三十五 (thirty five)

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Scatto in piedi sentendo la suoneria del mio telefono, stavo per andare a dormire, sono rimasto sveglio fino ad  ora per parlare con Yoongi ma lui non mi ha chiamato.

Rispondo alla chiamata, mi stropiccio un occhio, <<Pronto Hoseok?>> borbotto assonnato, dall'altra parte sento dei singhiozzi sommossi.

<<Hobi che succede...?>> sussurro, perché in cuor mio la risposta la so ma morirei se la dicessi ad alta voce.

<<Yoongi... s - siamo in ospedale...>> un tuffo al cuore, anzi, come se qualcuno me lo avesse appena strappato da petto.
Ecco perché non mi ha chiamato.

<<Dove? I - io arrivo subito->>

<<Vicino all'autostrada.>> la ringrazio e attacco. Corro fuori dalla mia stanza per raggiungere mio padre e i miei zii, faccio capolino in cucina e mi guardano come se avessi la faccia verde, non devo evere un bell'aspetto.

Papà già è preoccupato, <<Jimin? Che hai?>> ed io singhiozzo, <<Yoongi, è in ospedale>>.

<<Oh santo cielo>> mormora zia, zio le prende la mano, papà scatta all'in piedi, lo vedo afferrare le chiavi e mettersi la giacca, <<Che stai
facendo?>>

<<Vado all'ospedale! Voi venite o
no?>> brontola ovvio, io tremo, annuisco.

E la corsa in macchina e un'agonia senza precedenti. Spero soltanto che Yoongi non abbia fatto un incidente con la macchina, mi maledico per non averlo chiesto a sua madre.

Poggio la testa sul finestrino, sospiro e le lacrime mi rigano il viso.
<<Vedrai che sta bene Jimin-ie, non preoccuparti>> mi rassicura zia mettendomi una mano sulla spalla, <<Andrà tutto bene.>>

<<Lo spero>> sussurro.

Non appena papà parcheggia mi catapulto fuori dall'abitacolo e varco la soglia dell'ospedale, trascinandomi fino al bancone dove un'infermiera sta digitando qualcosa sul computer <<Salve mi scusi, sto cercando Min Yoongi...>> sussurro, la donna solleva lo sguardo, mi osserva, <<Secondo piano, stanza 127>>

Papà e gli zii sono subito dietro di me, <<Prendiamo le scale! L'ascensore è occupato!>> corro per le scale mentre si affannano, <<Jimin! Zia Moonbyul non può fare le scale! Ci raggiungono tra poco!>> mi avverte mio padre.

<<Ok!>> e più niente ha senso, non quando arrivo al secondo piano, vicino alla stanza, e vedo Hoseok, Namjoon e Seokjin mentre parlano con Chaeun e Jaesang.

Singhiozzo, forte, e le lacrime cadono copiose, e nulla ha più senso, non quando Yoongi è in un letto d'ospedale, non quando mi sento così vuoto e impaurito dal pensiero di poter perdere qualcuno.

Chaeun si volta, allarmata mi viene incontro, mi abbraccia, mi stringe forte, mi prende il viso tra le mani, <<Sono felice di vederti,>> Hoseok è al suo fianco, <<Cosa è successo? E come sta? Mica è grave?>> lui scuote la testa, ha gli occhi rossi dal pianto.

<<Qualcuno lo ha aggredito, quando siamo arrivati era a terra e sanguinava,>> socchiudo gli occhi.

<<Dovevate soltanto festeggiare e guarda cosa è successo...>> sussurro, mio padre è vicino a me, sta parlando con Chaeun, non sento niente, vedo soltanto la finestra, Yoongi in quel letto, con gli occhi chiusi, immobile.

<<Lui è sveglio oppure...>>

<<No no è sveglio, sta riposando, è molto debole>> sussurra Chaeun, <<Posso parlarci?>>

Le porte metalliche dell'ascensore si aprono, ne escono i miei zii, assieme ad altri ragazzi, indossano la giacca con sopra lo stemma della scuola, cosa ci fanno qui i ragazzi della squadra di basket?

