Cʜᴀᴘᴛᴇʀ 14

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Jungkook si voltò, quasi come nella speranza che non avrebbe visto assolutamente nulla di strano.
Sperava che, voltandosi, avrebbe realizzato che la figura che ora vedeva proiettata sul muro, non fosse altro che l'ombra generata da diversi scatoloni impilati l'uno sopra l'altro.
Un po' come quando, da bambini, i vestiti gettati distrattamente su una sedia, si trasformano di notte in mostri pronti a farci del male.
Fu con questa convinzione che decise di voltarsi, pronto a darsi nuovamente dell'idiota da solo.

Quel che la torcia del suo telefono illuminò tuttavia, non era una pila di scatoloni, o di vestiti su una sedia.
Aveva una corporatura esile, quasi scheletrica, con le clavicole sporgenti.
I suoi arti erano impossibilmente lunghi, ed affusolati: sembrava si stessero contorcendo su loro stessi.
La sua pelle, sporca di quella che pareva essere melma, o fango e dall'aspetto incredibilmente ruvido, era di un colore grigiastro, come se fosse la pelle di un cadavere.
Quell'uomo, anzi no, quell'essere che tutto poteva essere fuorché umano, emanava un fetore insopportabile, tant'è vero che Jungkook fu sorpreso di non essersene accorto prima.
I suoi occhi, le cui iridi erano accese di un prepotente rosso amaranto, erano puntati sul ragazzo che, in preda al panico e all'incredulità più totale non riusciva a muovere un muscolo.

Eppure non fu nulla di tutto ciò a terrorizzare Jungkook.
C'era un qualcosa di molto più terribile, un qualcosa di inspiegabile e raccapricciante al tempo stesso.

Quello che davvero fece trasalire Jungkook fu come quell'essere che lo stava fissando, avesse le sue medesime sembianze.

Era una versione di lui distorta ed inquietante, ma era innegabile che i lineamenti del suo volto coincidessero alla perfezione con quelli del ragazzo.
Jungkook non si chiese neppure come ciò fosse possibile o se fosse solo frutto della sua spaventata e fervida immaginazione.

L'essere dischiuse la bocca mostrando una schiera di zanne acuminate e luride.
Sorrise, con aria quasi rassicurante.
Poi, emise un suono, uno stridio sibilante colmo di angoscia che fece rabbrividire Jungkook.
Quel sibilo si traformò in sillabe vaghe ed astratte e, ben presto, quelle sillabe divennero parole pronunciate con voce rauca ed un leggero balbettio.

???: "È il vostro turno".

Il telefono di Jungkook si spense in quel preciso istante, facendo piombare la stanza nel buio più totale.
La luce si riaccese inspiegabilmente, ma, di quell'essere non vi era più traccia.
Al suo posto, a terra, giaceva la foto che Jungkook aveva preso da uno scatolone poco prima.
Si avvicinò ad essa, chinandosi e raccogliendola.

Ora la polaroid non ritraeva più quella donna ed i suoi amici: quelli che ora sorridevano con aria spensierata nella foto erano loro sette.
Jungkook sbattè ripetutamente le palpebre, ma l'immagine rimaneva lì, ferma.
La rigiró:

Jungkook, ci mancherai

2019

Jungkook si alzò di scatto, voltandosi verso l'uscita, questa volta deciso una volta per tutte ad andarsene senza voltarsi indietro.

La luce si spense, si riaccese.

Sᴇᴏᴋᴊɪɴ
22 Settembre ore 19:21

Intanto, Namjoon e Seokjin, come del resto anche gli altri avevano ipotizzato, non erano affatto diretti verso la macchina di Yoongi.

"Dove stiamo andando? Sarà una decina di minuti che camminiamo".

Chiese il maggiore con lo sguardo rivolto a terra, attento a dove metteva i piedi: era diventato piuttosto buio e, non aveva la benché minima intenzione di scivolare per via del terreno irregolare.

Bᴜᴛᴛᴇʀғʟʏ ᴇғғᴇᴄᴛ Where stories live. Discover now