三十七 (thirty seven)

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Min Yoongi






Il sole mi colpisce dritto in faccia, sbarro gli occhi per il fastidio e mi accorgo di non aver abbassato la persiana ieri sera.
Sbuffo infastidito, che ore saranno?

Mi divincolo dal groviglio  di coperte in cui mi sono avvolto durante la notte e allungo la mano destra verso il comodino e prendo il telefono, sono le nove e trentaquattro.

Con un sospiro faccio cadere il capo all'indietro, tuffandomi con la testa nel morbido cuscino.

Mi sento esausto.

<<Yoongi! Ben svegliato!>> Sussulto mentre vedo Yoonsang, l'infermiere di questo piano, sorridermi affabile mentre spinge il carrello con sopra la mia colazione, socchiudo gli occhi, <<Buongiorno...>>

La mia voce è impastata dal sonno, ho la gola secca, necessito seriamente di mettere qualcosa sotto i denti altrimenti svengo.

Yoonsang lascia il carrello al fianco del mio letto, prende il vassoio e me lo posa sulle gambe <<Grazie...>> borbotto, mi fiondo immediatamente sulla bottiglietta d'acqua e bevo a grandi sorsate.

<<Mangia tutto eh! Ti devi rimettere in forze!>> Esclama lui dandomi una pacca sulla spalla, annuisco, voglio uscire da qui il più in fretta possibile, Yoonsang dopo avermi osservato per qualche secondo fa per andarsene, ma lo fermo <<Yoonsang! Sai dov'è mia madre?>> chiedo, lui si prende qulche istante per pensarci poi solleva l'indice.

<<Oh! È andata via poco fa, ha detto che ti lasciava in buone mani!>>

Cosa?

Annuisco lentamente mentre tante   domande mi girano per la testa, perché è andata via? Senza nemmeno aspettare che mi svegliassi per salutarmi...

Yoonsang sembra andare di fretta, lo capisco, non sono l'unico paziente su questo piano <<Yoongi? Ti serve qualcos'altro?>> Scuoto la testa, gli mostro un sorriso riconoscente <<No grazie>>.

Lui mi fa un cenno col capo, <<Buon appettito allora!>>

La porta si chiude alle sue spalle ed io sono di nuovo solo, come da cinque giorni a questa parte.

Finisco la mia colazione in fretta e furia, mi alzo dal letto dolorante a causa di tutto il tempo che ho passato steso senza muovere un singolo muscolo.

Acciuffo dei vestiti puliti dalla valigia che mia madre mi ha lasciato per non dover farmi stare per forza con il pigiama dell'ospedale addosso.
È fastidioso, non si può neanche definire pigiama, insomma, non è chiuso e... coprente.

Filo in bagno per fare una bella doccia, lascio che l'acqua mi bagni la faccia, il bruciore sui lividi e le ferite sulle mani stanno diminuendo, ma comunque, sono presenti, urlano per farsi notare ed io strizzo gli occhi contrariato ogni volta che ci poso lo sguardo.
È come se una parte di me fosse stata fatta a pezzi, ho perso così tanto in tutto questo tempo che nemmeno sapere che Kangjoon si trova dietro le sbarre mi fa stare tranquillo.
Dopotutto, questo si trasformerà in un ricordo lontano che accantonerò nel  tempo.

Sono solo molto stanco di dover essere sempre io a dover accantonare le brutte memorie, ad ignorarle per il mio benestare e a piegarmi per non far spezzare gli altri.
Alla fine chi si piega per non far spezzare me?

𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐋𝐈𝐋𝐋𝐀 𝐂𝐎𝐌𝐄 𝐋𝐄 𝐎𝐍𝐃𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐌𝐀𝐑𝐄 [M.Yg, P.Jm]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora