11. Ti dedico il silenzio

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Eravamo arrivati in discoteca da più o meno mezz'ora e avevamo preso subito d'assolto il bar.
Stanotte non avevo voglia di pensare assolutamente a niente, quindi usavo l'alcol come via d'uscita per ripulirmi la mente.
Guardavo i miei due amici sorridenti e pensavo a quanto fossi fortunata sotto questo punto di vista. Mi avevano vista un po' presa dallo sconforto e avevano deciso subito di portarmi fuori per svagarmi.
"A noi!" dicemmo tutti e tre all'unisono facendo sbattere i cocktail tra di loro.
"Care, oggi vi faccio rimorchiare qualche ragazzo ve lo dico io!" disse Giacomo.
"No per carità io passo!" dissi subito.
"Beh io no! Quindi concentratevi e trovatemene uno!!" disse Sara portando la cannuccia alla bocca.
Ridemmo tutti e tre e le facemmo un cenno di consenso.

Erano ormai passate più o meno due ore, quando eravamo sulla pista a scatenarci come non mai, eravamo tutti un po' brilli. Ma quel tipo di tasso alcolico che ti fa solo stare serena e spensierata. Mi godevo la musica, e la brezza estiva tra i capelli mentre ballavo con i due miei amici.
Peccato che quella spensieratezza durò solo qualche altro minuto. Fu rovinata dalla vista dell'unica persona che non volevo vedere li, Niccolò.
Ma non solo Lui con i suoi amici. A pochi metri da me c'erano la figura di Niccolò che ballava praticamente attaccato con una ragazza, probabilmente conosciuta li. Aveva le sua mani sui fianchi di lei, mentre lei le cingeva il collo con le sue braccia.
Mi pietrificai.
Li guardai per un bel paio di secondi senza parlare. I miei amici alla vista di me ferma che fissavo un punto preciso, guardarono subito nella mia stessa direzione.
Senza dire niente Jack mi prese per un polso e mi portò via dalla pista, probabilmente per non farmi vedere da Niccolò, e dargli la soddisfazione che, alla sua vista con una, c'ero rimasta male.
Camminavamo senza fretta, come se stessimo solamente andando al bar. Il problema è che per uscire dalla pista dovevamo passare praticamente affianco a Niccolò.
Io e Jack passammo, parlando fra di noi facendo completamente finta di niente come se non li avessimo nemmeno visti.
Sara però, li passò affianco, fece un'espressione di disgusto "Complimenti coglione." disse senza fermarsi e senza aspettare che lui potesse replicare. Niccolò si voltò e vide anche me e Jack, ma non disse o fece niente.

"Se devo essere sincera, non me l'aspettavo." disse Sara.
Eravamo scesi nella spiaggia, per riposarci un po' le gambe e sopratutto, per evitare che io lanciassi un bicchiere in testa a qualcuno.
"Nemmeno io. Perché dirmi tutte le cose che mi ha detto se poi alla prima discussione" dissi mimando le virgolette su l'ultima parola "...si catapulta sulle braccia di un'altra?" dissi aspirando un tiro dalla mia sigaretta.
"Beh non ho che da darti ragione in questo caso tesoro. Magari la stava usando solo per farti ingelosire." disse Giacomo.
"Non sapeva nemmeno che io fossi lì, quindi escludo subito quell'ipotesi." dissi.
"Beh no, lo sapeva. Io li avevo visti quando siamo arrivati, erano nel privée. Non ti ho detto niente per non farti rovinare di nuovo la serata." disse Sara.
"Ah si? Allora beh, coglione il triplo. Sono senza parole, e sinceramente non gliene voglio dedicare altre, se non insulti." dissi alterandomi.

Erano le 5.40 del mattino quando arrivammo a casa. Dalla spiaggia avevamo deciso di non tornare su in discoteca, ma di chiamare subito un taxi e tornare a casa. La serata era ormai rovinata e nessuno aveva voglia di continuare a festeggiare. Salutai Jack e Sara, li ringraziai e andai verso la mia camera.
Mi buttai sul letto e iniziai a fissare il soffitto mentre nella mia testa mi frullavano cinquecento pensieri diversi. Sfilai una sigaretta dal pacchetto, aprii la finestra e me la misi tra le labbra.
Feci un lungo tiro, mentre mi passavo l'altra mano sulla faccia. Quasi come se volessi spegnermi, non volevo pensare, non avevo voglia, ma era impossibile. Pensavo al fatto di quanto fosse impressionante quanto le cose fossero cambiate da un giorno all'altro. Un giorno ero al settimo cielo, mi stavo illudendo che le cose potevano andare realmente nel verso giusto, per una volta stavo provando a pensare positivamente. Il giorno dopo mi ritrovavo a fumare una sigaretta mentre pensavo a quanto fossi stata stupida a pensare che davvero le cose per una volta potevano andare nel verso giusto.
Non mi capacitavo del fatto di come Niccolò, dopo avermi vista, poteva pensare di farmi ingelosire con un'altra povera ragazza. Se quello era il suo piano si può dire miserabilmente fallito. Non ho provato sicuramente gelosia, ho solo provato ribrezzo per un atteggiamento talmente infantile.
Finì la sigaretta, e mi buttai subito tra le braccia di Morfeo.

