Capitolo 43

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Quando finisco di sistemare Deidara e Sasori mi dirigo verso il tavolo e mi siedo sfinita. Itachi mi posa di fronte un'omelette appena preparata e poi si posiziona al mio fianco.

«Ti senti bene?» mi domanda preoccupato massaggiandomi una spalla.

Sollevo un sopracciglio e chiudo gli occhi. Curare due persone ferite in quel modo mi ha davvero rubato le forze. Ora devo riposare un po' prima di riuscire a rialzarmi.

«L'anello.» mi fa cenno Itachi.

Sollevo le palpebre di qualche millimetro e lo sfilo, osservandolo mentre lo mette al solito posto.

«Perché vuoi...?» inizio, ma mi interrompo quando Kisame si ferma davanti a noi con fare minaccioso.

«Itachi, andiamo.» lo esorta.

«Oggi è il mio turno. Tu sta' qui a riposare.» mi spiega alzandosi e seguendo Kisame.

Annuisco colpita e poi mi concentro sulla mia colazione. Sarà una lunga giornata.

Sono passate tre settimane da quando Itachi mi ha fatta entrare nell'Organizzazione Alba. L'altro ieri Deidara è tornato sconfitto dalla missione che gli era stata affidata assieme a Sasori, tanto che pare che l'ultimo abbia trovato la morte contro una squadra del villaggio della Foglia. Il lato positivo di tutto questo è che per lo meno siamo riusciti nell'impresa di rapire il Kazekage ed estrarre dal suo corpo il demone a una coda. Ora non ci rimane che attendere altri ordini.

«Neeh, Yumi, hai finito di sbattere le uova? Ho fameee!» mormora Deidara ciondolandosi sulla sedia.

Io sospiro e guardo fuori dalla finestra, facendo finta di non averlo nemmeno sentito. Da quando ci siamo trasferiti in quest'altro rifugio le cose sono cambiate. Itachi e Kisame si fanno vedere di rado, per non parlare di tutti gli altri membri. Gli unici ad essere temporaneamente senza missioni siamo io e il biondo del villaggio dell Roccia.

«Ho quasi fatto.» gli dico dopo un po'.

«Ma si può sapere perché Pain ha voluto metterti in squadra proprio con me? Pensavo che saresti rimasta con Kisame!» si lamenta iniziando a giocare con l'argilla che gli è rimasta nel taschino.

«Non lo so.» rispondo asciugandomi la fronte imperlata di sudore. «Ma se provi anche solo a lamentarti un'altra volta giuro che ti faccio del male.»

«E come vorresti fare?» chiede con un tono sibillino.

Rivolgo la testa all'indietro e attivo lo sharingan. Deidara impallidisce e allunga le mani in avanti.

«Va bene, va bene, ma non prendertela! Dicevo soltanto che Pain non si fida ancora del tutto di te, è per questo che non ti manda – ci manda – spesso in missione.» risponde con un tono quasi di supplica.

«Beh, che faccia come vuole. Da quello che ho capito, nessuno di voi ha il potere di fargli cambiare idea.» mormoro riversando sulla padella le uova sbattute.

Disattivo lo sharingan e inclino il piano orizzontale fino a ricoprire del tutto la superficie circolare della pentola con il liquido giallino. Spero che la frittata sia di suo gradimento altrimenti sarà ben felice di farsela da solo.

«Come sei noiosa.» sbuffa incrociando le gambe. «Itachi è un santo ad averti sopportata per tutti questi anni.»

Stringo i denti e trattengo la rabbia. Ultimamente mi lascio coinvolgere troppo spesso dalle emozioni. Dovrei provare a tenere sotto controllo i miei impulsi.

«Ti ringrazio.» rispondo prendendo la padella per il manico e andandogli a portare la frittata.

«Da quando sai essere ironica?»

Mi siedo al suo fianco e faccio finta di niente.

«Deidara.» dico poco dopo. «La prossima volta vedi di essere più rispettoso con chi ti ha salvato la vita per ben due volte, d'accordo?»

A quelle parole sposta subito lo sguardo a lato e prova a nascondere il rossore che gli ha tinto le guance.

«Non mi hai salvato la vita. Sarei comunque sopravvissuto.» bofonchia.

«Ma in questo momento non avresti due braccia. E due braccia perfettamente funzionanti, per giunta.» rispondo mettendomi a ticchettare con le dita sul tavolo.

«Tch.» commenta mettendosi a ridacchiare a sua volta. «Hai ragione tu.»

Qualche giorno dopo Deidara esce dalla stanza di Pain con un sorriso orgoglioso stampato sul volto.

«Yo, Yumi. Oggi si va in missione.» mi informa con entusiasmo. «Pain ci vuole finalmente affidare un compito serio. Prepara lo zaino. Staremo via per qualche settimana.»

Il mio cuore inizia a battere all'impazzata.

«Qualche settimana?» domando allibita. Persino Itachi non ha mai ricevuto una missione tanto lunga.

«Già. Si tratta di una missione di spionaggio, e indovina... Torneremo al tuo villaggio d'origine, Konoha.»

Batto gli occhi incredula. «Konoha?»

«Non ti sorprendere. È una cosa piuttosto normale tornare al proprio luogo di nascita.»

«E tu, ci sei mai tornato a Iwa?» domando curiosa.

«Avanti.» taglia corto con un cenno della mano. «Vai a raccogliere le tue cose.»

«Ho capito. Non è ancora arrivato il momento, eh?» ridacchio.

Spazio autrice

Heyo, oggi sono andata a Possagno a vedere la gipsoteca di Antonio Canova :3

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