<<Oh! Hoseok! Come sta? È tutto
ok?>> si precipita subito uno, gli altri lo seguono, Chaeun gli sorride con fare materno, <<Si Junsik, sta bene>> Junsik ha i capelli neri, la frangetta laterale è scompigliata e puzza di sudore, probabilmente si sono precipitati qui mentre avevano gli allenamenti.

<<In verità, volevo andarci a parlare io, con Yoongi>> mi aggiungo, timidamente, Junsik e l'intera squadra di basket mi squadrano circospetti e superiori.

<<Perché? E tu chi sei?>> brontola rabbioso, inarco un sopracciglio, <<Il suo ragazzo razza d'un deficiente>>

Chaeun emette un risolino, mi fa cenno col capo verso la porta, <<Vai pure Jimin, ti sta aspettando>> le sorrido, lancio un'ultima occhiataccia alla squadra, ed entro.

La stanza odora di disinfettante, mi brucia le narici, Yoongi ha gli occhi chiusi, il petto si alza e abbassa ritmicamente, mi siedo alla sua sinistra cercando di non fare rumore, e gli prendo la mano, la accarezzo, e tutti i pezzi rotti tornano al loro posto.

<<Sono qui>> sussurro, sul suo volto appare un sorrisino impercettibile, <<Sarò sempre qui>> dico con un filo di voce.

<<Sono felice di vederti,>> mormora lui, i suoi occhi scuri mi scrutano cercando di cogliere le migliaia di domande che vorrei fargli.

<<Cosa è successo? E, la squadra di basket è qui fuori>> ridacchia, poi si contorce per il dolore all'addome, <<Ero il capitano della squadra, per questo sono venuti>>

<<Chi è stato?>> dico timoroso.

Yoongi tossisce, sospira, <<Kangjoon e i suoi amici>> sussurra, ed io sono così stanco del male che ci infligge quello lì, e del dolore che provoca. Stringo le lenzuola del letto.

<<Mi spieghi perché? Perché ce l'ha così tanto con te?>> dico duro, Yoongi mi prende la mano.

<<Tempo fa gli rubai il titolo di capitano della squadra, mi odia da allora,>> come può una persona essere così meschina e rancorosa da voler ancora desiderare vendetta per una cosa del genere?

<<E perché tu non sei più capitano?>> mormoro mentre traccio il contorno del sul braccio, lui sghignazza, <<Cattiva condotta.>>

<<Yoongi...>>

<<Ti prego, non guardarmi in quel modo. Mi comportavo male, ero pessimo, il coach ha fatto bene a togliermi il titolo, non lo meritavo. Giocavo bene ma la mia testa era quella di un ragazzino incazzato col mondo che segue la strada sbagliata.>>

<<Non credo che tu sia pessimo,>> cerco di consolaro, lui fa spallucce, <<Io ti conosco, non sei pessimo.>>

Ridacchia.

<<A volte, i ragazzini nascono con la tragedia nel sangue, io sono uno di quelli>> sussurra con voce roca, scuoto la testa stringendogli la mano e la vista mi si annebbia.

<<Non sei una tragedia. Sei un magnifico melodramma>> ride <<Dovrei sentirmi meglio dopo questa affermazione?>> annuisco.

Poggia la testa sul cuscino e guarda in alto, osservo attentoamente ogni piccolo movimento, sorride, <<Avevo ragione,>> mi dice, inarco un sopracciglio, <<Su cosa?>>

<<Che saresti stato il primo a venire in ospedale per vedermi.>>

𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐋𝐈𝐋𝐋𝐀 𝐂𝐎𝐌𝐄 𝐋𝐄 𝐎𝐍𝐃𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐌𝐀𝐑𝐄 [M.Yg, P.Jm]Where stories live. Discover now