5. Sogni appesi

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Era passato poco più di un mese dal giorno del matrimonio e, sopratutto, dal mio incontro con Niccolò. Devo ammettere che qualche volta mi era capitato di pensarci. Mi chiedevo se anche lui mi avesse pensato. Ma erano pensieri che rimanevano dentro la mia testa, non li avevo condivisi neanche con Marta perché, conoscendola, si sarebbe messa in mezzo in qualche modo.
Era una giornata calda di fine giugno in quel di Roma. Io finalmente dopo lunghe ricerche avevo trovato un monolocale super carino e moderno non troppo lontano dal centro. C'era giusto l'essenziale, quel che bastava ad una persona, la camera da letto, il bagno, la cucina, un piccolo salotto e un mini balconcino. Ma la mia cosa preferita tra tutte probabilmente è che, salite tutte le scale del palazzo, c'era una porta che ti portava ad un enorme terrazza accessibile a tutti gli inquilini. C'era una vista pazzesca, si potevano ammirare tutti i tetti e le terrazze di Roma. Ma sopratutto, si poteva ammirare il tramonto; era lì, ogni giorno, quando volevo, una vista tutta per me.
Ero soddisfatta della mia nuova casa, il trasloco era andato bene e in tre giorni avevo sistemato tutto anche con l'aiuto immancabile di Marta.
Dentro di me avevo la sensazione che le cose in un modo o nell'altro sarebbero andate bene. Era una sensazione che di certo non si poteva dire che provavo spesso, anzi. Da pessimista quale sono vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto. Preferisco pensare negativamente e non rimarne troppo delusa, magari sbaglio, ma sono fatta così.
Avevo deciso che mi sarei presa l'estate con leggerezza, senza cercare lavoro. Avevo passato tutti gli anni in Scozia a lavorare sodo, risparmiare, senza mai godermi niente. Quindi decisi che questa sarebbe stata la mia estate. Avevo messo abbastanza soldi da parte per potermelo permettere, tutti gli sforzi e i sacrifici che avevo fatto sono sicura che mi avrebbero ripagato per una volta.

Andai in camera e da sotto il letto presi la valigia.
Beh, ora era da tanto che non ci vedevamo, pensai.
La misi sul letto e la aprii. Era giunto il momento di andare in vacanza e tornare nella mia terra, la Sardegna. Avevo comprato il biglietto di andata ma non avevo comprato quello di ritorno, non c'era fretta. Avevo bisogno di godermi l'estate nella terra con il mare più bello di tutti, con i paesaggi incontaminati, dove il tempo si è fermato. E sopratutto, con i tramonti vista mare più belli. Ero molto attaccata alla mia terra, il solo pensieri di poterci rimettere piede mi faceva venire i brividi e potevo sentire i miei occhi che iniziavano a riempirsi di lacrime.

Mi guardai intorno con la mani sui fianchi e sbuffai, grattandomi la testa. Odiavo fare le valigie, per quanto potessi avere i cassetti e l'armadio pieni, nella mia testa, non avevo mai niente da mettere.
Presi il cellulare e chiamai Marta, anche lei sarda come me, stava preparando la sua valigia.
Sentii un paio di squilli e poi la sua voce.
"Aiutami, non so che cazzo mettere in valigia" dissi piagnucolando.
"Lascia perdere, è da mezz'ora che fisso l'armadio come un idiota." rispose lei irritata.
"Penso metterò le cose a caso dentro la valigia, qualcosa ne uscirà. Comunque, passate voi o passo io domani? Possiamo prendere anche la mia macchina non c'è problema." dissi.
"No figurati, ti prendiamo noi. L'aeroporto da casa tua è di strada, tu dovresti fare avanti e indietro inutilmente. Alle 11 pronta ok?" mi disse lei.
Accordato l'orario e dopo aver continuato a lamentarci della valigia chiusi la chiamata e andai in cucina.
Avevo voglia di farmi una pasta. Accesi la tv su un canale di musica a caso e iniziai a preparare.
Ad un certo punto sentii una canzone che proveniva da una voce a me conosciuta. Attirò subito la mia attenzione e mi voltai verso la televisione.
Oh, cazzo. Pensai.
Eccolo di nuovo, il ragazzo che finalmente era riuscita a togliermi dalla testa. Accennai un sorriso mentre lo guardavo nel suo videoclip. Era la prima volta che sentivo una sua canzone, per quanto strano possa essere non l'avevo mai cercato su Spotify o su Instagram, forse perché mi ero dimenticata che fosse famoso, che fosse un cantante, e forse anche perché son sicura che se avessi iniziato a seguirlo su Instagram, vederlo costantemente sui social non mi avrebbe fatto tanto piacere.

"Quando sarà primavera tu portami con te
Portami con te dove tutto si trasforma
Dove il mondo non mi tocca..."

Beh, bravo è bravo niente da dire. Pure discretamente carino in questo video, pensai.

Scossi la testa mi misi a sorridere come una deficiente, in cucina, da sola. Non avevo mai sentito una sua canzone, e come mi disse Marta, è vero non era il mi genere, ma cavolo se trasmetteva qualcosa.
Una volta mangiata la mia cena decisi di mettermi nel letto, e mi addormentati con il sottofondo della tv.

