro. Viviamo, o meglio, vivo in un piccolo cottage incastonato nelle campagne del Paese del Tè. Lui, invece, torna a casa di rado. È sempre impegnato a portare a termine le missioni che gli vengono affidate. A volte passano addirittura mesi tra le sue visite, ma a me sta bene finché riesce a tenermi distante dall'Organizzazione. Al suo ritorno porta sempre con sé qualche dono dai posti che visita e la cosa mi riempie il cuore di gioia.

Questa volta sono passati solo due giorni dal nostro ultimo incontro, ma mi sono fatta promettere che sarebbe tornato questa mattina. È da qualche ora che lo aspetto, eppure non ho ancora intravisto nessuno in lontananza. È strano. Non è da lui fare tardi. Mi domando se abbia avuto qualche contrattempo.

Inizio a passarmi un kunai tra le mani con impazienza. Dopo tutti gli anni di allenamenti, ormai sono perfettamente in grado di controllare lo sharingan di Fugaku, anche se a volte faccio difficoltà a reggere lo sforzo. La nota dolente rimane quella dello sharingan ipnotico. So usarlo, sì, però richiede troppa energia. Non riesco a mantenere viva un'illusione per più di qualche minuto.

Mi siedo sotto la veranda e osservo le nuvole rincorrersi nell'azzurro del cielo. Alcune sono molto grandi e bitorzolute, altre piccole e tondeggianti. Un sorriso triste mi compare sul volto. Ho fatto tante scelte sbagliate nella mia vita, una più di tutte. Ho lasciato che Itachi seguisse gli ordini dei superiori. Così facendo non solo ha dovuto eliminare la sua famiglia, ma ha tranciato in modo inesorabile il filo che lo legava a Sasuke. Mi domando dove sia, cosa stia facendo.

Ormai dovrebbe avere quindici anni. Itachi mi ha parlato di lui una sola volta, tre anni fa. Si era recato a Konoha per provare a catturare Naruto e per ricordare ai consiglieri dell'Hokage di non provare a torcere un solo capello all'ultimo Uchiha. Mi ha detto soltanto che le sue prime parole sono state: "Dov'è Yumi? Hai ucciso anche lei, non è così?".

«No, Sasuke, Itachi non mi farebbe mai una cosa del genere.» mormoro tra me. Anche se non mi può sentire, pronunciare queste parole ha un effetto liberatorio su di me.

Spazio autrice

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Momenti ‣ Itachi UchihaWhere stories live. Discover now