Il mattino seguente aprii gli occhi, e provai ad alzarmi. Anche se l'unica cosa che avevo voglia di fare era starmene a letto per almeno 3 giorni. Non avevo voglia di vedere assolutamente nessuno, tanto meno di fare qualcosa. Ormai la mia vacanza era rovinata. Così dopo averci pensato attentamente persi il mio cellulare.
Mi ritrovai un po' di messaggi non ancora letti, e tra tanti mi cadde l'occhio su uno in particolare.

Niccolò:
"Ti posso parlare?"

Ah, mò mi vuole parlare. Quando sono andata io per parargli non mi sembrava tanto propenso ad una conversazione. Nah, non funziona così con me. Non più. Pensai.

Fissai lo schermo del telefono per un paio di minuti. Scossi la testa, e decisi di chiudere la conversazione e di non risponderlo. Era ormai troppo tardi per parlare, e sopratutto ero troppo delusa per tenere testa ad una conversazione senza stare ad urlare solo insulti.
Così continuai a fare quello che dovevo fare prima che leggessi i messaggi. Andai nell'applicazione della compagnia aerea e prenotai il primo volo disponibile per Roma, lo comprai senza nemmeno pensarci troppo. Ero una persona molto razionale, e le poche volte che prendevo decisioni guidate dal mio istinto significava che era davvero quello che volevo fare. Erano le due del pomeriggio, e il volo sarebbe stato alle 20.20.
Così andai in cucina e comunicai a Sara e Giacomo la mia decisione,  non ne erano per niente contenti ma capirono che era quello di cui avevo bisogno così mi abbracciarono e si proposero di accompagnarmi all'aeroporto. Chiesi loro se potevano dirlo a Marta, che in quel momento era in spiaggia con Riccardo.

Feci scivolare le mie valigie dai gradini controvoglia e mi diressi verso la macchina.
Avevo l'umore nero, il pensiero che non mi sarei potuta godere la mia vacanza per colpa di uno stronzo mi faceva imbestialire. Ma rimanere lì, con lui affianco per tutti i restanti 15 giorni, non mi avrebbe per niente aiutato. Il pensiero che sarei probabilmente tornata tra agosto e settembre era l'unica consolazione.
Camminavo verso la macchina quando notai che Niccolò era seduto nella sua terrazza con una sigaretta tra le mani, e vidi che mi aveva notato. Spalancò gli occhi e corse subito verso di me. Io continuavo a camminare facendo finta che non esistesse nemmeno.
Mi prese per un braccio e mi fece voltare. Mi scansai dalla sua presa, senza nemmeno guardarlo.
"Dove stai andando scusa? Ti prego parliamo." mi disse implorandomi.
"Facciamo che ti dico solo questo e basta ok? Me ne sto andando a Roma, e no,  non ti voglio parlare e levati dai coglioni." dissi indicandolo e facendoli il gesto di spostarsi da davanti alla macchina.
"No non mi levo proprio. Ti prego perdonami ho sbagliato ieri"
"Niccolò levati!! Non ti voglio sentire cazzo, te ne devi andare! O non ci siamo capiti?!" dissi caricando le valige dentro la macchina.
"Non mi levo cazzo, devi darmi almeno il tempo di spieg..."
"Eccoci Ale, siamo pronti a partire." disse Giacomo interrompendo apposta Niccolò e aprendo lo sportello del conducente e mettendo in moto la macchina.
Non lo guardai nemmeno in faccia ed entrai in macchina senza fiatare. Quando fummo a qualche metro da lui lo guardai dallo specchietto, fermo ancora in mezzo alla strada e con la mani dietro la nuca.

Non mi farò intenerire da questo, pensai.

Del mio sogno la parte migliore  // Ultimo COMPLETATAWhere stories live. Discover now