6. Dove il mare finisce

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Ero in imbarazzo, e tanto. Non sapevo come comportarmi. Quel giorno ero andata via dalla camera come se fossi una ladra, di soppiatto, senza salutare. Ma infondo avevo fatto qualcosa di sbagliato? Non si può dire di certo che avevo passato la serata più bella della mia vita, così come per lui. Non avevamo parlato, l'alcol la faceva da padrone, e c'era stato solo un bacio e qualche scherzo. Quindi infondo dovevo sentirmi in colpa o in imbarazzo perché ero andata via? Si. Perché sicuramente nei miei piani non c'era doverlo rivedere.
E invece ora era lì, davanti a me, bello come il sole. Non mi degnava di uno sguardo, mentre io invece qualche occhiata senza farmi notare gliela lanciavo.
Iniziavo ad avere caldo e provavo un senso di disagio. Forse stavo esagerando, ma il fatto che non ero minimamente preparata a questo incontro era anche peggio.
Decisi così di voltarmi verso il bar e ordinarmi una birra. Il bel barista me la porge, io pago e mi allontano un attimo per fumarmi una sigaretta.
Mentre camminavo per andare a sedermi sentii dei passi veloci verso di me.
"Sei incazzata?"
"No Marta non lo sono. Ma non mi sento a mio agio se devo essere sincera. Avrei preferito che me lo dicessi." dico estraendo una sigaretta e mettendola tra le labbra.
"Sai bene perché non te l'ho detto. Non saresti venuta e io non volevo questo. Infondo non è successo niente tra te e lui, non vi siete mai più parlati. E poi mi sembra che ti abbia salutato con tranquillità no?"
Io annuí. Forse aveva ragione, la stavo prendendo nel modo sbagliato. Mi ero creata tutto questo disagio inutile nella mia testa, probabilmente lui non si ricordava nemmeno che fosse successo quella notte.
Così aspirai gli ultimi tiri dalla sigaretta e tornai con un sorriso da tutti gli altri.
"Perché nessuno ha un bicchiere in mano?" dissi indicandoli "Siete a casa mia, il primo giro lo offro io" dico andando verso il bar.
Tutti festeggiarono come dei cretini urlanti. Presi i cocktail con l'aiuto di Marta e Sara e li porgemmo ai ragazzi. Io lo diedi a Niccolò, lo guardai e gli sorrisi, lui fissò i miei occhi e mi fece un occhiolino. Arrossii cercando di non farmi vedere.

La serata proseguiva benissimo, eravamo tutti in pista a scatenarci ballando. Quanto mi era mancata quella sanzione si spensieratezza e serenità.
Ad un certo punto Niccolò si allontanò e andò vicino al mare lontano dalla gente. Probabilmente per fumarsi una sigaretta in tranquillità. Impulsivamente decisi di fare lo stesso.
"Sto andando a fumarmi una sigaretta ok?" dissi a Marta quasi urlandole nell'orecchio. Sono sicura che comunque non abbia capito molto, era visibilmente ubriaca.
Presi il pacchetto delle mie Winston Blu in mano e mi avviai verso la spiaggia.
Che sto facendo, che sto facendo, che sto facendo. Pensai mentre scendevo dei piccoli scalini.
Si non avevo idea di quale fosse il piano, forse non avevo bisogno di nessun piano. Ma cosa gli avrei detto una volta arrivata affianco a lui? L'ansia iniziava a salire. Mi sembrava di star facendo il cammino di Santiago, la strada non finiva più.
Arrivai dietro di lui e ancora non si era accorto di me. Mi misi affianco.
"Buonasera" dissi guardando il mare. Lui sobbalzò.
"Oddio m'hai fatto piglià un colpo" disse mettendosi la mano sul petto.
Io mi misi a ridere e chiesi scusa. Mi misi una sigaretta tra le labbra e iniziai ad aspirarla.
"Strano, mi ero fatto l'idea che fossi molto brava ad arrivare senza farti sentire" fece un tiro dalla sigaretta e sputò fuori il fumo "...o ad andartene." Aggiunse.

Oh, porca troia no. Pensai.

Ci rimasi di stucco, ero una di quelle persone sempre con la risposta pronta a prescindere dal contesto. Beh, non questa volta.
"Te ne sei accorto quindi" dissi.

Davvero Alessia? Risposta più stupida non la potevi trovare. Pensai.

"Beh sai di solito quando mi addormento che ho una persona affianco, e la mattina apro gli occhi e non c'è più, lo noto!" disse lui gesticolando.
"Hai ragione lo so, che dovrei dirti? Mi dispiace? Non penso che ti cambi qualcosa, o ancora meno ti potrebbe importare." dissi seria.
"Ma che vuol dire scusa? Certo che mi è dispiaciuto. Non mi hai dato il tempo di parlarti perché ti sei addormentata subito quella notte, ma volevo chiederti scusa se ti avevo fatto sentire a disagio, vista la tua reazione." disse.
A quelle parole mi voltai per guardarlo in viso, cosa che fino a quel momento non avevo ancora fatto. Un po' perché avevo timore di guardarlo negli occhi, un po' perché a dirla tutta ero un po' irritata.
Dovevo capire se diceva la verità o stava cercando una seconda possibilità per portarmi a letto. Chi lo sa, magari non è uno abituato ai rifiuti e ha scommesso con se stesso che ci sarebbe riuscito.
Guardai Niccolò e cercavo una risposta adeguata, le sue parole inaspettate mi avevano fatto piacere, ma non volevo darlo a vedere troppo.
"No non hai fatto niente di sbagliato, non preoccuparti davvero." gli risposi con serenità.
Lui mi guardò, mi fece un bel sorriso.
"Beh allora, iniziamo di nuovo da qui che dici? Cancelliamo quel giorno."

Che? Iniziamo di nuovo? Iniziamo cosa? Cancelliamo quel giorno? No devo aver sentito male. Pensai.

Cercavo di dare le colpe all'alcol ma questa volta ne io ne lui avevamo bevuto a tal punto.
Così sorrisi e gli porsi la mano.
"Piacere Alessia" gli dissi.
"Niccolò, piacere mio signorina."
Iniziammo a parlare e a ridere di qualsiasi cosa. Sembra ci conoscessimo da sempre, non c'era nessun tipo di imbarazzo. Era la prima conversazione che avevamo, e non me la sarei sicuramente dimenticata.
Gli raccontai un po' di me e del mio passato.
"Si ecco, quindi per questo motivo sono tornata in Italia, mi sono trasferita a Roma da poco"
"Ah vivi a Roma? Non avevo idea. Buono a sapersi"
"Buono a sapersi? Che ti cambia?" gli dissi dandoli un piccolo colpo nella spalla.
"Nono niente, dicevo così per dire" disse voltandosi verso di me e mettendosi una mano sulla guancia.
"Niccolò, Niccolò" dissi sospirando.
"Che è?"
"No niente..." dissi abbassando lo sguardo, mentre facevo dei disegni sulla sabbia con la mano.
Avrei voluto dirgli che in quel momento stavo bene, mi sentivo leggera. Sarei rimasta lì seduta su quella spiaggia a parlare con lui fino all'alba. Avrei voluto dirgli che in questo mese mi era capitato di pensarlo, avrei voluto chiedergli se a lui fosse successo lo stesso. Avrei voluto dirgli che, nonostante fosse solo la seconda volta che ci parlassi, mi aveva colpito e non mi era mai successo con nessuno in quel modo. Ma non dissi niente di tutto ciò.
"Vuoi tornare dagli altri?" io lo guardai e annuì.
Si alzò, mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi.
Iniziai ad incamminarmi nel frattempo che lui rimase pochi passi dietro di me. Ad un certo punto mi prese il polso e mi fermò. Mi fece girare verso di lui e mi portò al suo corpo. Mi accinse un braccio dietro la schiena e una mano tra i capelli.
"Ho aspettato più di un mese questo momento, pensi che avrei aspettato ancora?" disse sussurrando vicino alle mie labbra.
Io sorrisi, gli misi le mani sulle guance lo avvicinai ancora di più a me e lo baciai. Un bacio lento, passionale, come se non dovessimo perderci nemmeno un secondo. In sottofondo solo il rumore delle onde del mare e in lontananza la musica della discoteca. Dopo quel lungo bacio, ci staccammo. Gli diedi un timido bacio a stampo. Lui sorrise, appoggiò le sue labbra sulla mia fronte e mi diede un bacio.
"Così hai aspettato più di un mese eh?" dissi io con un tono ironico.
"A ragazzì, lo so che hai aspettato pure tu che te credi?" disse.
Io sorrisi e gli feci la linguaccia.
Poi tornai seria.
"Posso chiederti una cosa?" gli dissi, lui annuì "se davvero hai aspettato un mese, come dici, perché non mi hai mai cercato? Eppure tramite Riccardo non ci avresti messo molto a trovarmi."
"Cercarti? Perché avrei dovuto? Quella mattina sei andata via senza salutarmi, senza lasciarmi un bigliettino per avvisarmi. Sicuramente nella mia testa non c'era l'idea che tu avresti voluto sentirmi o vedermi di nuovo." Io rimasi in silenzio. Aveva ragione, era lo stesso identico ragionamento che avrei fatto io.
"Poi quando ti ho vista prima, è come se il cuore mi si fosse fermato. E ho notato la reazione che hai avuto tu, anche se probabilmente pensavi di averla nascosta. Da lì ho capito che a quanto pare anche io non ti ero così indifferente." Aggiunse lui.
Io mi avvicinai, e appoggiai la mia testa sulla sua spalla.
Qualsiasi parola sarebbe stata superflua. Alzai gli occhi per guardarlo, lui mi mise una mano sulla guancia e mi schioccò un bacio.
Rimanemmo ancora un po' li seduti, a guardare il movimento elegante del mare, in silenzio.

Del mio sogno la parte migliore  // Ultimo COMPLETATATahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon