Taehyung, sei tu?

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-"io non posso crederci"- disse Jimin abbracciando forte l'amico -"non ti dimenticherò mai Taehyung"- continuò, staccandosi dall'abbraccio, facendo finta di asciugarsi una lacrima.

-"Jimin è solo una settimana"- roteò gli occhi l'omega -"e poi ci rivediamo a Seoul, ok?"- 

I due amici si trovavano all'aeroporto pronti per tornare in Corea. L'università era finita e, dopo la festa di laurea con i loro amici più intimi, tutti avevano deciso di prendere strade diverse per realizzare i progetti futuri. Qualcuno aveva scelto di rimanere in America, per cercare lavoro, altri invece stavano per tornare a casa come Taehyung, Jimin e, ovviamente, il piccolo Soobin. 

Il bambino stava crescendo a vista d'occhio, aveva festeggiato anche il suo secondo compleanno in America e man mano che i giorni passavano il piccolo era sempre più simile al padre, come se fosse una fotocopia. Solo un piccolo dettaglio era diverso, gli occhi, ogni volta che Taehyung guardava dritto negli occhi di suo figlio vedeva sempre Kook e la sua mente lo riportava a quella tremenda, tanto quanto indimenticabile, nottata.

Attenzione, l'aereo diretto a Busan delle ore 14.27 sta per aprire l'imbarco. 

-"il mio aereo è arrivato"- disse Jimin per poi accovacciarsi davanti al passeggino dove si trovava Soobin -"mi raccomando fai il bravo durante il volo"- disse il maggiore al bambino spettinandogli i capelli.

-"allora ci vediamo tra una settimana"- parlò Taehyung -"non scordarti di venire eh"- 

-"l'ho pagata quella casa Tae"- rise il maggiore stringendo ancora l'amico in un altro abbraccio -"non preoccuparti, fra una settimana saremo vicini di casa"- 

-"salutami i tuoi genitori"- disse Taehyung staccandosi dall'abbraccio. 

-"tu invece non darti alla pazza gioia"- rise Jimin -"ricordati che hai un figlio"- 

-"ma stai zitto"- lo spintonò l'omega -"sono un bravissimo padre"- 

-"sì è vero, lo sei"- e Jimin prese le valigie per poi avviarsi verso il suo volo.

Taehyung rimase per un paio di minuti immobile nel bel mezzo dell'aeroporto, nel punto dove aveva lasciato Jimin, non pensava che lasciare andare, anche se solo per una settimana, la persona che fino a quel momento reputava la più importante della sua vita, colui che c'era sempre stato, la sua spalla e migliore amico, avrebbe fatto così male. È solo una settimana Taehyung, puoi farcela, e con questo pensiero nella testa, si asciugò la lacrima che stava scendendo lungo la sua guancia e si avviò per prendere il suo aereo.

Taehyung, dopo aver passato le solite e tremende nove di aereo, che dividevano l'America con la Corea, prese Soobin in braccio, ringraziò gli assistenti di volo e si apprestò a scendere dall'aereo per raggiungere l'interno dell'aeroporto e recuperare le sue valigie.
Gli faceva davvero una strano effetto leggere di nuovo tutte le scritte in coreano, lingua alla quale ormai non era più abituato a leggere. 

-"Kim Taehyung"- qualcuno urlò alle sue spalle.

Il giovane omega si girò verso chi lo aveva chiamato e la sua bocca si spalancò. Lasciò cadere le valigie appene recuperate e corse verso Jin che lo stava salutando a pochi metri da lui, gli saltò in braccio e non cercò nemmeno di trattenere le lacrime, che durante quella giornata, sembravano uscire senza controllo.

-"come stai?"- sussurrò Taehyung ancora attaccato al collo del cugino.

-"ma chi se ne frega di come sto io"- disse Jin allontanandosi da lui -"dov'è il mio nipotino?"- urlò super emozionato. 

Your Omega, My Alpha |taekook|Where stories live. Discover now