Era mattina, e finalmente era arrivato il giorno della partenza delle nostre vacanze. Non vedevo l'ora, una volta arrivati avrei incontrato di nuovo i miei amici di una vita, in particolare Sara e Giacomo, i miei migliori amici insieme a Marta. Quest'ultima mi telefonò dicendomi che erano giù che mi aspettavano, io mi fiondai nell'ascensore insieme alle mie due valigie. Le porte dell'ascensore si aprirono, io presi delicatamente a calci le due valigie per farle uscire prima di me, salutai Marta e Riccardo e entrai in macchina.
"Sembri una bambina di 6 anni che si prepara per andare a Disneyland!" mi disse Riccardo sorridendo guardandomi dallo specchietto "Ma tranquilla, c'è la tua amica qui a farti compagnia." finí.
Io mi misi a ridere.
"Certo! La Sardegna è il nostro Disneyland, tu non puoi capire romano!!!" aggiunse Marta dandoli un colpetto sulla coscia.
Il viaggio in macchina proseguiva silenzioso, in sottofondo solo la musica e il vento che entrava dai finestrini aperti. Così decisi di aprire la bocca e dire la cose che, conoscendo Marta, avrei dovuto tenere per me.
"Riccà ieri ho sentito per la prima volta una canzone di tuo cugino, alla tv" dissi con nonchalance senza destare sospetti.
"Ah si? È bravo vero?" mi chiese. Io annuí, il fatto che Marta non avesse aperto bocca e non mi avesse lanciato nemmeno un'occhiata mi faceva strano. Non era da lei, e avevo il sospetto che ci fosse qualcosa sotto, ma non diedi troppo peso. Ma quei due, quando dissi che avevo sentito una canzone, ora che ci ripenso, si erano guardati con la coda dell'occhio. Decisi comunque di non dire niente, perché se fosse stata solo una mia impressione, avrei poi ricevuto domande a cui non volevo sicuramente rispondere.

Il viaggio in aereo era andato benissimo, eravamo atterrati in Sardegna con perfetto orario e finalmente mi stavo incamminando verso uno dei miei momenti preferiti, quando le porte scorrevoli degli arrivi si aprono e si chiudono e puoi iniziare a scorgere i tuoi affetti ad aspettarti. È un po' come andare incontro alla felicità.
Ad aspettarci all'aeroporto c'erano Sara e Giacomo. Come li vidi mi fiondai su di loro e li abbracciai entrambi.
"Quanto mi siete mancati!" esclamai.
Salutarono anche Riccardo e Marta e andammo verso il parcheggio. Marta e Riccardo avevano affittato una casa, io, Sara, Giacomo e altri due nostri amici, Lucas e Marco, un'altra casa affianco alla loro.
Quando arrivammo alla casa posai le mie cose, salutai gli altri due miei amici e ci sedemmo a parlare davanti ad una bella birra fresca di come le nostre vite stavano andando. Era così bello poterli rivedere, e rivivere una chiacchierata tra amici e notare che nonostante la lontananza non sia cambiato niente.
Non ho mai avuto molti amici, sono sempre stata quella di "pochi ma buoni" le amicizie che ho sono quelle che esistono da una vita, e ho sempre avuto più amici maschi rispetto alle ragazze. Per via del mio carattere tendo ad andare più d'accordo con loro.
Si erano fatte ormai le 8 di sera ed eravamo tutti pronti tirati a lucido per una bella serata in una discoteca sulla spiaggia, dove la serata iniziava da presto.
Arrivammo alla discoteca e ci fiondammo subito al bar.

Ad un certo punto vidi Riccardo che alzava il braccio salutando qualcuno, cercando di attirare l'attenzione per far capire dove si trovasse. Prima che potessi girarmi, Marta con calma e con un mezzo sorriso mi disse:
"Ops, Ale mi sono dimenticata di dirti che c'è anche Niccolò. Che sbadata che sono!"
Mi si gelò il sangue. Mi girai e vidi tre ragazzi, due con la camicia bianca e uno con una camicia celestina. Niccolò stava al centro, nella mia testa c'era la sigla di Baywatch mentre veniva verso di noi in slow motion.
Poi tornai alla realtà, sgranai gli occhi e me la presi con Marta.
"Ma sei scema? Ma perché non me l'hai detto??? Io ti ammazzo!" le dissi a denti stretti.
"Se te l'avessi detto saresti venuta con noi?" chiese, le dissi ovviamente di no "ecco perché non te l'ho detto." disse facendo spallucce.
"C'è qualcosa che non so?" si intromise Sara.
"Quando saprò io cosa succede prometto che te lo dirò." dissi io corrucciando la fronte. Sentivo le farfalle nello stomaco, erano ormai davanti a noi. Per fortuna, in questo caso, la mia bravura a non mostrare le mie emozioni si stava rendendo utile. I tre ragazzi si presentarono con tutti, facendo il giro. Infine Niccolò arrivò davanti a me.
"Io e te missà che ci siamo conosciuti di sfuggita" disse sorridendo e avvicinandosi per darmi due baci.
"Già, mi sembra che la tua faccia mi ricordi qualcosa." gli dissi alzando un sopracciglio.

E ora? pensai.

Del mio sogno la parte migliore  // Ultimo COMPLETATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora