|| 28 ||

2.6K 228 89
                                    

"Oh, ciao." Seungmin disse allegro dal divano dove era sdraiato sulle ginocchia di Hyunjin. Un'espressione curiosa sul suo viso mentre scrutava i due ragazzi che erano appena entrati nell'appartamento.

Hyunjin al suo fianco alzò solo la mano, agitandola leggermente.

"Dove siete stati?" Chiese Seungmin, curioso. Dopo tutto, non aveva visto ne Minho ne Jisung per tutto il giorno.

"Uh sì, eravamo alla sala prove." Minho rispose per entrambi.

"E hai portato Jisung?" Si chiese Hyunjin, unendosi finalmente alla conversazione.

"Beh sì." Il più grande scrollò le spalle alla domanda.

"Bello." Seungmin ha concluso prima di riprendere a guardare il film in tv.

"Tua madre mi ha chiamato prima." Hyunjin parlò dopo che il silenzio si fosse di nuovo stabilizzato.

"Perché?" Minho immediatamente si rianimò, chiaramente non gradendo affatto l'argomento.

"Ha detto che non le rispondevi al telefono." Spiegò tranquillamente Hyunjin.

"Era intenzionale." Minho si era già fatto beffe della conversazione, sapeva che non era colpa di Hyunjin in alcun modo, eppure non poteva evitare quella sensazione nel suo stomaco. C'erano delle ragioni per cui non gli importava di rispondere alle chiamate.

"C'ero arrivato pure io." L'altro sospirò, dopo tutto conosceva Minho.

"Cosa ti ha detto?" Alla fine il corvino chiese, sapeva che Hyunjin glielo avrebbe detto ad un certo punto, meglio prima che poi.

"Ha detto che vuole vederti a pranzo per il tuo compleanno o qualcosa del genere." Hyunjin borbottò, non sapendo davvero come il maggiore avrebbe reagito.

"Tch, certo." Minho finse una risata togliendosi la giacca e le scarpe. Non aveva intenzione di scontrarsi con i suoi amici per lei. Voleva solo un secondo per rinfrescarsi.

E così fece, iniziando a salire le scale, senza nemmeno dare un'ultima occhiata agli altri tre ragazzi nel soggiorno.

Jisung fu probabilmente l'unico a perdersi la conversazione dato che era stato il primo a seguire Minho al piano di sopra, dove l'altro era corso di fretta.

Non aveva una sensazione troppo piacevole a riguardo, a quanto pare anche lui aveva delle ragioni per vivere da solo. Dopotutto, lo avevano qualche punto in comune. Sospirò mentalmente al pensiero.

Mentre andava in camera sua, poggiò la mano sulla maniglia, dal momento che ultimamente nessuno dei due si era preso la briga di bussare prima di entrare, e non era mai successo nulla.

Sul serio ha bloccato la porta?

Bussò ancora, una, due, tre volte, ricevendo risposta solo dal silenzio.

"Minho?" Il biondo si ritrovò a chiamare.

"Cosa c'è?" Udì borbottare dall'altro lato della porta.

"Hai chiuso a chiave la porta?" Jisung chiese retoricamente. Tuttavia, chiedersi perché avesse chiuso a chiave la porta, sembrava una domanda che non era in grado di porre.

Fu di nuovo accolto dal silenzio, dopotutto che risposta avrebbe dovuto aspettarsi da una domanda così ovvia?

Udì un sospiro pesante, appena prima di sentire la chiave schioccare dall'interno, aprendo la porta, "Prendi quello che ti serve."

Il corvino aprì di poco la porta, un chiaro segnale di non voler essere disturbato, ma qualcosa a Jisung non andava bene.

Mentre il biondo oltrepassava la porta, il maggiore si trovò di fronte all'altro, che aveva un'espressione molto evidente sul viso.

"Cosa?!" Minho sbottò, non era dell'umore giusto per parlare o vedere anima viva. Ma Jisung almeno per una volta non glielo avrebbe lasciato fare.

"Cosa intendi con "cosa"?" Chiese l'altro con un tono quasi incredulo.

"Voglio dire prendi quello che ti serve e lasciami in pace." Il più grande ha spiegato lentamente. Non è che fosse qualcosa di difficile da capire, perciò il fatto che Minho lo trattasse come un bambino non fece nulla per alleviare la sua già crescente frustrazione.

"Non ho bisogno di niente." Jisung rispose, le braccia incrociate sul petto, nel vano tentativo di sembrare cosa? Intimidatorio? No, assolutamente no.

Proprio quando era ben lontano dal voler essere deluso da Minho. Lo stesso Minho che gli aveva chiesto di unirsi a lui in sala prove mentre si esercitava, il motivo dietro l'invito non lo sapeva.
Se l'era cavata semplicemente dicendo che non voleva guidare da solo di notte o cose del genere. Come quella potesse essere una ragione valida Jisung non lo sapeva, dato che era ben lungi dal sapere come accendere un'auto, e tanto meno guidarne una se fosse dovuto succedere qualcosa.
Ma adesso non c'era traccia del ragazzo con cui aveva trascorso il pomeriggio.

"Allora vattene." Questa volta il corvino alzò gli occhi al cielo, chiaramente con un commento un po' inutile.

"No, sei arrabbiato e triste. Non ho intenzione di "andarmene e basta"." A questo Minho finse una risata, Han Jisung era difficile da affrontare, vero?

Chiudendo gli occhi per riacquistare la calma, pochi secondi dopo il maggiore iniziò a spingere Jisung fuori dalla stanza. Gliel'aveva già chiesto più di una volta, ma siccome non sembrava aver accettato la sua richiesta, gli era rimasta un'unica possibilità di gestire la situazione.

Quello che non si aspettava, però, era che il minore opponesse resistenza.
Eppure non è che potesse sopraffare Minho con la forza.

Così quando il biondo si trovò già fuori dalla stanza in pochi secondi, si sporse di nuovo in avanti vedendo la porta richiudersi.
Per fermarla con il suo peso e cercando di entrare di nuovo nella stanza, il risultato fu che il suo polso venne intrappolato nella chiusura, facendolo urlare dal dolore.
Saltò immediatamente all'indietro una volta aperta la porta, per liberare il braccio.

"Jisung, ma che diavolo?!" Minho chiese sorpreso pronto a sgridare Jisung per essere stato così persistente. Non ottenne risposta dal minore, che si stringeva forte il braccio.

Minho era decisamente scioccato quando l'altro aveva alzato la testa all'improvviso.
Questo bastò perché il corvino vedesse le lacrime accumularsi negli occhi del ragazzo, pronte a scendere.

"Oh mio Dio! Ti ho fatto male ... è rotto?!" Minho stava pian piano andando in tilt ora che aveva guardato Jisung in viso.

"No, sto bene davvero-" rassicurò Jisung vedendo immediatamente lo sguardo sul viso di Minho. "No, non è vero! Oh dio ... Hyunjin!" In pochi secondi i due ragazzi che stavano guardando pacificamente la tv sul divano pochi minuti prima, correvano di sopra. Entrambi si preoccuparono all'istante.
Mentre Minho aveva iniziato a blaterare quello che era successo, il biondo veniva trascinato al piano di sotto da Seungmin che lo teneva per l'altro braccio.

Pochi minuti dopo furono tutti pronti nell'auto di Minho mentre un silenzio molto, molto denso li travolse, non si udì nulla a parte il respiro pesante del più piccolo. Stava cercando di contenersi il più possibile, odiava essere l'unica fonte di suono che spezzava il silenzio, ma davvero, non poteva evitarlo.

Dopo essere stato visitato e rattoppato correttamente, probabilmente nemmeno un'ora dopo, stava già uscendo dalla stanza in cui il medico lo aveva visitato. A metà strada tuttavia, incontrò i tre ragazzi ad aspettarlo.
Erano tutti così drammatici, Jisung non poté fare a meno di ridacchiare alla vista.

"Calmatevi tutti, il mio polso è solo slogato. Niente di grave, non fate troppo i drammatici." L'unica risposta che ottenne fu un singhiozzo soffocato, che attirò immediatamente la sua attenzione sul più vecchio di tutti.

"Oh mio Dio Lee Minho smetti di piangere! Sto bene!" Jisung lo rassicurò all'istante, vedendo Minho crollare completamente di fronte a lui, per niente in realtà. Non è che avesse dovuto subire un intervento chirurgico per un mese.
Erano davvero esagerati, i suoi amici, vero?

"Vedi? Adesso va tutto bene." Rassicurò ancora una volta, sollevando il polso per farglielo vedere. Il corvino alzò lo sguardo dalle sue mani, un singhiozzo disperato uscì dalle sue labbra.

"Riesci a guidare adesso?" Jisung chiese scherzosamente mentre sorrideva. "Ah, Lee Minho è una sorpresa continua, no?"

s t r a n o; 𝕄𝕚𝕟𝕤𝕦𝕟𝕘Onde histórias criam vida. Descubra agora