Cʜᴀᴘᴛᴇʀ 76

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"Vieni, nascondiamoci".

Sussurrò, afferrando Jimin per un braccio e trascinandolo con sé dietro uno dei vari scaffali, abbastanza distanziato dalla parete, presenti all'interno della stanza.

"Andrà tutto bene, okay?"

Chiese, più rivolto a sé stesso che a Jimin, il quale annuì seppur in maniera estremamente titubante.
Jungkook gli fece segno di restare in silenzio, stringendo la sua mano mentre intanto il rumore dei passi continuava incessantemente.
Improvvisamente, sentirono la porta spalancarsi, come se qualcuno l'avesse calciata o, comunque, aperta senza servirsi della maniglia.
I passi rallentarono: chiunque fosse appena entrato stava esplorando la stanza motlo lentamente.

Che si trattasse di uno dei loro amici?
E allora perché rimaneva in silenzio vagando per il capanno?
La tensione all'interno dell'aria divenne palese, tangibile, assolutamente lapalissiana.

Poi, il suono di passi si interruppe.
I due ragazzi, ancora nascosti dietro quello scaffale con il viso rivolto alla parete udirono una sorta di grido.
Un grido più simile a quello di una bestia, di un predatore a caccia, che a quello di un essere umano.
Era vicino.
Talmente vicino che Jimin e Jungkook potevano sentirne il respiro e persino lo scricchiolio del legno ad ogni suo singolo movimento.
D'un tratto poi tutto tacque nuovamente.
Qualsiasi cosa fosse sembrava essersene andata.

Jimin: "S-se n'è andato Kook?".

Chiese il ragazzo, quasi trattenendo il fiato, con la voce ed il corpo tremanti.
L'espressione di Jungkook era altrettanto terrorizzata, ma si limitò ad annuire.

E poi, tutto si fermò per un istante, come se lo scorrere dello spazio-tempo fosse cessato solo ed esclusivamente per concedere a Jungkook la chance assistere alla macabra e raccapricciante scena che lo avrebbe tormentato per il resto di quel che gli restava da vivere.

Di nuovo, udirono quel grido, e nuovamente quei passi.
Stavolta più rapidi, come se quell'essere stesse correndo.
L'istante dopo, Jungkook osservava Jimin con espressione pietrificata.
Quest'ultimo abbassò lo sguardo, posandolo sul suo petto, che era stato perforato da un qualcosa di incredibilmente affilato che aveva persino trapassato lo scaffale.
Posò nuovamente lo sguardo su Jungkook.

Jimin: "Kookie...ti prego".

Mormorò con le lacrime agli occhi, in parte per il dolore tremendamente lancinante e, in parte per pura e semplice paura.
Posò le proprie mani sulle spalle del ragazzo, chinandosi leggermente verso di lui.

Jimin: "P-perfavore Kookie non voglio morire".

Scoppiò in lacrime e, Jungkook, non potè esimersi dal fare altrettanto.
Non disse nulla, non sapeva cosa dire; piangere era l'unica cosa che riusciva a fare in quel momento.
Le lacrime iniziarono a scendere da sole mano a mano che la stretta di Jimin sulle sue spalle si indebolì progressivamente.
Jungkook non singhiozzò, non urlò.
Gli rimase tutto bloccato in gola.
Tuttavia sussultava; sussulti violenti, quasi spasmi.
Il dolore che stava disperatamente tentando di uscire ma non ci riusciva, e perciò gli morì dentro.
E, tra quei sussulti, in quell'istante gli sembrò di star morendo.
Anzi avrebbe dato di tutto pur di morire al posto di Jimin.

Quello che morì però, fu Jimin, qualche istante dopo, accasciandosi tra le braccia di Jungkook.
Il tempo, che sembrava essersi fermato, riprese a scorrere.
Dopotutto, il passare incessante e tumultuoso del tempo non ha pietà né tantomeno si ferma per qualcuno, neppure per gli addolorati e gli afflitti.

Di nuovo quel grido.
Il ragazzo sapeva di dover correre, di dover scappare, ma le sue gambe non riuscivano a muoversi.
Lo scaffale alle sue spalle venne scaraventato a terra, rivelando dietro di esso un essere dall'aspetto umanoide, con braccia e gambe inquietantemente lunghe.
Realizzò solo in quel momento che quel che aveva perforato il torace di Jimin, non era nient'altro era il braccio di quella creatura, ancora sporco di sangue.

La caratteristica dell'essere che più terrificava Jungkook, però, era che aveva il medesimo viso di Jimin, seppur distorto.
Il corpo del ragazzo tremava, come fosse la chioma di un albero scosso dal gelido vento invernale.
Ma non riusciva a correre, il suo corpo si rifiutarò con veemenza di muoversi anche di un solo millimetro.

???: "Perché mi hai lasciato morire Jungkook?"

Il 'mostro' sbiascicò, digrignando i denti e Jungkook, stringendo ancora il cadavere di Jimin tra le sue braccia, indietreggiò di qualche passo, finendo con le spalle premute contro parete.

"I-io non-".

Tᴀᴇʜʏᴜɴɢ
22 Settembre ore 20:20

Taehyung aveva completamente smarrito la percezione del tempo.
Non aveva la benché minima idea di per quanto tempo avesse aspettato, nell'auto di Yoongi, che i suoi amici lo raggiungessero.
Minuti? Ore? Giorni interi?
Non lo sapeva.
Tuttavia, quando l'attesa divenne fin troppo snervante, Taehyung prese una decisione.

Siccome non poteva mettere in moto la macchina -visto che era Yoongi ad avere le chiavi- decise di andare a cercarli.
Prese quella strana foto che lo ritraeva in compagnia dei restanti sei, e si incamminò per il sentiero.
Camminava lentamente, come se fosse pronto a voltarsi e scappare via al primo suono sospetto.
Si guardava attorno, quasi freneticamente, per accertarsi che quel che lo circondavano fossero arbusti, cespugli e nient'altro.

Raggiunse l'abitazione, l'anziana signora non sedeva più sulla sedia a dondolo; forse era rientrata in casa.
Taehyung bussò alla porta, ma non ricevette risposta.
Visto che il portone d'ingresso non era chiusa a chiave, non esitò molto prima di entrare all'interno dell'abitazione.

Ad attenderlo, una volta varcata la soglia, vi era uno spettacolo a dir poco raccapricciante.

Il ragazzo si coprì la bocca, in preda all'incredulità e allo shock più totale.
Le suole delle sue scarpe erano immerse nel sangue.

Lì, sul quel pavimento, in quella casa nel bel mezzo di quel bosco alla periferia di Seoul, giacevano i corpi dei suoi amici.
Erano disposti a semicerchio, come se fossero stati trasportati lì da qualcuno, posizionati come a ricreare una qualche macabra opera d'arte rinascimentale.
I loro corpi erano mutilati, i ventri squarciati, i volti tumefatti.

Taehyung vomitò sul pavimento in parquet.
Namjoon, Seokjin, Hoseok, Yoongi, Jimin e Jungkook erano quasi irriconoscibili a tal punto che, per una frazione di secondo, il ragazzo si augurò che quelli non fossero i suoi amici ma sei sconosciuti.
Si pulì le labbra contro il proprio avambraccio, riuscendo a stento a reggersi in piedi.

A terra, al centro del semicerchio formato dai cadaveri dei suoi migliori amici, vi era un foglio, ripiegato in due.
Esitò una frazione di secondo prima di raccoglierlo.
Le parole, in corsivo, sembravano essere state scritte in fretta e furia.

Mi dispiace Taehyung.
Non sono stata io a ridurre così i tuoi amici, sono stati loro.
Io sono semplicemente la custode di questa casa.
O meglio, lo ero.
Oggi, grazie a te, grazie ai tuoi amici, mi sono liberata della maledizione che mi ha tormentato per cinquantuno lunghissimi anni.
Nuovamente, mi dispiace, probabilmente ora non puoi capirmi.
Ma un giorno mi capirai.

Fidati, mi capirai.

Margaret

Taehyung rimase a fissare quelle parole, come se, rileggendole, sperasse di trovare altri dettagli, o di coprendere meglio quel che l'anziana signora -Margaret- intendesse.
Tuttavia, il significato esatto di quelle parole incise con inchiostro nero su un pezzo di carta, rimase per lui un mistero.

Taehyung non sapeva più cosa fare, era completamente distrutto da ogni punto di vista possibile.
Anzi, era convinto di essere sul punto di impazzire completamente.

A quel punto, aveva solo due ultime opzioni entrambe ugualmente tragiche.

SCELTA: For this is the end.

Devo capire quel che è successo. (chapter 189)

Devo porre fine a tutto ciò prima che sia troppo tardi. (chapter 190)

Bᴜᴛᴛᴇʀғʟʏ ᴇғғᴇᴄᴛ Where stories live. Discover now